Fiori di Bach 🎤

CONSIDERAZIONI DELLE 5 DEL POMERIGGIO DI UN GIORNO QUALSIASI.

Il momento della tesi, per definizione, è quello delle conclusioni, delle riflessioni, del saluto al pubblico prima della definitiva calata del sipario.

Inizio a scrivere una tesi (per la seconda volta)…..
Le tesi universitarie trent’anni fa si dividevano in sperimentali e compilative. Con le prime ci s’illudeva di cambiare lo sviluppo mondiale. Le compilative non erano altro che una raccolta di dati, con elaborazione seguente e discussione delle scontate conclusioni che si riuscivano ad ottenere. Erano snobbate dal gotha dei laureandi, soprattutto quelli che erano convinti di poter cambiare il mondo.
Ovviamente optai per la tesi compilativa.

Inizio a scrivere la tesi…..
È la seconda volta che mi fermo davanti alla carta bianca (allora) e al monitor del computer (adesso) per scrivere le parole che mi permetteranno di chiudere anche l’ultima porta della scuola di Naturopatia, per cui scriverò una tesi sui fiori di Bach.
Guardo lo schermo e incomincio a scrivere.


Sembra tutto uguale ad allora…..eccetto ovviamente il mio aspetto estetico e il cambiamento di molti spettatori. Invece c’è una cosa molto differente, che caratterizza questa fine di percorso formativo: la consapevolezza. Trent’anni fa mi facevo trascinare dalle aspettative di altri. Ora sono io che decido (o almeno sono convinto di farlo) riguardo ai miei obiettivi.
La consapevolezza di quello che voglio, di quello che non voglio, di quello che vorrei e che vorrò.


…..Ho finito di scrivere la tesi.

Ce l’ho fatta, lo confesso, soprattutto per me.
Sotto i piedi ho il presente, davanti ho il futuro, dietro ho una porta chiusa.

Quindi vado avanti.

  • 1. AGRIMONY

    TIPO PSICOLOGICO (La maschera)

    (Allegria esagerata. Battute scherzose. Superficialità forzata. Evita discussioni).

    È un tipo ipersensibile che ama il bello, l’armonia e la luce del sole, non sopporta le zone di ombra e tutto quello che è disarmonico all’esterno e all’interno di sé.

    Non riuscendo ad accettare il polo oscuro di se stesso, nega la realtà che non gli piace. Nega, inoltre, i problemi e i conflitti soffocando le emozioni che, compresse di giorno, esplodono nella notte provocandogli una sensazione d’ansia. Una maschera sorridente di gioia e umorismo, copre l’ansia e il tormento.

    È sempre gentile e corretto. Minimizza le difficoltà e dà importanza all’immagine esterna, recitando la parte di persona felice e senza problemi. Rimuove tutto ciò che giudica negativo, cercando di mantenere solo la parte positiva. Non riesce, pertanto, a comprendere l’intero che contiene sia la notte sia il giorno, la luce e il buio.

    Essendo profondo e sensibile, subisce il dolore del mondo e non riesce a conciliarlo con la fiducia nella vita.

    Si preoccupa del giudizio degli altri, che non devono vedere le sue debolezze e i suoi conflitti interiori, avendo paura di perderne l’amore e la stima perché teme che non possano accettare il suo lato oscuro.

    In molti casi subisce l’influenza della madre che sente il dovere di accontentare. Infatti, temendone il giudizio, rinuncia a quello che desidera per soddisfare le sue aspettative.

    Tende a non concludere i progetti iniziati e a non considerare importanti gli accordi presi, per cui può essere considerato inaffidabile. Accetta, infatti, gli impegni per gentilezza, ma non conclude quanto promesso.

    Può raccontare bugie per nascondere delle verità che potrebbero portare a discussioni, oppure tralascia gli aspetti meno positivi per non turbare i rapporti.

    È l’amico ideale nella compagnia, ma ha difficoltà a esprimere quello che realmente pensa, soprattutto se deve dire qualche cosa che potrebbe creare dei conflitti, avendo paura di essere emarginato dal gruppo poiché teme la solitudine e il silenzio.

    Può avere pensieri autolesionistici ed arrivare a compiere gesti estremi. Può anche avere dei vizi segreti e delle dipendenze da sostanze. Ama il cibo e la buona cucina e, spesso, ha un forte appetito anche sessuale.

    Combatte il gusto acre e le ansie della vita cercandone i piaceri e le emozioni, però dopo torna il tormento interiore. È attratto da persone dello stesso tipo, con cui è difficile entrare in conflitto.

    È il tipico bravo ragazzo perfetto, gentile, sorridente, ben vestito. Abbina i colori che non devono stonare e non è mai in disordine. Cerca il ristorante raffinato, ordina il vino o un piatto pregiato, spesso adora il pesce. Generalmente non riesce a seguire una dieta perché l’inquietudine lo porta a sfogarsi sul cibo.

    In caso di discussioni o litigi, seda gli animi non tollerando l’emotività che si viene a creare. Si adatta alle persone e trova sempre le parole giuste per piacere agli altri, farebbe qualsiasi cosa per non deprimerli con i suoi problemi. Anche in caso di grave malattia, ne parla con leggerezza.

    Si attira una famiglia che ama le convenzioni. La madre ha una forte influenza e fa pressioni perché il figlio dia molte attenzioni agli aspetti esteriori della vita, facendo paragoni con gli altri.

    I bambini sono bravi, si consolano con poco e cedono facilmente con gli adulti e con gli altri bambini. Fingono che tutto vada bene, amano i bei vestiti, ridono molto facendo battute.

    Sembrano sciocchini e superficiali. Possono raccontare bugie per evitare i conflitti volendo essere sicuri di ottenere l’affetto di cui hanno bisogno, ma poi rosicchiano le unghie, si grattano, si toccano i capelli o mangiano in continuazione.

    Possono essere dipendenti da caramelle, cioccolato, pannolini vogliono accontentare tutti, soprattutto la madre.

    Bisogna dara loro amore senza comunicare giudizi e le correzioni devono essere affettuose e gentili.

    Non bisogna confrontarli con altri bambini, ma accettarli per come sono e occorre farli confidare dicendo quello che non va.

    FISIOGNOMICA

    La parte più importante è il volto. La mandibola è triangolare e pronunciata. È evidente una tensione nella zona della bocca, che domina il viso, e del mento, che è appuntito. Il sorriso è tirato e non accogliente e comunica la sensazione di una maschera.

    I denti sono ben allineati e visibili. Il sorriso è marcato e potente, ma malinconico.

    Gli occhi celano la tristezza, come se l’allegria servisse a tornare bambini, senza le regole e le imposizioni del mondo degli adulti.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Rosales, Famiglia: Rosaceae, Genere: Agrimonia, Specie: Agrimonia eupatoria

    L’Agrimonia fa parte della famiglia delle rosacee. Pianta erbacea perenne dai fiorellini gialli. In Italia è comune. È alta da 30 a 130 cm. Terreni calcarei in cui le piante non si ammassano. Non tollera terreni acidi e in ombra. La punta dei fiori gialli si eleva sopra l’erba circostante. Fiorisce da giugno a settembre. I fiori si dispongono uno sull’altro su un asse fiorifero principale. 5 perali leggeri con molti stami fioritura con movimento a spirale dal basso verso l’alto.

    Il calice dei fiori porta una corona di fiori uncinati e duri.

    I petali aperti nascondono i fiori uncinati.

    Il frutto ha una forma di campanella contenenti due acheni uncinati si attaccano al pelo degli animali o agli abiti delle persone che in questo modo li trasportano favorendone la disseminazione. Stelo eretto, pubescente coperto da una ruvida peluria. Cilindrico lineare poco ramificato. Esuberante e sensibile.

    Il rizoma è forte, breve e verticale. Accumula zuccheri che potranno servire in inverno. Nella radice c’è forza. Le foglie hanno il picciolo e sono imparipennate. Assomigliano alla penna di un uccello, la pagina superiore è di un verde intenso, quella inferiore ha un colore grigio e biancastro per la presenza di peli. Man mano che si sviluppa in altezza lo scapo fogliare le foglie si riducono trasformandosi in brattee. Il colore degli acheni e delle foglie è viola. La forma può variare in base al luogo in cui cresce.

    Nella medicina popolare veniva utilizzata come coleretico e colagogo, nell’insufficienza e nella congestione epatica, nella colelitiasi nelle enteriti catarrali, nelle gastriti catarrali croniche.

    In erboristeria è utilizzata con l’estratto fluido contro le infiammazioni della gola e della bocca, per trattare le congiuntiviti. In fitoterapia si usa come regolatore delle funzioni epatiche.

    UTILIZZI

    È usato per: dolori, bruciori, infiammazioni, pruriti, cistite, dolori da dentizione, cefalea, dolori muscolari, insonnia, stati di ansia, disturbi digestivi, ascessi, disturbi della pelle, disturbi alle vie respiratorie, ulcera, punture d’insetti, dipendenze

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL LETTO CON LA COPERTA DI UNO.

    Sono quasi le ventitré e ho un sonno devastante.

    Ho fatto di tutto per stancarmi, sia fisicamente che mentalmente e ci sono riuscito.

    Ho, però, ugualmente paura di andare a letto. Nessuno lo sa….. ma ho sempre più paura.

    Nel buio e nel sonno anche i leoni che mi accompagnano nella mente perdono d’imponenza, diventano due micini sonnacchiosi che giocano tra loro e mi lasciano andare verso il buco delle mie emozioni più nere. Il buco che faccio sempre più fatica a coprire alle prime luci del mattino, il buco in cui gli scheletri dei miei pensieri hanno bisogno di strati sempre più profondi di terra isolante, il mio isolante onirico.

    La testa sta avvallando il cuscino. È fresco….. per pochi secondi….. poi è caldo. La testa sul cuscino fa partire un vortice di spiriti, come nel momento dello sdraio sul letto dopo un’ubriacatura.

    È l’interruttore della mia centrifuga. Il sorriso si spegne, quel maledetto sorriso che mi fa da compagnia tutta la giornata. Il sorriso alla luce, il saluto al sole, la carezza della felicità, il rifugio la zattera l’isola il salvagente di chi evita l’ombra nera finale del film di Ghost. L’ombra non esiste, la luce mi piace anche se spesso porto gli occhiali e la barba neri. I fotoni mi accarezzano, mi circondano togliendomi le ombre, togliendo i grigi, lasciando i bianchi e qualche un po’ meno bianchi…ma non neri.

    L’interruttore fa il suo clic…e lo scuro arriva…..la faccia si gira e i lineamenti non sono quelli che spero alla sera…..non sono quelli per cui vado a riposarmi….sono quelli che si sono nascosti alla luce. Ma ci sono sempre.

    Gli occhi si socchiudono e la mente si schiude.

    Non riesco a scappare dall’uno del Bit.

    Mi crogiolo negli zeri. Tutti zeri ha un valore altissimo. Tutti zeri con qualche uno ha un valore alto. Tutti zeri con molti uno ha un valore basso. Tutti uno è la morsa al cuore, il pianto che non fa calare la pressione, che non vuole consolazione, che non è l’alba del sorriso, che è il tramonto della speranza.

    Sto nuotando negli uno. Mi pungono. Stracciano la garza bianca incollata sul corpo. Fanno uscire la polvere che cerco di mettere sotto al tappeto del mio cuore. Sotto al tappeto lo strato è ormai molto alto…e il terremoto della notte lo fa sussultare. Ondulatorio. Sussultorio.

    Si muove sempre più veloce. Sempre più forte. Sul letto sudo. Mi agito. Tremo. Gli uno esistono. Il nero esiste. Il pianto esiste. La tristezza ESISTE. Non posso evitarlo, come fosse una strada che si potesse non percorrere.

    BASTA.

    Giro il volante…entro nella galleria….ma accendo le luci di posizione, gli anabbaglianti, gli abbaglianti la luce aumenta…..Mi sveglio….E’ l’alba……Sorrido…… E mi alzo dal letto.

  • 2. ASPEN

    TIPO PSICOLOGICO (La paura)

    (Paure indefinite. Percezioni. Angosce inspiegabili. Mancanza di centratura).

    È una persona sensibile e con capacità sensitive. Riesce a percepire delle cose che normalmente non si sentono, come se avesse un’antenna sempre sintonizzata e senza un filtro che possa selezionare i messaggi.

    Sente di tutto, anche ciò che non serve. È talmente sensibile alle influenze positive e negative che può stare molto male in certi ambienti, perché capta delle energie negative.

    Il suo momento peggiore della giornata è la notte, perché il buio e il silenzio portano messaggi lontani e sensazioni strane.

    Spesso ha la percezione che stia per succedere qualche cosa e questo gli crea timori. Può anche sentire presenze o entità strane e non riesce a stare in un ambiente teso, perché ne assorbe le tensioni.

    La paura è vaga e imprecisa e non ne parla perché non la saprebbe spiegare. Può sentirsi attratto da tutto quello che è magico e occulto, ma ne ha timore e vorrebbe razionalizzare quello che gli succede.

    La sua parte ombra interiore prende forza con facilità, bastando pochi stimoli esterni.

    Ama la compagnia, però capta gli stati d’animo degli altri, per cui soffre se c’è troppa gente.

    I bambini sono sensibili, hanno paura del buio, dei fantasmi, delle streghe e faticano ad addormentarsi perché ogni rumore fa immaginare loro mostri o situazioni minacciose. È importante non alimentare i loro timori.

    FISIOGNOMICA

    La parte più significativa sono gli occhi, che sono attraversati da un sottile velo scuro, come se un sipario volesse trattenere la luce.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Salicales, Famiglia: Salicaceae, Genere: Populus, Specie: Populus Tremula.

    Il pioppo tremulo fa parte della famiglia delle Salicacee. Cresce in tutta Europa, ma si trova anche nell’Africa del nord, prediligendo ambienti collinari e di montagna e boschi di latifoglie.

    È una pianta pioniera. A nord è spesso il primo albero a spuntare su terreno aperto.

    Per la sua capacità di adattamento viene impiegato per il rimboscamento dei terreni nudi di montagna. È un albero delicato sottile e esile alto 20-25 metri e ha una vita breve, circa 60 anni. La chioma leggera, non fitta. Ha bisogno di luce e teme l’oscurità. È uno dei primi alberi che fiorisce in primavera. I fiori maschi e femmina crescono su alberi separati. I frutti sono capsule e quando si rompono a maggio liberano i semi pelosi. Se il terreno è umido possono germogliare anche in un giorno. È di natura extrasensibile. Le radici sono superficiali. Mette polloni dalle radici. Le foglie sono decidue e rotondeggianti, verdi nella pagina superiore e grigie in quella inferiore che inizialmente è lanuginosa poi diventa glabra. In autunno diventa di colore giallo oro. Il picciolo è lungo come le foglie, sottile e piatto per questo le foglie sono molto mobili al minimo soffio di vento.

    La corteccia essiccata, contenente tannino e salicina, come quella di altri pioppi, possiede azione febbrifuga.

    UTILIZZI

    È un’essenza protettiva e ansiolitica. Agisce sul sistema neurovegetativo e sul plesso solare.

    Viene usato per ansia, sonnambulismo e insonnia, paure e angosce indefinite, percezioni, tachicardia, palpitazioni, incubi, morbo di Parkinson, tremori interni ed esterni, blocchi allo stomaco.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    L’ANTENNA TREMANTE.

    L’osservatorio è a due chilometri. Sento già agitazione. Finalmente è l’obiettivo di molti anni di tensioni, di paure, del mistero che mi sta accompagnando dalla mia adolescenza.

    Ho le antenne dritte….. quelle stesse antenne che mi hanno reso la vita impossibile.

    Capto tutte le emozioni, i sentimenti, le paure, la rabbia. Non posso entrare in alcun posto che tutte le voci mi parlano all’orecchio. E non solo quelle delle donne, come in quel film di qualche anno fa. Le voci di tutti, anche di chi non è più tra noi.

    Sento tutto e aumenta la paura….non ho mai saputo cosa fare……era la mia testa o erano vere le voci che ascoltavo?

    Mi vogliono parlare o mi sono solamente intromesso nell’etere?

    Paura, sempre paura….e di cosa?

    Non lo so. Di non restare attaccato alla terra? Di levitare lungo le emozioni?

    Non so e non m’interessa. Dopo, la paura rimane….. ed è solo la terribile attesa del prossimo momento di ansia.

    Ecco il cartello dell’osservatorio.

    Il radio telescopio mi aspetta. È la mia ultima speranza, l’antenna che voglio utilizzare per captare, una volta per sempre, tutto quello che mi sta attorno. Tutto quello che potrebbe arrivare in futuro. Tutto quello che mi da e darà ansia: se non ci sono più incognite, non c’è più attesa e non c’è più ansia.

    Si bevono tutti i liquori per non aver più curiosità di bere. Si fanno tutte le esperienze per non subire la novità che non si ha ancora elaborato. Si sentono tutte le emozioni per togliere per sempre l’ansia.

    Non rimarrò più ad aspettare, tremando, che appaia all’orizzonte la nuova emozione. Chi non aspetta, non ha più paura dello sconosciuto. Tutto è sotto controllo.

    Entro nell’osservatorio. Mi stanno aspettando. Mi collegano all’antenna. Incomincio a vibrare….tutte le emozioni diverse percorrono ogni meridiano energetico del mio corpo.

    Ecco le emozioni terrestri…… ecco le emozioni dello spazio….. le sento ….. mi aprono il cuore….. mi commuovono…. passano tutte ….. le digerisco….. le elaboro….. le archivio.

    Nulla mi è più sconosciuto. So tutto.

    Non ho più ansia.

    E ora?

    Ho sentito veramente tutto? Siamo sicuri? E se mi è sfuggito qualche cosa? Se mi arriva un’emozione che non ho mai provato? A chi lo racconto? Cosa posso fare?

    Ho paura.

  • 3. BEECH

    TIPO PSICOLOGICO (La superbia)

    (Intransigente. Pignolo. Intollerante. Instabile).

    È arrogante, polemico ed eccessivamente critico verso gli altri. Pieno di pregiudizi e giudizi, può arrivare al disprezzo. È molto sensibile e sa di essere vulnerabile; infatti ferite antiche lo rendono insicuro e con scarsa autostima. Eleva barriere di protezione e cerca di mandare tutta la negatività all’esterno, apparendo forte e sicuro di sé. Vede subito i difetti degli altri e li colpisce nei punti deboli. Coglie ogni minima stonatura e non gli sfugge niente. Particolarmente intollerante, reagisce in modo esagerato alle situazioni che rifiuta; se riceve delle critiche non le accetta, si chiude e interrompe i rapporti. I sentimenti sono bloccati, non s’immedesima negli altri, non c’è compassione, né comprensione. Concepisce un unico modo di essere: il suo. Ha un bisogno assoluto di cancellare la libertà di espressione altrui. È intollerante verso tutto ciò che non si adatta alle sue idee e alla sua ristretta visione delle cose, è irremovibile. S’irrigidisce nei suoi giudizi, difficilmente si rivede e cambia idea. La caratteristica è l’arroganza che sfocia nella rabbia.

    È guidato da una saggezza interiore che lo rende previdente e accorto nelle scelte che lo riguardano, quelle che preservano la sua istintività, ma sfocia spesso in un’aggressività esagerata quando gli altri hanno altri modi di interpretare il mondo. Hanno, però, la capacità di vedere immediatamente le cose che non vanno bene e che bisogna correggere.

    I bambini hanno sempre da criticare e da dire su tutto, che è come non dovrebbe essere. Sono attaccabrighe prepotenti e possono arrivare a picchiarsi con i compagni.

    Questi bambini sono sensibili, hanno molto bisogno di apprezzamenti e di affetto causa la loro fragilità di fondo. Hanno bisogno di sentire che il sentimento non è debolezza ma forza, per cui non hanno la necessità di essere aggressivi e di proteggersi.

    In realtà sono molto sensibili e la sbruffoneria e l’arroganza sono il loro modo per sentirsi forti: occorre far loro capire che non ne hanno bisogno.

    FISIOGNOMICA

    Il corpo fisico è compatto, la schiena è rigida, il petto è gonfio e in fuori.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Fagales, Famiglia: Fagaceae, Genere: Fagus, Specie: Fagus. Sylvatica

    Il Faggio selvatico appartiene alla famiglia delle Fagacee. È diffuso nei paesi dell’Europa Occidentale, fino alla Polonia e al Mar Nero, cresce allo stato spontaneo in tutte le regioni italiane fino a 2000 metri di quota.

    È una pianta decidua che può raggiungere fino ai 40 metri di altezza. Ha un lento accrescimento, ma è molto longevo, potendo superare i 200 anni di età. Tiene lontano piante rampicanti o parassiti grazie alle proprietà dell’olio di creosoto contenuto nel suo legno.

    Compete con gli altri alberi e ne esce vincitore anche grazie alla sua chioma molto ampia.

    Fiorisce in aprile e maggio. I fiori maschili e femminili sono sulla stessa pianta, ma in posizione diversa. I fiori femminili maturano per primi, sono corti e tondeggianti eretti, rosso verdastri, chiusi in una capsula spinosa non pungente. Quelli maschili sono riuniti in amenti tondi e penduli, con sepali pelosi e stami. Fioriscono solo le piante di oltre trenta anni.

    I frutti sono grossi acheni commestibili, contenuti in un guscio legnoso debolmente spinoso. Il tronco è imponente

    Veniva utilizzata dalla medicina popolare la corteccia, come decotto, in caso di febbre.

    UTILIZZI

    Si utilizza per trattare allergie, intolleranze, dolori articolari, tensioni muscolari, tosse grassa, utilizzo di protesi interne ed esterne (occhiali, lenti a contatti, ecc.). Migliora l’adattabilità.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    NON TI AVVICINARE.

    Eccola lì, l’odore non m’ingannava. Superata la salita, passato sotto la rete, evitato il cane che, come il solito sta dormendo, mi avvicino alla pianta di cipolla.

    Un odore meraviglioso denso di zolfo e di energia. Non mi stancherei mai di annusarlo, ma devo fare in fretta. Lo stupido cane potrebbe svegliarsi e costringermi a fargli del male.

    E non vorrei farlo. Tutti gli animali dovrebbero vivere, anche i più stupidi come i cani.

    Ma non se ne accorgono che sono diventati degli schiavi?

    Difendono cose non loro. Scodinzolano e leccano le mani per una ciotola di croccantini. Non sono più capaci di trovare il cibo.

    Proprio stupidi.

    Ecco la pianta. Aspetta, la annuso ancora un po’ e poi la assaporo.

    Certo i cani sono stupidi….e i gatti?

    Ancora peggio. Chiusi in casa, grassi come maiali, costretti a fare due fusa sempre per lo stesso motivo: il cibo….che devono elemosinare.

    Incomincio a sgranocchiare….. buonissima. Il liquido mi scende in gola forte, intenso, denso e aromatico.

    Niente di meglio di una bella piantina di cipolla rubata. Doppiamente gustosa.

    Cani, Gatti, Maiali. Tutti schiavi di un qualche grammo di mangime artificiale, creato per ingrassare o per rendere dipendenti da medicine costosissime.

    Mah. In realtà non riesco a trovare animali intelligenti.

    Siamo alla seconda piantina di cipolla. Non credo esista un piacere più grande…..ora continuo, approfittando della notte e della stupidità del cane.

    Lo inganno quando voglio. Sono io il più intelligente. Quello che ha capito tutto.

    Non mi faccio avvicinare da nessuno. Che ci provino solo a non essere d’accordo con me. Li colpisco da lontano con i miei argomenti pungenti, e se riescono a evitarli non importa, non riusciranno mai ad avvicinarsi troppo a me. Mi devo sempre difendere…non posso mostrare alcuna debolezza.

    Ecco, anche l’ultima piantina di cipolla è nel mio stomaco. Ora posso andare, per questa notte ho mangiato abbastanza. Ritorno nella mia tana che mi aiuta a difendermi da qualsiasi influenza esterna.

    Bene…ora vado.

    Lo stupido cane dorme ancora…..per sua fortuna, altrimenti lo avrei colpito con i miei aculei.

    Nessun cane può far male a ……un ISTRICE.

  • 4. CENTAURY

    TIPO PSICOLOGICO (Lo zerbino)

    (Annullamento di se stesso. Sottomissione. Totale dedizione. Frustrazione. Mancanza di centratura).

    È una persona sensibile ai bisogni degli altri e desidera soddisfarli, essere di aiuto. La persona è debole e facilmente influenzabile; tende a legarsi con persone dominanti per le quali è disposta a sacrificarsi. Preferisce obbedire ed eseguire piuttosto che comandare e decidere. Ha difficoltà nello stabilire i limiti tra sé e il mondo circostante. Si lascia invadere dalle richieste altrui e può arrivare alla completa sottomissione. Sempre accondiscendente dice a se stesso che non vuole fare soffrire l’altro. Esiste non per se stesso, ma in funzione degli altri, dai quali attende riconoscenza, approvazione e considerazione. L’unico modo che riconosce per affermare se stesso è quello di soddisfare i bisogni altrui. Cerca disperatamente la loro accettazione, ha paura del rifiuto e della solitudine.

    Negando i propri bisogni, dimentica il suo compito, tutto preso dal mettersi a disposizione. Questo lo indebolisce ulteriormente e lo rende dipendente dalla gratificazione che cerca da parte di coloro per cui si sacrifica.

    Soffre se non riesce ad accontentare gli altri, avendo un grande bisogno di approvazione. Un niente lo turba e lo ferisce, è molto sensibile a lodi e rimproveri. Non sa ricevere, anche se ne sente il bisogno.

    Abusa delle proprie forze. Gli altri si abituano, dando per scontati i suoi servigi.

    Può sentirsi svuotato se sente che non c’è scambio, di non ricevere quello che si merita.

    Sente salire la rabbia che però manifesta in rari momenti perché viene subito bloccato dal senso di colpa.

    Il blocco è nell’autoaffermazione. Nel blocco della personalità, nell’io e non nella volontà che è invece una qualità del tipo psicologico.

    Sa sottoporsi a grandi sforzi anche quando si sente molto stanco. È costantemente operoso per cui brucia energia fino allo sfinimento.

    Si attira sempre delle situazioni in cui incontra delle persone dominanti.

    La sua trasformazione coinvolge anche coloro che gli stanno vicino che, dopo un’iniziale meraviglia, lo terranno in maggiore considerazione, quando riscontreranno una minore disponibilità.

    Come modo di fare è gentile e disponibile, sa mettere gli altri a loro agio, si siede in disparte. Non sa dire mai di no, per cui è sempre in moto pieno di servizi da svolgere. Mette come priorità il lavoro per gli altri rispetto al tempo del riposo.

    I bambini sono servizievoli, amano aiutare gli altri e questo li fa sentire a loro agio. Però soffrono quanto gli altri se ne approfittano. Pensano che facendo tutto correttamente saranno amati di più e non riescono a mettere dei confini nel loro territorio. Sono eccessivamente sensibili a elogi e rimproveri. Hanno bisogno di sentirsi amati indipendentemente dai servizi che svolgono.

    Devono essere corretti sempre molto dolcemente. Hanno bisogno di lodi, ma senza esagerazioni per non spingerli ad azioni troppo servizievoli.

    Bisogna fare loro dei complimenti per le qualità che possiedono, ma che non dipendono dal loro impegno.

    FISIOGNOMICA

    È aggraziato, le spalle sono piccole e tese. Il collo è sottile, l’insieme del volto esprime sensibilità di sentimenti.

    La struttura è minuta ma nello stesso tempo tenace. I fianchi come le spalle possono essere stretti.

    La schiena è rigida, è difficilmente grasso. Il tono della voce è lamentoso.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Gentianales, Famiglia: Gentianaceae, Genere: Centarium, Specie: Centarium Erythraea.

    La Centaurea minore fa parte della famiglia delle Genzianacee. È una pianta annuale o biennale, alta da 5 a 50 cm, che preferisce i terreni calcarei e non tollera l’ombra.

    Cresce nei suoli poco fertili fino a 1500 metri di altezza, adattandosi all’ambiente.

    Fiorisce da fine giugno a inizio settembre. I fiori, piccole stelle rosa, sono a corimbo e formano come un ombrello.

    Il gambo è eretto quadrangolare. La radice è un fittone con radichette laterali.

    Nella medicina popolare veniva utilizzata con l’infuso come digestivo, per disturbi gastrici e febbrifugo. Sempre come infuso, per lavaggi in caso di problemi di pelle arrossata ed eruzioni cutanee.

    UTILIZZI

    Si utilizza per la fluidità delle vie biliari, per l’insufficienza venosa cronica, per problemi dello stomaco e per un calo energetico. È un rimedio che tonifica e rinvigorisce a livello fisico e, applicato localmente, riattiva e riabilita una zona. Rinforza anche la struttura psichica.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    DOMANI SI CAMBIA.

    Il Capitano prese la parole con fare solennemente militaresco.

    “Sono veramente onorato di poter salutare l’ultimo giorno di lavoro del Maresciallo Raimondi. Il militare per definizione, il punto di riferimento di chi, soprattutto in questi anni molto complicati, è desideroso di mettersi al servizio della Nazione.

    Il Maresciallo Raimondi ha servito l’Esercito Italiano per quarant’anni della sua vita. Mai una nota di demerito, mai un servizio lasciato incompiuto, mai un ordine non eseguito.

    Posso parlare anche a nome degli ufficiali che mi hanno preceduto. La prima cosa che un ufficiale diceva a chi lo sostituiva era che del Maresciallo Raimondi ci si poteva fidare ciecamente……..”.

    L’eloquio e l’elogio stavano continuando in modo marzialmente incessante. Il Maresciallo Raimondi, oggetto di tutto il discorso, ascoltava, apparentemente impassibile. Con uno sguardo che raccontava dell’assoluta normalità delle sue azioni e dell’eccessiva cerimoniosità che accompagnava il suo ultimo giorno di lavoro.

    Dal giorno dopo, sarebbe passato alla vita borghese.

    Gli occhi dicevano questo.

    La mente ricordava altro: gli sgarbi che gli avevano fatto molti degli ufficiali, che in questo momento erano rappresentati dal Capitano.

    I pianti nella sua camera della caserma, senza ovviamente farsi vedere da alcuno, per la sua insoddisfazione.

    Ma come, faceva di tutto per ubbidire in modo efficace ed efficiente e la frase più lunga di ringraziamento era un “Grazie Maresciallo” che non lo soddisfaceva minimamente.

    Non era solo un Maresciallo….un normale militare. Era il maresciallo Raimondi, che viveva per la caserma, per sentirsi facente parte di un grande gruppo in cui ognuno aveva la sua funzione, chi comandava e chi ubbidiva.

    E per lui la soddisfazione massima era ubbidire e avere il riconoscimento della sua ubbidienza.

    Spesso, però, questi riconoscimenti non erano arrivati e lui ci soffriva enormemente.

    Il Capitano continuava e continuava. Erano solo pregi quelli del Maresciallo Raimondi.

    Vi costava tanto dirmelo? Lo devo sapere solo il mio ultimo giorno di lavoro? O lo dite solo perché bisogna farlo?

    Ecco. Il Capitano aveva finito. Gli applausi dei colleghi. Alcuni di questi lo so che non aspettavano altro che me ne andassi per prendere il mio posto. Ma è normale così.

    È finita….da domani sarò in borghese. Non ho famiglia. Sono solo.

    A chi ubbidirò?

  • 5. CERATO

    TIPO PSICOLOGICO (L’incertezza)

    (Insicurezza. Non si fida delle proprie capacità e intuizioni. Chiede sempre. Inconcludente. Vampiro energetico).

    È sensibile, ha una sua saggezza interna, conosce molto e sa in anticipo la risposta alle sue stesse domande.

    L’intuito è forte, ma non riesce a seguire le sue intenzioni e finisce per essere una persona incerta. Si affida alla parte razionale che spesso è in contrasto con la sua voce interiore.

    I condizionamenti lo portano ad avere delle convinzioni che sono differenti dalle sue percezioni e cerca delle conferme all’esterno, avendo bisogno dell’approvazione altrui.

    Nega la parte profonda e dubita delle sue intuizioni e doti e cerca all’esterno delle spiegazioni.

    È avido d’informazioni. Le sue domande sono dettagliate e spesso estenuanti per l’interlocutore.

    Tende a rimandare le scelte, in attesa di una maggiore chiarezza, mentre continua a informarsi.

    Non dà seguito alle sue idee e diventa insicuro.

    Tende a imitare il comportamento degli altri piuttosto che ad esprimere la propria individualità.

    Il suo potere decisionale è indebolito, vive nell’incertezza. Basta sentire un parere contrario per mettere tutto in discussione.

    Prova più piacere a conoscere le cose che a utilizzarle, ma il suo sapere diventa sterile. È faticoso, infatti, portare nella vita concreta quello che sa.

    Teme il cambiamento, è schiavo delle convinzioni sociali e tende al conformismo. Tiene molto alla forma.

    Può intraprendere delle cose, ma è incostante e sono poche quelle che porta a termine.

    La sua caratteristica è l’intuizione che, però, spesso non viene seguita. Manda avanti gli altri e sta in seconda linea, non ama buttarsi. Fatica a prendere decisioni. Consiglia tutti. Vive solo della dimensione intellettuale senza mescolarsi con la materia.

    Si sente incerto e indeciso. Non sa mai quello che è meglio fare.

    Il bambino chiede sempre conferme, vuole sapere se quello che ha fatto va bene perché non si fida di se stesso.

    Si sente diverso dagli altri e ha paura di essere escluso allora cerca di conformarsi. La fase cerato dei bambini è la fase dei perché. Ha bisogno di capire per accrescere la sua sicurezza.

    FISIOGNOMICA

    È un tipo fine e aggraziato, lineamenti dolci, fronte ampia, occhi curiosi. Il viso è quadrato con rughe orizzontali sulla fronte. L’aspetto è riflessivo sempre in cerca di conferme.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Plumbaginales, Famiglia: Plumbaginaceae, Genere: Ceratostigma, Specie: Ceratostigma Willmottiana.

    La Piombaggine appartiene alla famiglia delle Plumbaminacee. È una pianta asiatica che si è ambientata in Europa e viene coltivata nei giardini. È un piccolo arbusto perenne che può arrivare a un metro di altezza.

    Fiorisce da luglio a inizio ottobre. I fiori nascono su rami nuovi a infiorescenze a grappolo, hanno una corolla di colore blu intenso con un filo di rosso al centro bianche. La pianta ha una lunga fioritura, i fiori, però, durano un solo giorno. La pianta si propaga per talea. Le foglie sono caduche, di un colore verde scuro. È una pianta senza odore.

    UTILIZZI

    Dolori migranti. Problemi digestivi. Edemi

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA SCELTA.

    “Scusa Antonio, pensi veramente che sia la scelta migliore?”.

    “Massimo, è la terza volta che me lo chiedi. Ti ripeto che in America fanno così e anche qui in Italia si sta incominciando a usare questo sistema”.

    “Lo so, lo so. Te l’ho già chiesto e tu me l’hai già detto. Voglio essere, però, proprio sicuro di non stare facendo qualche cosa di strano”.

    “Ragiona Massimo. Queste sono le novità già provate e riprovate, con tutti i protocolli del caso. Ma non ci sono problemi, se non sei convinto, non cambiare il tuo modo di operare e lascia perdere le novità americane. Chi lascia la strada vecchia….”.

    “Hai ragione, non voglio cambiare. Mi sono trovato sempre bene col vecchio sistema, perché dovrei andare a cercare di complicarmi la vita con queste novità? Saranno state provate bene? Non ci potrebbero essere delle complicazione a lungo andare? Continuerò come ho sempre fatto”.

    “Bravo…… Scusa mi stanno chiamando al telefono”.

    “Ciao Roberto, dimmi…….. Sì, sono con Massimo e stiamo parlando delle novità americane….. Ah, anche tu le applichi? E come ti trovi?….. Ho capito, allora sei andato bene. E controindicazioni? …… Nessuna. Ma non è da molto che lo stanno provando. Ah, in realtà è da molti anni, anche se ufficialmente è da meno tempo. Ho capito, allora ci si vede alla prossima riunione. Ciao”.

    “Quindi, anche Roberto ha cambiato metodo. Accidenti Antonio, non so cosa fare. Vorrei continuare come ho sempre fatto, ma non so decidermi. Non voglio rimanere indietro con le novità, mi sentirei obsoleto”.

    “Scusa Massimo, cosa vuol dire sentirsi obsoleto. Ognuno di noi deve continuare lungo la strada in cui si sente più sicuro. Non bisogna cambiare metodo se non sei convinto, rischi di non far bene il tuo lavoro.”.

    “Lo so Antonio, ma mi conosci, non riesco mai a decidermi. Anche quando sono in mezzo all’operazione ho dei dubbi, non so se prendere una strada o l’altra. Il problema è che non posso chiedere. Farei una brutta figura e non posso permettermelo.

    Parto sicuro di me, poi, dopo poco che ho incominciato, incominciano i dubbi che non si fermano più. Questi blocchi ogni tanto mi portano a fare delle cazzate, ma sono convinto che nessuno finora se ne sia accorto”.

    “Speriamo Massimo. Aspetta, penso che ti stiano venendo a chiamare….”.

    “Dottor Arnaudi…… la sala operatoria è pronta, può venire”.

    “Grazie Caterina…..Ciao Antonio, penso che cambierò strada ……. forse”.

    “Ciao Massimo”.

  • 6. CHERRY PLUM

    TIPO PSICOLOGICO (Il supercontrollo)

    (Sentirsi fuori posto. Fragile. Percezione esterna e auto percezione per autocontrollo estremo. Ricerca della luce pace interiore. Esplosioni emotive. Gesti estremi).

    È una persona ipersensibile. Potrebbe avere avuto, in gioventù, delle esperienze particolari che non ha raccontato per paura di essere punito. Si sente estraneo rispetto al luogo in cui vive e ha la sensazione di essere fuori luogo.

    Non riesce a comunicare, difficilmente si sente a suo agio con gli altri, nello stesso tempo ha paura di essere considerato non normale. Ha una notevole forma di autocontrollo per fare in modo che gli altri non si accorgano del suo disagio.

    La sua apparente calma cela una grande tensione interna. Nasconde una pena profonda e ha paura, quando la tensione interna diventa troppo forte, di perdere il controllo e di fare del male a se stesso e agli altri. Può, infatti, avere degli scatti d’ira incontrollati. A causa del suo autocontrollo ha spesso una presenza formale costruita e i nervi tesi al limite. Al contrario del depresso, che si sente svuotato di energia, questo tipo psicologico ne ha tantissima repressa che può arrivare a procurare stati mentali alterati.

    È portato a cercare un ordine nell’ambiente esterno, per controbilanciare il suo disordine interiore.

    La sua principale caratteristica, pertanto, è l’esagerato autocontrollo. È meticoloso, preciso e controllato.

    I bambini sono molto sensibili, ma anche molto controllati. Possono esplodere di tanto in tanto con attacchi d’ira e reazioni imprevedibili.

    Tendono a digrignare i denti e all’enuresi notturna. Spesso sono bambini superdotati. È importante che possano confidarsi con un adulto che li comprenda e che non li consideri estranei e diversi.

    Sono molto portati alla pratica delle arti marziali o dei giochi di ruolo.

    FISIOGNOMICA

    Ha una fronte ampia e, spesso, presenta due bozzi circolari. Come fossero due corna troncate alla base: potrebbero sembrare due antenne mozze. La forma del cranio ricorda un casco spaziale. Gli occhi sono tesi, come se guardassero il mondo esterno attraverso la visiera del casco. La mimica facciale tende a essere ridotta. La camminata è rigida come se portasse uno scafandro e si scatena in scatti molto veloci al momento della perdita di controllo.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Rosales, Famiglia: Rosaceae, Genere: Prunus, Specie: Prunus Cerasifera.

    Il Mirabolano appartiene alla famiglia delle rosacee. È una pianta tipica dell’Europa centrale e orientale e dell’Asia centrale e sud occidentale. In Italia è più diffusa al nord e al centro. Non teme il freddo sopportando temperature minime molto rigide. Si adatta a molti terreni, è apprezzato, non solo per i frutti, ma soprattutto come pianta porta innesti per alcuni tipi di prunus coltivati e per il pistacchio. È utilizzato come pianta ornamentale in parchi e giardini. È un albero dal fogliame deciduo, alto al massimo otto metri. La chioma è globosa, espansa di colore verde chiaro e rosso durante l’estate. Fiorisce tra febbraio e marzo. I fiori, bianchi e luminosi, emanano un profumo dolce ed inebriante. Fioriscono tutti assieme in un’esplosione di bianco sul nero dei rami. I petali sono cinque rotondeggianti, il centro verde diventa rosa con l’impollinazione.

    La formazione dei frutti è scarsa, in alcuni anni addirittura assente, quindi può mancare la produzione di semi.

    La pianta tende a produrre polloni, facendo partire nuovi steli dalla radice. Il seme contenuto nel nocciolo è velenoso, poiché contiene acido cianidrico, che perderà la sua tossicità nel momento in cui germoglia e si radica.

    Il tronco è eretto, spesso composto di più fusti.

    La corteccia è di colore bruno rossiccio, liscia inizialmente diventa fessurata e squamata. I rami giovani si mantengono lisci e spesso hanno delle spine all’apice. Le foglie sono decidue, ovate o ellittiche, glabre con apice affusolato e margine seghettato. La medicina popolare utilizzava i fiori, in infuso, come lassativo, diuretico, disturbi renali e debolezza di stomaco.

    UTILIZZI

    È efficace nei disturbi neurologici. Agisce particolarmente sul sistema nervoso centrale. È il rimedio delle malattie mentali, delle psicosi, delle fissazioni, delle ossessioni.

    È utile per gli impulsi alla violenza e gli scatti d’ira molto forti, il morbo di Parkinson, l’Alzaimer e l’autismo. Nei bambini: l’enuresi, i tic nervosi e la balbuzie. La tosse irritativa, l’Herpes zooster, l’Alopecia e le reazioni allergiche.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    BORDER COLLIE.

    Me ne frego della curva di Gauss.

    Quella stupida forma a campana che mi ha condizionato la vita e continua anche adesso a farlo.

    Me ne frego se sono sempre stato ai margini.

    Chi dice che la normalità è il giusto è un condizionato, un essere privo di fantasia, che si fa scorrere la vita e non cerca di dirigerla.

    Certo, affermano che non vogliono cambiare nulla, che sono contenti così.

    In realtà sono convinto che lo dicano perché sono loro ad aver paura dei cambiamenti e non vogliono ammettere che non riescono a mettersi in gioco.

    Mettetevi in gioco, stupidi, invece di venire a dire a me cosa devo fare.

    Sapete perché mi volete cambiare? Perché avere uno che ragiona in modo differente vi fa paura.

    La paura del diverso. Il terrore per chi non è omologato, per chi rischia di farvi venire qualche dubbio.

    E voi avete paura dei dubbi. Perché non potete pensare di cambiare idee. Anche perché non sono le vostre idee. Le avete ereditate da chi le ha a sua volta assorbite da chi era senza personalità.

    Vi fate condizionare. Io no.

    Non sono come voi, non sarò mai come voi, non vorrò mai essere come voi.

    Non ho un soldo, non ho un lavoro, non è importante. Non sono come voi.

    Sono ai margini della curva di Gauss, anzi forse ne sono al di fuori. Non mi riconosco neanche nel cento per cento. Perché è il cento per cento di morti come voi. Tutti uguali con qualche bionda mèche di stranezza.

    Come chi si fa la cresta per essere originale o si riempie di tatuaggi e piercing per ribadire il suo distacco dalle convenzioni. Senza accorgersi che proprio loro sono i più attenti a richiedere l’accettazione dell’immagine, facendosi la capigliatura da gallo che ormai hanno tutti.

    O di chi si riempie il corpo di tatuaggi tribali, senza sapere di quale tribù sono stati eletti rappresentanti e che cosa comunicano quel groviglio di segni che si porteranno per sempre.

    Me lo faccio sulla spalla così non lo vedo sempre…bene caro coglione, allora vuol dire che vuoi raccontare qualche cosa agli altri, visto che sono loro a poterlo vedere…e se non sai cosa hai scritto, che cacchio comunichi?

    Non lo sai…sei ignorante….

    E se sei ignorante rimani nella massa…..nel bel mezzo della campana….suoni con lei ….. entri in risonanza….. non esci dalla melodia di cui altri hanno scritto la partitura……. Neanche una nota sei in grado di scrivere ……. Neanche un ritornello da canzone per l’estate, non dico una sinfonia operistica.

    Non ne posso più….mi sembra di impazzire…..mi sembra di avere a che fare con un gregge di cretini …… un gregge infinito gestito da pochi cani da pastore.

    Dei Border Collie che vi comandano da sempre, vi fanno girare dove vogliono loro, facendovi credere di avere il libero arbitrio…..Cazzo: il libero arbitrio…..mai frase è stata più sputtanata.

    Non lo avete neanche per lavarvi il culo….sono i Border Collie che dicono quando, come e con cosa.

    Come mi incazzo…..mi viene voglia di ….incazzarmi.

    Io non voglio cani da pastore….voglio pascolare dove voglio….con chi voglio…… per il tempo che voglio.

    Ma i pascoli sono tutti in proprietà private…..proprietà del gregge e se uno vuole mangiare ci deve entrare.

    Io non ci entro….piuttosto non mangio.

    Cazzo, non posso stare senza mangiare, non riuscirei vivere. Chi è fuori dalla campana non vive.

    Per chi suona la campana?

    Non per me.

    Per chi suona la campana?

    Per il gregge. Anzi hanno tutti la loro campanella al collo, per fare in modo che ricordino sempre che non possono evitare il suono.

    Cazzo, come odio il suono delle campanelle.

    Lo odio ancor di più dei belati del gregge.

    Lo odio ancor di più dei gruppi di pecore che si muovono insieme.

    Lo odio ancor di più delle abbaiate dei cani.

    Lo odio ancor di più dello steccato che limita la visuale dell’orizzonte. Senza orizzonte l’uomo non vive, senza orizzonte tanto vale fermarsi e morire.

    Come sono incazzato……

    Sono così incazzato che ucciderei tutte le pecore con la campanella…così rimarrei solo. Rimango finalmente solo.

    ……cazzo……non sono solo……. con me rimangono……i Border Collie.  

  • 7. CHESTNUT BUD

    TIPO PSICOLOGICO (Il cavallo)

    (Non impara dall’esperienza. Ripete gli stessi errori. Blocco evolutivo).

    È ingenuo, immaturo, con scarso impegno nel presente. Tende a fuggire nel futuro. Tende a rimandare quello che non ritiene nelle sue corde e preferisce occuparsi delle cose che gli piacciono. Quest’atteggiamento infantile non gli fa portare a termine le cose, essendo già interessato a nuovi progetti. Ha molta fantasia e poco contatto con la realtà, a tal punto da essere sbadato e poco affidabile.

    Tende a ripetere gli stessi errori, perché mai affrontati in precedenza in modo incisivo, incolpando alla sua sfortuna. Non vuole regole, anche per quanto riguarda la puntualità o le scadenze.

    Raggiunge il suo obiettivo non con la conquista del risultato, ma per l’elaborazione del progetto.

    Non ha volontà e capacità di osservazione, il presente è limitato al suo mondo.

    Non accetta dei consigli perché non interessano, essendo superficiale nella gestione degli avvenimenti.

    Anche il rapporto affettivo è spesso deludente perché continua ad affiancarsi a persone a lui non adatte e non è in grado di modificare il proprio atteggiamento. La sua pigrizia gli può far trascurare l’igiene personale e l’abbigliamento.

    I bambini sono sbadati, maldestri e mancano di concentrazione. Ripetono gli stessi errori e sono sordi alle continue correzioni. Non ascoltano e dimenticano i compiti assegnati. A scuola non ascoltano l’insegnante e spesso sbagliano. Possono farsi male non essedo attenti agli ostacoli che incontrano. Riescono ad apprendere maggiormente con il gioco. Il problema non è la lentezza a imparare, ma un’eccessiva velocità di apprendimento.

    FISIOGNOMICA

    Ha un aspetto sempre più giovane rispetto alla sua età anagrafica. Ha una corporatura rotonda e gli occhi sono vivaci e sorridenti. Ha delle mimiche facciali infantili.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Sapindales, Famiglia: Sapindaceae, Genere: Aesculus, Specie: Aesculus Hippocastanum.

    Non è un fiore, bensì la gemma dell’Ippocastano bianco, che si apre all’inizio di aprile. Le gemme sono grandi, opposte, rossastre, ricoperte da una sostanza collosa. La gemma apicale è di notevoli dimensioni, la forma è di un cono.

    UTILIZZI

    Problemi di apprendimento, memoria e concentrazione. Malattie croniche. Disturbi ricorrenti. Handicap. Autismo. Dislessia.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    SETTE.

    L’allenamento stava terminando e il nuovo allenatore mi aveva lanciato un altro urlo, decisamente stava tendendo allo stridulo: sette torna indietro, non giochi da solo!

    Bene, ancora non si ricorda il mio nome e, da come sta gridando, penso che non se lo ricorderà mai.

    Anche quest’anno lo passerò a vedere giocare gli altri.

    Come l’anno precedente e quello ancora prima.

    Quando mi vedono palleggiare rimangono tutti entusiasti, con il pallone faccio qualsiasi cosa….potrei davvero andare in un circo a palleggiare con le foche…… poi, appena gioco con la squadra, mi rompono le scatole dicendo che sono egoista, egocentrico, ego-qualsiasi cosa, non seguo le indicazioni dell’allenatore e non faccio nulla per gli altri.

    Come non faccio niente per gli altri?

    E la palla chi la passa a loro facendoli segnare?

    Ovviamente io.

    Chi ha la fantasia nella squadra?

    Ovviamente io.

    Invece gli allenatori vorrebbero che tornassi sempre indietro, che corressi come un pazzo per aiutare chi non è capace di giocare.

    E chi ce la fa?

    Ovviamente non io.

    E chi si diverte?

    Ovviamente non io.

    Siamo dei dilettanti e il calcio deve essere divertimento, non una gabbia che uccide la fantasia.

    Sono un dilettante. Ho scelto, appunto, di non diventare professionista per non farmi impedire di volare, altrimenti avrei potuto giocare in categorie differenti, molto più in alto.

    Invece tutti gli allenatori che ho trovato in questi anni scimmiottano quelli conosciuti.

    Insistono con gli schemi, mi danno delle regole, dei compiti e vorrebbero obbligarmi a giocare in altro modo.

    Non ci penso nemmeno: io continuo come ho sempre fatto, divertendomi. E se non va bene così, non mi faranno giocare la partita.

    Chissenefrega….

    Tanto mi diverto molto di più negli allenamenti, quando la tensione non è così forte e tutti giocano con il sorriso sulle labbra. Non incazzati come la domenica.

    Cavolo, l’allenatore non demorde.

    Mi viene anche vicino, mentre sto andando negli spogliatoi, per darmi delle lezioni di vita.

    Cazzo, lo so che il calcio è un gioco di squadra, lo so che si vince solo in undici e nessuno è così bravo da vincere da solo le partite.

    Queste frasi le sento dire da sempre in televisione da cronisti scontati o da allenatori senza fantasia.

    Lo so che non è abituato a ripetere le cose e che se non faccio come dice lui non giocherò mai…

    Basta, non lo ascolto più…..chissenefrega….tanto gioco in allenamento, non me lo può impedire.

    L’allenamento è molto più divertente, la partita mi annoia.

    L’allenamento è la scuola d’arte, la partita è l’istituto per geometri.

    L’allenamento è il sogno, la partita è la vita.

    E io voglio sognare……per questo ho sulla schiena il sette.

  • 8. CHICORY

    TIPO PSICOLOGICO (Il cavallo)

    (Non impara dall’esperienza. Ripete gli stessi errori. Blocco evolutivo).

    È ingenuo, immaturo, con scarso impegno nel presente. Tende a fuggire nel futuro. Tende a rimandare quello che non ritiene nelle sue corde e preferisce occuparsi delle cose che gli piacciono. Quest’atteggiamento infantile non gli fa portare a termine le cose, essendo già interessato a nuovi progetti. Ha molta fantasia e poco contatto con la realtà, a tal punto da essere sbadato e poco affidabile.

    Tende a ripetere gli stessi errori, perché mai affrontati in precedenza in modo incisivo, incolpando alla sua sfortuna. Non vuole regole, anche per quanto riguarda la puntualità o le scadenze.

    Raggiunge il suo obiettivo non con la conquista del risultato, ma per l’elaborazione del progetto.

    Non ha volontà e capacità di osservazione, il presente è limitato al suo mondo.

    Non accetta dei consigli perché non interessano, essendo superficiale nella gestione degli avvenimenti.

    Anche il rapporto affettivo è spesso deludente perché continua ad affiancarsi a persone a lui non adatte e non è in grado di modificare il proprio atteggiamento. La sua pigrizia gli può far trascurare l’igiene personale e l’abbigliamento.

    I bambini sono sbadati, maldestri e mancano di concentrazione. Ripetono gli stessi errori e sono sordi alle continue correzioni. Non ascoltano e dimenticano i compiti assegnati. A scuola non ascoltano l’insegnante e spesso sbagliano. Possono farsi male non essedo attenti agli ostacoli che incontrano. Riescono ad apprendere maggiormente con il gioco. Il problema non è la lentezza a imparare, ma un’eccessiva velocità di apprendimento.

    FISIOGNOMICA

    Ha un aspetto sempre più giovane rispetto alla sua età anagrafica. Ha una corporatura rotonda e gli occhi sono vivaci e sorridenti. Ha delle mimiche facciali infantili.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Sapindales, Famiglia: Sapindaceae, Genere: Aesculus, Specie: Aesculus Hippocastanum.

    Non è un fiore, bensì la gemma dell’Ippocastano bianco, che si apre all’inizio di aprile. Le gemme sono grandi, opposte, rossastre, ricoperte da una sostanza collosa. La gemma apicale è di notevoli dimensioni, la forma è di un cono.

    UTILIZZI

    Problemi di apprendimento, memoria e concentrazione. Malattie croniche. Disturbi ricorrenti. Handicap. Autismo. Dislessia.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    SETTE.

    L’allenamento stava terminando e il nuovo allenatore mi aveva lanciato un altro urlo, decisamente stava tendendo allo stridulo: sette torna indietro, non giochi da solo!

    Bene, ancora non si ricorda il mio nome e, da come sta gridando, penso che non se lo ricorderà mai.

    Anche quest’anno lo passerò a vedere giocare gli altri.

    Come l’anno precedente e quello ancora prima.

    Quando mi vedono palleggiare rimangono tutti entusiasti, con il pallone faccio qualsiasi cosa….potrei davvero andare in un circo a palleggiare con le foche…… poi, appena gioco con la squadra, mi rompono le scatole dicendo che sono egoista, egocentrico, ego-qualsiasi cosa, non seguo le indicazioni dell’allenatore e non faccio nulla per gli altri.

    Come non faccio niente per gli altri?

    E la palla chi la passa a loro facendoli segnare?

    Ovviamente io.

    Chi ha la fantasia nella squadra?

    Ovviamente io.

    Invece gli allenatori vorrebbero che tornassi sempre indietro, che corressi come un pazzo per aiutare chi non è capace di giocare.

    E chi ce la fa?

    Ovviamente non io.

    E chi si diverte?

    Ovviamente non io.

    Siamo dei dilettanti e il calcio deve essere divertimento, non una gabbia che uccide la fantasia.

    Sono un dilettante. Ho scelto, appunto, di non diventare professionista per non farmi impedire di volare, altrimenti avrei potuto giocare in categorie differenti, molto più in alto.

    Invece tutti gli allenatori che ho trovato in questi anni scimmiottano quelli conosciuti.

    Insistono con gli schemi, mi danno delle regole, dei compiti e vorrebbero obbligarmi a giocare in altro modo.

    Non ci penso nemmeno: io continuo come ho sempre fatto, divertendomi. E se non va bene così, non mi faranno giocare la partita.

    Chissenefrega….

    Tanto mi diverto molto di più negli allenamenti, quando la tensione non è così forte e tutti giocano con il sorriso sulle labbra. Non incazzati come la domenica.

    Cavolo, l’allenatore non demorde.

    Mi viene anche vicino, mentre sto andando negli spogliatoi, per darmi delle lezioni di vita.

    Cazzo, lo so che il calcio è un gioco di squadra, lo so che si vince solo in undici e nessuno è così bravo da vincere da solo le partite.

    Queste frasi le sento dire da sempre in televisione da cronisti scontati o da allenatori senza fantasia.

    Lo so che non è abituato a ripetere le cose e che se non faccio come dice lui non giocherò mai…

    Basta, non lo ascolto più…..chissenefrega….tanto gioco in allenamento, non me lo può impedire.

    L’allenamento è molto più divertente, la partita mi annoia.

    L’allenamento è la scuola d’arte, la partita è l’istituto per geometri.

    L’allenamento è il sogno, la partita è la vita.

    E io voglio sognare……per questo ho sulla schiena il sette.

     

  • 9. CLEMATIS

    TIPO PSICOLOGICO (Testa tra le nuvole)

    (Vive una realtà propria. Soffoca chi gli sta vicino per l’appoggio continuo. Distrazione. Chiusura ermetica per la realtà quotidiana che vive con grande difficoltà).

    Ha scarso interesse per il quotidiano e spera in un futuro migliore. Fugge nel futuro in un mondo di sogni e fantasia. Ha grande creatività e ama la bellezza e l’armonia, che non trova nel presente. Da questo, la sua fuga nel futuro. Si rifugia nella propria immaginazione che non lo tradisce. Può avere capacità artistiche e medianiche.

    Non ha interesse per la materialità, che considera troppo lontana dalla sua filosofia di vita. Non ha, di conseguenza, alcun senso pratico e, spesso, cerca di circondarsi da chi lo può aiutare in tal senso.

    Vive nel disordine, con notevole dispendio di energie a causa del suo scarso adattamento.

    A causa, appunto, di questo suo desiderio di fuga, può essere attratto dalle droghe, soprattutto quelle che alterano l’attività mentale. Cura molto la propria immagine attraverso gli abiti e la cura del corpo.

    È affascinante e coinvolgente, però non riesce a mantenere a lungo il rapporto, perché distaccato e assente.

    Non è molto vitale, ha bisogno di luce e di sole. Ha molte difficoltà a combattere le battaglie della vita.

    I bambini si svegliano con difficoltà, sono distratti, perdono le cose, urtano contro gli spigoli e inciampano. Tendono a non avere molto appetito, hanno una carnagione pallida e le estremità fredde.

    Dovrebbero essere richiamati alla realtà con attività che li riconnettano con il presente.

     

    FISIOGNOMICA

    Sguardo sognatore, un po’ assente. Il viso è ovale ed esprime dolcezza. È difficilmente individuabile dalle forme fisiche, non avendo molta affinità con la materia. Il suo modo di fare sognante, è la migliore indicazione del tipo psicologico.

     

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Ranunculales, Famiglia: Ranunculaceae, Genere: Clematis, Specie: Clematis Vitalba.

    La Vitalba appartiene alla famiglia delle Ranuncolaceae. È una pianta perenne rampicante, molto comune. In Italia è presente sul tutto il territorio, fino ai 1300 metri. Cresce su terreni calcarei ed è considerata una pianta infestante. Fiorisce da luglio a settembre, i fiori sono raggruppati all’ascella delle foglie superiori e sono di colore bianco e formati da 4 o 5 tepali raggiati. Si aprono fino ad arrotolarsi verso il basso. Il profumo è di vaniglia. I frutti sono piccoli acheni scuri con un’estremità piumosa e sono diffusi dal vento. I grappoli d’infruttescenze formano dei batuffoli che sembrano di bambagia, che restano sulla pianta per tutto l’inverno. I semi, pelosi, hanno una parte appuntita che penetra nel terreno per radicare. Il fusto è legnoso a forma di liana, che può raggiungere anche i 20 metri di lunghezza. Si appoggia ad altri alberi, mancando una struttura interna di sostegno.

    La radice è spessa e tozza, che scava in profondità in una roccia friabile. È velenosa e può, in caso di contatto, provocare irritazioni cutanee.

    Un tempo erano consumati i giovani germogli, mentre le foglie venivano utilizzate dalla medicina popolare, come diuretico e analgesico perché non si conoscevano ancora le potenzialità tossiche di questa pianta. Infatti l'uso domestico è ormai abbandonato da tempo, perché a dosi elevate può anche provocare la morte.

     

    UTILIZZI

    Ristabilisce la circolazione energetica: estremità fredde, geloni, anemia, lipotimia. Si utilizza nello svenimento, nel coma, nell’epilessia. In caso di scarsa memoria e difficoltà di concentrazione, soprattutto nel momento di preparazione agli esami.

     

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL PARACADUTE.

    Le persone continuavano a fluire nelle quattro stanze che contenevano i quadri della pittrice. Era uno sciame di uomini e donne che si avvicinavano tra loro o si allontanavano con un andamento da molecole gassose contenute nel contenitore dell’arte.

    I quadri erano stupendi, fiori che, colorati sulla tela, mantenevano la loro vitalità quasi fossero estratti per Fiori di Bach.

    L’effetto era straordinario: la luce usciva dai quadri proiettando il sole sul soffitto, in una sorta di sintesi clorofilliana a marcia indietro.

    La pittrice osservava la scena con un sorriso stampato sul viso delicatamente ovale, le labbra lo formavano all’interno di una cornice di quel delicato rossetto che non stonava sulla carnagione molto pallida.

    Dietro al sorriso c’era una felicità infinita, una soddisfazione che nessuna parola avrebbe potuto descrivere. Ci avevano provato un po’ tutti, ognuno di loro pensando di avere, con le parole dette, cambiato il corso del sistema solare.

    Tutti erano stati banali, scontati, ovvi e sinonimi vari.

    Il sorriso non era, però, fuggito dalle labbra. Non era stato formato dall’esaltazione del momento, ma dalla pasta madre della consapevolezza, che era lievitata in tutti gli anni di studio, delusione, speranze che avevano preceduto quell’evento.

    Tutte emozioni che avevano percorso la sua mente e la sua mano creativa. Senza testimoni eccetto i pennelli e il suo compagno, che ora era appoggiato alla parete di fronte e la stava guardando. Anche se il verbo guardare era sicuramente limitativo. Più corretto sarebbe stato: adorare.

    La giornata finì. O meglio, la giornata fisica terminò, mentre quella delle emozioni non si sarebbe mai più privata del sole.

     

    Sulla terrazza della loro casa la pittrice e il suo compagno guardavano il mare e il piccolo porto sulla loro destra.

    “Finalmente posso piangere” incominciò il compagno.

    “E perché?”.

    “Ti stupisci? Sei bravissima, unica. Sono orgoglioso di te e incredulo della fortuna che mi è capitata”.

    “Tu fortunato? Ma se mi mantieni da dieci anni. Se sono arrivata a questo punto lo devo solo a te. Al fatto che mi sei sempre stato vicino, mi hai convinta che potevo arrivare a tanto, che i miei non erano solo sogni di chi non riusciva a crescere”.

    “Io ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque. È imparagonabile. L’arte è di pochi. È come paragonare un cantante lirico a un ragioniere”.

    “Ancora non riesci a capire? Ci penso io. Domani andiamo a fare Parasailing, ho già prenotato paracadute e motoscafo”.

     

    Il giorno dopo la pittrice si fece mettere l’imbragatura, legare al motoscafo e partirono. Il compagno entrò subito nel gioco e si divertì a guidare sotto il sole. Fece delle traiettorie ondeggianti, andò verso il sole, rallentò fino a che la pittrice toccò le onde con i piedi e poi accelerò fino ad alzarla quasi verticale. Il gioco andò avanti per molto tempo, finché tornarono al porto.

     

    La pittrice si tolse lentamente l’imbragatura poi si girò verso il compagno che si stava avvicinando con un pezzo delle corda che l’aveva tenuta ben salda al motoscafo.

    “Ora ho capito. Ti dono il mio amore”. Disse, porgendole la corda.

  • 10. CRAB APPLE

    TIPO PSICOLOGICO (L’antibiotico)

    (Bisogno di pulizia interiore ed esterna. Non accetta la parte oscura, “si sente sporco”. Lavaggi troppo frequenti. Sterilizza posate ecc. Evita contatti fisici. Scostante per schermarsi da situazioni contaminanti).

    È una persona sensibile, cristallina, trasparente, pulita, coscienziosa e con un forte senso della perfezione. Ritiene che l’errore o la parte scura di sé sia una macchia indelebile. Cura i dettagli quando organizza le cose e quando comunica. Ha un complicato rapporto con la sua parte corporea. Non si piace e prova vergogna e ripugnanza per un suo difetto fisico. Può avere atteggiamenti compulsivi che lo portano a lavarsi e a pulire continuamente, assorbendo, per sua natura, tutte le impurità ambientali.

    Ha aspetti egocentrici e tende a scoraggiarsi se il risultato non è quello che si aspetta. Tralascia le problematiche importanti per concentrarsi su piccoli malesseri o imperfezioni fisiche.

    Ha un grande bisogno di ordine e pulizia e ritiene sporche tutte le funzioni che considera inferiori come il cibo, gli aspetti sessuali e di escrezione corporea. Ha bisogno di luce e di sole.

    I bambini amano lavarsi e pettinarsi. Sono molto attenti agli abiti che indossano che devono essere puliti e stirati. Hanno paura delle ferite, del sangue e di tutto ciò che è cruento. Si vergognano di mostrarsi svestiti, non vanno in bagno fuori casa e sono schizzinosi. In genere sono timidi e insicuri.

    Hanno bisogno d’incoraggiamenti e di prendere contatto con la loro parte materiale e con l’ambiente in generale. Occorre cercare di limitare la loro parte eccessivamente precisa.

    FISIOGNOMICA

    La persona Crab Apple è sempre ordinata, pulita e attenta ai dettagli. È molto sensibile, fino ad arrivare a essere sensitiva. La fronte è ampia e il naso appuntito.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Rosales, Famiglia: Rosaceae, Genere: Malus, Specie: Malus Pumila/Malus Sylvestris.

    Il Melo selvatico appartiene alla famiglia delle Rosacee. È originario dell’Europa e del Caucaso. È presente in tutta Italia. Vegeta isolato, ama la luce e avere dello spazio intorno. È un piccolo albero di 6/7 metri e può arrivare al massimo a 10 metri. Fiorisce tra aprile a maggio. I fiori sono ermafroditi riuniti in gruppi di 5 o 6 di solito all’apice di giovani getti. Il calice è peloso, la corolla ha 5 petali a stella bianchi o con macchioline rosa, esternamente sfumati di rosa.

    I boccioli dei fiori sono di un rosa intenso e il profumo è delicato.

    I frutti sono le mele selvatiche che resistono per tutto l’inverno senza marcire.

    Il fusto è storto e bitorzoluto con la corteccia che da giovane è grigio chiaro, con sfumature rossastre, mentre da adulta è grigio scura e grinzosa. È l’habitat principale del vischio.

    Le radici restano a livello superficiale, non penetrando nel terreno. Le foglie sono caduche, alterne e semplici di colore verde scuro, lucenti e glabre superiormente e più chiare e pelose inferiormente.

    UTILIZZI

    Si utilizza per purificare su tutti i piani: fisico, mentale, emozionale. È considerato l’antibiotico dei Fiori di Bach e agisce sulle infezioni di tutti i tipi. È depurativo, antisettico, drenante.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA SCALATA.

    FRRRRR.

    Come mi piace sentire il rumore della corda che striscia attraverso il moschettone. Si adatta perfettamente al canto del vento che gratta la parete della montagna che sto scalando.

    FRRRRR.

    Continuo a salire, nella trasparenza dell’aria, nell’asetticità della roccia, nella purezza dei pensieri che mi accompagnano nel viaggio verso l’alto.

    Una scalata che mi fa abbandonare la contaminazione della pianura, il raccoglitore di tutte le scorie materiali e mentali dell’umanità.

    Il peso specifico dell’aria è la discriminante. Tutto quello che è superiore si deposita in basso, nella pianura che raccoglie lo scarto. Quello che, invece, è inferiore si eleva sempre di più negli spazi nobili. E non basta, le poche molecole sporche che si alzano, approfittando della leggerezza della trasparenza, sono riportate verso il basso dalla pioggia che pulisce anche le parti più sottilmente sporche.

    L’altezza è purezza, armonia, tranquillità, pace. Il Paradiso.

    Il basso è sporco, scuro, negativo, ansioso. L’Inferno.

    FRRRRR.

    Passo dopo passo, mi allontano dallo scuro per arrivare al trasparente. All’ambiente che non ha ancora avuto contaminazione con l’aspetto più materiale dell’umanità.

    Annuso l’aria. È limpida.

    La sento attraverso i pori della pelle. La assorbo nei polmoni. Ossigena il sangue. Toglie la maledetta anidride carbonica.

    M’immergo completamente negli ioni negativi, che mi elettrizzano l’epidermide.

    FRRRRR.

    Le rocce sono sotto le mie falangi, che le brancano come pulsanti del mio ascensore mentale.

    Sono sotto le suole degli scarponi, sono i gradini della mia elevazione.

    Contro il mio cuore, calvario della mia via crucis.

    FRRRRR.

    Sono quasi arrivato alla vetta.

    Ancora qualche passo e avrò una visione a 360 gradi della purezza. Sarò completamente circondato dall’aria fresca, incontaminata e dai pensieri esenti dal grigiore della vita.

    Mi lascerò alle spalle l’uomo e arriverò a Dio.

    STAAAC.

    Slaccio il moschettone e supero l’ultimo ostacolo.

    Respiro forte. Chiudo gli occhi. Respiro ancora. Li riapro.

    Mi giro tutto attorno. Guardo verso l’alto. Vedo solo azzurro, non c’è altro.

    Mi dà fastidio anche il bianco sporco della roccia sotto i miei piedi. Anche la macchia un po’ più scura della roccia in fondo.

    Voglio solo l’azzurro.

    Chiudo ancora gli occhi. Respiro. Uno. Due. Tre volte.

    Riapro gli occhi. Sono pulito. Puro. Depurato.

    Che fastidio quella macchia più scura.

    Che tipo di roccia è? Voglio solo purezza.

    Mi avvicino. Cos’è?

    Mi avvicino. COS’E’?

    Un sacchetto? Un sacchetto di cosa? Di merendine.

    NOOOOOOOOOO!!!

  • 11. ELM

    TIPO PSICOLOGICO (La missione)

    (Enorme senso di responsabilità. Schiacciato dal proprio ruolo. Arriva a sfinirsi. Basta un piccolo surplus che poi va in esaurimento fisico. Grande disponibilità).

    È forte, capace, energico, perseverante, efficiente e intuitivo, affidabile e altruista.

    Ha un grande senso del dovere e capacità di sacrificio. Sente di avere una missione nel mondo, ma spesso è schiacciato dal senso del dovere. Vive più per il mondo esterno che per se stesso. Sente di dover soddisfare le aspettative altrui, provocando in se stesso una sorta di ansia da prestazione. Tende, pertanto, a strafare, riempendosi d’impegni e incarichi, fino ad arrivare all’esaurimento. Non sa prendersi cura di sé, non sa di cosa ha bisogno, non si rende conto dei propri limiti.

    Essendo perfezionista, non è mai contento dei risultati che vuole sempre migliorare, creandosi un lavoro senza fine. Stima se stesso più per ciò che fa, che per ciò che è. Non essendo, pertanto, concentrato sulla sua persona, non si rende conto quando non è più in grado di reggere l’impegno e può arrivare a uno stato di esaurimento temporaneo in cui non si sente più all’altezza del compito intrapreso, perdendo la fiducia in se stesso. Il momento di difficoltà, solitamente, è temporaneo e si riprende con grande rapidità.

    Ha la tendenza alla rigidità e ha difficoltà a modificare il proprio operato al modificare di eventi esterni.

    I bambini sono buoni, operosi, altruisti, generosi e sempre affaccendati. Vogliono fare da soli, senza aiuto e si assumono volentieri piccole responsabilità. Accudiscono volentieri i fratelli più piccoli e vogliono avere molta fiducia. Non devono essere sovraccaricati d’impegni, altrimenti possono entrare nello sconforto e perdere il gusto di quello che fanno.

    FISIOGNOMICA

    È asciutto, magro, rigido, serio e sobrio. Poco incline ai piaceri e al rilassamento, è sempre attento e all’erta, pronto a dare il suo contributo. Le spalle sono strette, la struttura non è molto forte e può avere un cedimento.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Rosales, Famiglia: Ulmaceae, Genere: Ulmus, Specie: Ulmus Procera.

    L’Olmo inglese appartiene alla famiglia delle Ulmacee. È un albero a foglie decidue di 20-30 metri di altezza. Per il suo portamento elegante è molto usato in parchi e in grandi giardini.

    Gli olmi sono stati pesantemente decimati da una malattia detta grafiosi, provocata da un fungo di origine asiatica, giunto in Europa intorno al 1920 e in Nord America nel 1928. Dato per estinto, gli alberi sono rinati dalle radici.

    Fiorisce in febbraio/marzo, i fiori si schiudono prima delle foglie e sono riuniti in piccoli grappoli di colore marrone rossastro, sono piccoli con quattro tepali minuscoli da cui fuoriescono due pistilli e le antere cuoriformi rosse.

    Fruttifica prima che compaiano le foglie, che nascono quando i frutti incominciano a lasciare l’albero. Le foglie sono asimmetriche, piccole, pelose con margine dentellato.

    I frutti sono dispersi dal vento per la radicazione, ma la loro capacità germinativa è debole.

    L’albero, pertanto, si riproduce per polloni dalle radici anche a molti metri dalla pianta madre, per cui sono tutti cloni.

    Il tronco è imponente, dritto, con alcuni grossi rami orientati verso l’alto e molti rami sottili. Gli uccelli provocano la piegatura dei rami sottili, che poi tornano a salire.

    La medicina popolare usava la corteccia e le foglie per trattare ferite lievi e come cicatrizzante.

    UTILIZZI

    Si utilizza per esaurimenti fisici, dolori acuti (es. colica, osteoarticolari), astenia, gambe gonfie e ginocchia deboli. Sindromi da Burnout e di Atlante.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    L’UOVO.

    La mano si portò dietro la spalla e, con movimento a scatto, lanciò in avanti il piccolo bastone trovato a terra.

    Subito, un aggregato adorante di orecchie ondeggianti, di coda roteante e di lunghi peli portati all’indietro dal vento virtuale, lo rincorse fino al punto in cui era caduto.

    Denti umidi di eccitazione lo raccolsero e lo riportarono alla mano, origine del movimento.

    Non era stato il primo lancio e gli occhi dei partecipanti promettevano che non sarebbe stato l’ultimo.

    Il cane teneva gli occhi fissi sulla mano dell’uomo.

    Nuova partenza del bastone. Nuova corsa delle orecchie. Nuovo passaggio dai denti alla mano.

    Era oltre un’ora che il balletto era partito. La stanchezza e il sudore si evidenziavano nella faccia lucida dell’uomo e nella lingua sempre più sporgente del cane.

    Altro lancio.

    Altra corsa andata e ritorno, anche se un po’ meno convinta.

    Era un giorno di ottobre.

    I colori attorno erano una lenta discesa di chakra: dal verde al rosso.

    Strano, pensava, l’uomo; la natura si sta addormentando e si risvegliano i colori più fisici.

    O forse è giusto così. Il dormire è una forza centripeta, ci si chiude in se stessi, si ritorna nell’uovo, protetti dalla forza della mente altrui, ma disarmati da possibili attacchi fisici. Ci devo pensare. Intanto lancio ancora il bastone.

    Il legno roteò in aria e, ancora, il grosso naso scuro, con qualche piccola macchia rosa, lo fissava nella tensione della rincorsa, come fosse dietro un mirino.

    Si diverte con me, pensava il cane, riesce a lasciare i cattivi pensieri fuori dal branco.

    Si guarda attorno, ma gli occhi sono solo per me. Avrei voglia di leccarlo, ma sono troppo impegnato con il gioco. Si sta divertendo, non posso smettere adesso.

    Altro lancio.

    Tutti eravamo nell’uovo. Ci siamo stati nove mesi. Mi piacerebbe ricordare qualche cosa. Forse mi servirebbe per capire e capirmi….. devo farmi ipnotizzare.

    Sono contento di essere nel branco di questo umano. Ha sempre voglia di accarezzarmi. Mi piace come mi gratta la pancia. Per capire la reale bontà di un umano basta vedere come gratta la pancia.

    Altro lancio.

    Guarda com’è contento di correre. E come osserva ogni mio movimento. Non ci fosse stato lui, mi sarei veramente chiuso nell’uovo. È riuscito a farmene uscire con il suo affetto e le sue leccate.

    Mi guarda e sorride. Finalmente ha ricominciato a sorridermi. Dov’è andato il bastoncino? Eccolo. Certo che, un po’ masticato ha un sapore più buono.

    Altro lancio.

    Comincio a essere un po’ stanco. Beato lui che ha una trazione a quattro zampe motrici. Io ne ho solo due. Oltretutto il menisco mi fa male e ultimamente sono ingrassato.

    Speriamo che sia una delle ultime corse. Le zampe cominciano a bruciarmi, beato lui che ha le scarpe. Questi sassi sono appuntiti.

    Altro lancio.

    Adesso basta. Mi metto a sedere sul sasso. Non ce la faccio più. Ma prima non potevo smettere, era tanto contento.

    Finalmente si è seduto. Ho le zampe bollenti. Ma prima non potevo smettere, era tanto contento.

    Il cane si accucciò di fianco all’uomo, con il muso appoggiato sulle sue scarpe.

    L’uomo allungò la mano e incominciò ad accarezzargli il pelo.

    Dopo poco il cane si girò, mostrandogli la pancia. Che gli fu immediatamente grattata con grande impegno e soddisfazione.

    E rimasero fuori, entrambi, dall’uovo.

  • 12. GENTIAN

    TIPO PSICOLOGICO (L’amarezza)

    (1° grado di depressione. Scoraggiato. Amarezza. Distante dagli incoraggiamenti. Insensibili agli eventi positivi).

    È incerto, dubbioso, scettico, non crede. Dice che vuole essere realista e logico, in realtà, è proprio la sua mente che inserisce dei dubbi e lo porta a vedere più i limiti delle possibilità. Vede tutti i più piccoli dettagli negativi per affermare l’impossibilità di fare determinate cose, non riuscendo ad avere una visione d’insieme.

    Questo tipo psicologico non riesce a stare senza problemi, in mancanza, è portato a crearseli. Mette sempre dei blocchi e delle resistenze al flusso della vita, rimanendo sempre insoddisfatto e poco convinto.

    Tende a demoralizzarsi e abbattersi alle prime difficoltà, che sovrastano tutto quello che c’è di positivo, ingigantendo il suo problema.

    Il suo atteggiamento è di ostacolo proprio al cambiamento del suo modo d’essere.

    Non avendo una visione d’insieme è portato a non considerarsi facente parte di un tutto più grande e si chiude nella propria persona.

    Oltre ad essere pessimista, è molto critico rispetto alla società: non funziona nulla.

    Non riesce ad avere momenti di felicità, perché pensa a quanto siano effimeri. Ricorda, pertanto, solo i momenti spiacevoli della sua vita e cerca di smontare gli altri nelle loro attese.

    I bambini sono un po’ tristi e si perdono d’animo facilmente, bastano piccole contrarietà per provocare scoraggiamento e l’abbandono degli obiettivi.

    Anche durante il gioco hanno dei momenti di sconforto che arrivano al pianto e si ritirano ai primi momenti di difficoltà.

    Devono essere aiutati facendoli concentrare sugli aspetti positivi, rispetto a quelli negativi.

    FISIOGNOMICA

    La fronte è ampia e piatta, l’espressione triste e dubbiosa. Il fisico è magro come se il dubbio lo consumasse. Dà l’impressione di essere sempre all’interno di un contenitore che lo separi dal resto del mondo, tenendo anche una postura semirigida.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Gentianales, Famiglia: Gentianaceae, Genere: Gentiana, Specie: Gentiana Amarella.

    La Genzianella autunnale fa parte della famiglia delle Genzianacee. È una pianta erbacea biennale, che cresce sui prati delle zone submontane alpine. Predilige le distese calcaree e aride, dove l’erba è bassa. È una piantina alta da 10 a 30 centimetri a seconda dell’altitudine. Fiorisce da agosto all’inizio di ottobre. I fiori spuntano dall’ascella delle foglie, hanno un picciolo corto e un tubo corollino molto lungo che si apre in cinque lobi. Visti dall’alto i fiori sembrano delle stelle. Il colore è tra il violetto e il porpora con una frangia bianca all’interno. Secondo le variazioni di temperatura hanno la capacità di aprirsi e chiudersi a una velocità sorprendente.

    La pianta è piccola in modo da trattenere meglio l’umidità e poter crescere in condizioni difficili.

    La radice è un rizoma e contiene dei principi amari. Le foglie sono lunghe, lanceolate, lisce e ben definite, di colore verde scuro e senza picciolo.

    La medicina popolare utilizzava questa pianta per trattare l’isteria e l’emicrania. I suoi principi attivi sono sostanze amare (genziopicrina), alcaloidi (genzianina), zuccheri, enzimi.

    UTILIZZI

    Il fiore Gentian agisce sulla fragilità, sui tessuti che cedono. È utile nelle malattie con ricadute, dove c’è una resistenza alla guarigione. È anche il rimedio della depressione per causa conosciuta. Si utilizza per l’elaborazione di un lutto, considerato come perdita di una persona o di una cosa cui si teneva. Si usa, inoltre, nell’astenia e nelle riabilitazioni motorie.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA TERZA VIA.

    “Bene ragazzi, penso che della novella La Giara di Pirandello abbiamo già detto molto, qualcuno ha qualche cosa da aggiungere?”.

    In fondo all’aula, sulla sinistra, vicino al muro si alzò, non molto decisa, una mano.

    “Io avrei una mia ipotesi”.

    “Dì pure”.

    “Per me l’artigiano, Zì Dima, l’ha fatto apposta di chiudersi nella giara”.

    Sorrisi, sbadigli, indifferenza, curiosità.

    “L’ha fatto apposta perché voleva schermare un mondo che non sentiva più suo e chiudersi in un microclima esistenziale a lui più consono”.

    Curiosità, sorrisi, sbadigli, indifferenza.

    “Mi congratulo, sia per microclima esistenziale, sia per consono, ma non lasciarci sulle spine e continua”.

    “Esaminiamo la società del tempo, l’importanza della roba, la poca considerazione che si aveva dei sottoposti in generale e degli artigiani in particolare. Zì Dima diceva di avere una colla che avrebbe potuto riparare la giara senza fare altro. Ma Don Lolò aveva imposto il suo volere, non poteva accettare le conoscenze che un sottoposto diceva. Non le poteva accettare perché erano provenienti dal suo cervello. Un contadino doveva eseguire, non poteva pensare. Se avesse accettato la cosa, cambiava l’organigramma della società. Quell’ordine che non poteva essere modificato”.

    Curiosità, sorrisi.

    “Vai avanti”.

    “Era stanco dello stato delle cose. Era stanco di avere a che fare con chi, solo per nascita, si riteneva intellettualmente superiore a lui, impedendogli di esprimere il suo talento.

    Sì, l’avrebbe pagato. Ma il lavoro era fatto male. Molto peggio di quello che lui poteva fare e avrebbe comunicato al mondo non chi era, ma chi gli altri volevano che fosse.

    Era stanco dello stato delle cose e, pertanto, decide di mettere un filtro tra lui e gli altri. Si chiude dentro alla giara, aggiustata nel modo indegno che gli era stato imposto, e rimane con le sue idee, il suo talento e la sua voglia di modificare le cose”.

    Curiosità, pensieri.

    “Quindi non credi allo sbaglio. Al non considerare la ristretta bocca della giara”.

    “Assolutamente no. Un artigiano come lui, con la sua esperienza, le sue capacità, non poteva commettere un errore di questo tipo. L’ha fatto apposta”.

    “Ma perché? Tanto sapeva che non poteva rimanere lì a lungo”.

    “E’ stata un’azione dimostrativa indirizzata a se stesso e alla società. Non posso esprimermi? Allora rimango da solo. Se si fosse chiuso in casa non lo avrebbe saputo nessuno, eccetto la sua famiglia e lui si sarebbe sentito un fallito perché la fine della sua solitudine l’avrebbe segnata una squallida apertura di porta. In questo caso, invece, è stata la rottura di un oggetto di valore, così tutti ne avrebbero parlato. La cosa è riuscita a tal punto, che per tutta la notte ci furono canti e balli. Tutto il paese ne avrebbe favoleggiato per anni.

    Un enorme successo mediatico. Sicuramente da milioni di connessione di Youtube”.

    Pensieri, Curiosità.

    “L’accostamento Pirandello e Youtube è alquanto ardito, ma, ammetto, di un certo interesse. Come potresti concludere la tua fantasiosa ipotesi?”.

    “Semplicemente che Zì Dima ha trovato un modo politicamente interessante di esprimere il suo disagio rispetto ai valori della società. Non si è chiuso, inutilmente, nel suo mondo disprezzando la convivenza e non riuscendo a reggere il dialogo con l’esterno.

    Ha affermato le sue posizioni, in modo incisivo, coinvolgente ed efficace. Tant’è che ancora se ne parla dopo un secolo”.

    “Quindi non ritieni che se ne parli solo perché un’opera di Pirandello”.

    “Certamente anche per quello, ma soprattutto per un disagio che tutti provano, soprattutto in questi momenti storici ed economici molto complicati”.

    “A proposito di tempi storici differenti. Come si comporterebbe oggi Zì Dima?”.

    “Sarebbe un artigiano che non emette fattura”.

  • 13. GORSE

    STATO TRANSITORIO (La rabbia interiore)

    (2° fase depressione. Forza e tenacia. Ittero del fegato, organo dove si accumula la rabbia. Spine accumulatori di energia).

    La persona si sente incerta e non crede di farcela. Prova un senso di sconfitta e depressione. Ha perduto la speranza dopo avere resistito a lungo in situazioni difficili, come una malattia o altro.

    È un fiore di passaggio per i momenti di disperazione, quando sembra che niente possa più funzionare e si spera solo in un miracolo.

    È frequente nelle malattie gravi, croniche, in persone che hanno provato molte altre cose senza successo. C’è un senso di non soluzione. Se si continua a curarsi è solo per far piacere alle persone vicine che insistono.

    In realtà è un rifiuto della prova che la vita ti sta mettendo davanti.

    Non sono passivi e senza energia, ma la loro è una resa piena di rabbia. Si crea pertanto un blocco di energia che impedisce un’evoluzione positiva del fattore disequilibrante.

    Nei bambini può essere utile quando sono in uno stato depressivo per un lutto non elaborato (può essere anche una bocciatura o un rimprovero), una grave malattia o un handicap. Hanno bisogno di avere un ambiente intorno in cui ci sia fiducia, altrimenti non riescono a trovare al loro interno delle risorse che li facciano proseguire nella gestione del problema.

    FISIOGNOMICA

    Le persone in questo stato parlano poco e hanno gli occhi spenti, con grandi occhiaie. Non riescono a essere interessati a nulla.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Fabales, Famiglia: Fabaceae, Genere: Ulex, Specie: Ulex Europaeus.

    Il Ginestrone appartiene alla famiglia delle Leguminose o Fabacee o Papilionacee. È un arbusto sempreverde spinoso di medie dimensioni diffuso nell’area mediterranea. È una pianta pioniera che cresce su terreni acidi, sabbiosi, poveri e sfruttati, anche in condizioni molto difficili. Forma cespugli che possono raggiungere anche 3-4 metri di altezza. Produce fusti legnosi di colore verdi, eretti, scarsamente ramificati, completamente ricoperti da piccole foglie lineari, spinose, rigide e di colore verde scuro. Produce molti piccoli fiori di colore giallo oro, molto profumati. Può fiorire tutto l’anno, con un massimo in primavera e all’inizio dell’estate. La corolla ha cinque petali disuguali a simmetria bilaterale. I frutti sono legumi, piccoli baccelli bruni e pelosi, che a maturazione esplodono scagliando i semi lontano dalla pianta. Il fusto principale è breve e peloso e si apre in rami eretti e ascendenti, spesso un po’ rigidi e rivestiti di spine. Anche in caso di danni dovuti al gelo, le piante possono riprendersi rapidamente. La radice è molto forte e ben attaccata alla terra. Le foglie, quando spuntano, sono tenere, ma dopo diventano spine rigide.

    UTILIZZI

    Si utilizza per ristabilire la reattività dei tessuti quando le risposte alle terapie sono troppo scarse. Aiuta ad affrontare le malattie croniche. Attiva la reazione immunitaria. Itterizia.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    APPLE.

    La pressione sul numero 14 fece illuminare il pulsante e partire l’ascensore.

    All’uomo s’indurì il viso: dopo qualche sporadica battaglia vinta, aveva perso la guerra.

    Stava salendo, come altitudine e odio verso il mondo, ma calando di autostima.

    Portava la resa, senza condizioni, al suo avversario.

    S’illuminò il 2.

    Aveva fondato la sua azienda da giovanissimo, senza neanche finire gli studi. Una pazzia. Una dolce pazzia.

    Nessuno aveva le sue idee. Non poteva scappare dal destino.

    Il 3.

    Un garage era stato il suo primo laboratorio. Pieno di cose, di speranze e scommesse.

    Bruciava dentro. La fame di obiettivi da raggiungere lo travolgeva.

    Il 4.

    Hardware, software, grafica, contrattazioni, compromessi.

    Arrabbiature. Fughe. Pianti. Abbandoni.

    Il 5.

    Passate tutte le emozioni possibili.

    Dalla disperazione all’esaltazione.

    Il 6.

    Il mondo in mano. L’euforia. Essere davanti a tutti. Il successo.

    Guardarsi indietro e non trovare neanche gli amici.

    Il 7.

    Il successo. Totale. Unico. Irripetibile.

    Gli errori. Le incomprensioni. Le rinunce e i pianti.

    L’8.

    Le ferite dai nemici.

    Le pugnalate dagli amici.

    Il 9.

    Di nuovo il successo. I compromessi. La famiglia.

    Non essere più solo. La speranza.

    Il 10.

    Cambiare gli amici. Cambiare i nemici.

    Nuove idee. Sono solo. La famiglia.

    L’11.

    Il tradimento degli amici. L’abbandono.

    La disperazione.

    Il 12.

    L’isolamento. I pianti. La rabbia.

    Ancora la rabbia. La vendetta.

    Il 13.

    La vendetta. La rabbia. Le idee.

    La sconfitta. La rabbia. Le idee. La rabbia. La sconfitta.

    Il 14.

    La porta si apre. Un uomo entra.

    ‘Buongiorno signor Jobs. A che piano va?’

    Rabbia. Idee. Rabbia. Idee.

    “Al piano terra, grazie, sto uscendo”.

  • 14. HEATHER

    TIPO PSICOLOGICO (La brughiera)

    (Il bambino bisognoso di attenzioni. Una brughiera di IO…IO…IO. Egocentrico e logorroico. Vampiro energetico. Vuoto interiore).

    Questo tipo è egocentrico ed eccessivamente concentrato su se stesso. Ha bisogno di affetto e di attenzione, ma non riesce ad avere un rapporto bidirezionale, per cui si chiude nel suo ego. Ha bisogno di essere al centro delle attenzioni degli altri. Si sente molto solo e, pertanto, cerca un interlocutore per parlare della sua persona, non certamente per ascoltarlo. Assorbe energia dal suo interlocutore continuando nei suoi monologhi che non ammettono interruzioni. Non essendo in grado di ascoltare gli altri, spesso rende più colorite le cose che racconta per non concedere spazio. È invadente.

    Spesso, per queste motivazioni, è evitato dagli altri e la sua solitudine aumenta.

    Ci può essere una variante di questo tipo psicologico: un Heather che non parla, sempre però per attirare l’attenzione dell’ambiente.

    I bambini cercano di essere al centro dell’attenzione in modo esagerato, urlando o facendo gli spiritosi. Cercano sempre dei compagni di giochi che però stancano con i loro capricci, la loro invadenza e il loro egocentrismo.

    Per attirare l’attenzione degli adulti hanno un atteggiamento maleducato, accettando con soddisfazione la punizione seguente, che li mette ancora in evidenza.

    Mangiano molto, soprattutto dolci. Bisogna dare loro dei limiti e non accettare il loro modo di fare, con affetto, ma anche con determinazione.

    FISIOGNOMICA

    Il viso è grande, per attirare al meglio l’attenzione, con una voce potente. Il corpo è vigoroso e attivo che è utilizzato per mettersi in evidenza.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Ericales, Famiglia: Ericaceae, Genere: Calluna, Specie: Calluna Vulgaris.

    L’Erica appartiene alla famiglia delle Ericacee. È presente diffusamente nel Nord dell’Italia. Cresce fino a 2700 metri. Si trova in luoghi difficili (terreni aridi e poco fertili, molto acidi e silicei) in coabitazione con poche piante diverse, formando le brughiere. Nelle zone in cui è presente, rende il terreno ancora più acido, rendendo molto difficile la vita di altre piante.

    È un arbusto sempreverde, alto 70-80 centimetri, con fusto legnoso, ramificato e contorto. Fiorisce da agosto a settembre dopo la foliazione. I fiori sono molto fitti con il calice diviso in quattro lobi color rosa lilla come la corolla a stami lunghi e uno stilo che esce dal calice. Con l’abbondante nettare richiamano un gran numero di api.

    La radice è robusta, profonda, fitta e aggrovigliata.

    Le foglie sono a rosetta alla base del fusto, senza picciolo, opposte e squamiformi, molto ravvicinate tra loro.

    La medicina popolare utilizzava i fiori per la loro proprietà diuretica, come infuso, in caso di cistiti, calcoli renali, problemi alla prostata e per l’eliminazione degli acidi urici, contro le infiammazioni cutanee.

    UTILIZZI

    Si utilizza come fluidificante per il muco, per la sindrome di Sjogren, per contrastare la bulimia, l’ipocondria e per combattere i tumori cerebrali.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA TROTTOLA.

    Eccomi qui. Inutile.

    Sono sdraiata sul pavimento e i miei disegni colorati sono fermi, statici, bloccati. Senza pubblico.

    Dai bambino, avvicinati. Gioca anche con me, non solo con quegli stupidi Lego. Non hanno personalità, creatività, nulla. Fanno solo quello che vogliono gli altri.

    Io, invece, giro. Giro. Giro. E faccio vedere agli altri i miei colori, i miei disegni, il mio equilibrio. Sono bella e tutti mi devono guardare.

    Dai bambino. Lascia stare quegli stupidi parallelepipedi puntuti. Pieni di sgradevoli spigoli. Senza quelle belle forme rotonde che attirano le persone.

    Io sono morbida, aggraziata, sorridente.

    Dai, vieni e ti farò divertire.

    Bene. Avvicinati. Bene.

    O che bello. Mi sta alzando.

    Mi mette tra le sue dita e mi lancia.

    Giro. Giro. Mi guarda. Gli parlo con i miei colori, la mia velocità.

    Guardami. Leggimi. Ascoltami. Sono bella.

    Anche tu mi parli?

    Scusa, ma non capisco. Vado veloce. Molto veloce. Troooooppo veloce. Non sento, non posso sentire.

    Oh che bello. Oh come sono bella. Che piacere girare e farsi ammirare dal mondo.

    Scusa, anche se parli non sento. Sono troppo veloce. Troppo colorata.

    Io giro. Giro. Però sto rallentando.

    Dai bambino, un’altra spinta.

    Bravo. Bravissimo.

    Dai, questa è velocissima. Giro fortissimo, sono bellissima.

    No, non insistere. Non ti sento. Sono troppo veloce.

    Ma non parlare, che bisogno hai?

    Guardami, ammirami, rimani vicino, per giocare con me.

    Giro. Giro.

    Mi sto avvicinando ai Lego.

    Ma sì, voglio bene anche a voi. Sono troppo felice. Troppo bella.

    Venite vicino. Vicino a me.

    Venite vicino. Sono velocissima.

    Attenti. Non troppo vicini. Sono velocissima e coloratissima.

    Non toccatemi. Attenti. Oh. Attenti. ATTENTI!

    Visto. Mi avete toccato. Vi avevo detto di stare attenti!

    Mi avete toccato e mi avete sbattuto sotto questa sedia. Ancora sdraiata.

    Dai bambino, lascia perdere quegli stupidi e vieni qui a farmi girare.

    Dai bambino, che ti diverti.

    Dai bambino……DAI BAMBINO……

  • 15. HOLLY

    TIPO PSICOLOGICO (L’ombra)

    (Rancore. Odio. Gelosia. Vendetta. Cuore chiuso).

    È una persona intelligente, attiva, piena di energia e di risorse. Vive le emozioni, per la sua grande sensibilità, con intensità. Pensa che l’amore potrebbe essere al primo posto, ma, vedendo intorno molte cose che non apprezza, pensa che il mondo gli sia avverso e ha sempre la sensazione di essere raggirato ed escluso. Non riesce ad avere soddisfazione per il suo bisogno di amore e, pertanto, si protegge chiudendosi dentro un guscio di astio. Ha un carattere molto permaloso e crede di avere tutti contro, utilizzando tutte le armi possibili per punire chi non gli ha dato quell’amore di cui ha bisogno. Può arrivare ad atteggiamenti estremi come l’odio e la vendetta.

    È arrabbiato perché è ferito da grandi delusioni e dolori che ha portato a un blocco dei suoi sentimenti. Ha un carattere totalmente passionale, esibizionista e concentrato sulla sua persona.

    Di solito ha avuto un genitore debole che ha subito la sua invadenza emozionale in modo passivo. Crescendo ha dei grossi problemi nelle relazioni affettive, solitamente viene abbandonato senza, per lui, delle spiegazioni accettabili. Non si rende conto che questa sua intensità emotiva ha finito per stancare il partner. Gli abbandoni lo portano a entrare in un circolo vizioso di astio e ricerca di amore.

    È pieno di energia, temerario, esplosivo e concitato, con grande personalità. Può essere molto sgarbato con anche espressioni molto violente.

    I bambini sono molto provocatori, violenti, dispettosi e irruenti. Sono anche molto gelosi, soprattutto nel caso di nascita di un fratello. Hanno un assoluto bisogno di amore intenso e totale, come sono loro. Richiedono una figura adulta più forte di loro che sappia contenerli e soddisfare i loro bisogni di affetto.

    FISIOGNOMICA

    Nelle donne si notano capelli folti, ricci che tengono solitamente lunghi. I tratti del volto sono decisi, il seno e i fianchi sono molto evidenti. L’uomo ha un petto ampio, quadrato. Le spalle sono molto larghe e i capelli folti e forti.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Aquifoliales, Famiglia: Aquifoliaceae, Genere: Ilex, Specie: Ilex Aquifolium.

    L’Agrifoglio fa parte della famiglia delle Aquifoliacee. È una specie spontanea dell’Europa centro occidentale. È un albero sempre verde che può arrivare fino a 10 metri di altezza, è presente in tutta l’Italia, ma prevalentemente al Nord. Preferisce i suoli acidi ed è sensibile al gelo. È molto longevo e può arrivare ai 300 anni. Ha bacche rosse e foglie verde scuro coriacee, che riescono ad assorbire la massima quantità di luce, e dotate di spine. Sono dioiche e fioriscono in maggio. I fiori sono bianchi o rosati, composti da quattro petali e profumati. I frutti globosi durano tutto l’inverno, sono bacche velenose per l’uomo ma non per gli uccelli che ne diffondono i semi. Il fusto è diritto con la corteccia grigia chiara nelle piante giovani, più scura nelle adulte. Le radici sono forti, legnose, lunghe. La principale è fittonante. Le piante giovani non sopportano il vento.

    Le foglie erano impiegate dalla medicina popolare soprattutto per la loro proprietà febbrifuga, antireumatiche ed antiartritiche. La corteccia era usata esternamente con il decotto o tintura vinosa contro la febbre e i reumatismi.

    I principi attivi contenuti in questa pianta sono una sostanza, l’ilicina, contenuta nelle foglie che è la responsabile dell’azione febbrifuga e tonica e che ha caratteristiche simili alla caffeina. Inoltre foglie e corteccia contengono tannini e pectine.

    UTILIZZI

    Si utilizza per eruzioni, intossicazioni, avvelenamenti, irritazioni, infiammazioni, pruriti, Aids, tumori, problemi epatici e cardiaci. Vaporizzato nell’ambiente, stimola armonia e collaborazione.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    MEMBRANA.

    Senza dover amare l’animale percorre la sua vita.

    Certo che ne scrivevo delle cazzate da giovane.

    Mi sto annoiando, ho voglia di uscire.

    Se gli animali non amano, chi è in grado di amare?

    Sono sempre disponibili alle carezze. Hanno sempre voglia di darti una leccatina in una mano.

    Non si tirano indietro quando tu hai aperto il cuore. Hai dato amore e avresti il diritto di riceverne.

    Il cuore, la membrana osmotica dell’amore. Quella della doppia direzione che ci hanno insegnato in fisica.

    Quando la soluzione si abbassa di concentrazione, ecco che dall’altra parte arriva della sostanza a rimpiazzarla.

    Mi sto proprio annoiando, ho proprio voglia di uscire da casa.

    La membrana che dirige, come un semaforo, il passaggio dell’amore.

    Oggi sono io che do le emozioni di cui hai bisogno, domani sarà il contrario.

    Tutto organizzato, coordinato e guidato dal verde del semaforo della membrana.

    Mi sembra così facile, così ovvio, democratico, etico, umano. Non riesco a comprendere come si possa non essere d’accordo.

    Uffa, che noia. Vorrei proprio andare fuori.

    Invece non è così. La mia membrana ha sempre funzionato in una direzione.

    Da me verso gli altri. Dal mio cuore all’esterno, ai tanti cuori che mi hanno accompagnato nel mio nuotare nella soluzione, a diversa concentrazione, dell’emozione.

    Ho amato, ho abbracciato, baciato, pianto.

    Ho ricevuto indifferenza, promesse, inaffidabilità, sarcasmo, umiliazioni.

    Ho cercato spiegazioni non avute.

    Giustificazioni non credibili.

    Contatti rifiutati.

    Abbracci respinti.

    Commozioni inutili.

    Ho proprio voglia di fare una passeggiata al sole di primavera.

    La membrana che mi avvolge da sempre, però, non si è aggiustata.

    Funziona sempre in una e una sola direzione, verso l’esterno come una forza centrifuga che continua ad asciugare il mio affetto per gli altri.

    E la mia rabbia è aumentata sempre di più.

    Perché non mi volete?

    Perché?

    Perché non capite quanto vi posso dare?

    Vi odio.

    Vi disprezzo. Voglio allontanarvi. Devo cercare di farlo.

    Quando potrò uscire?

    Che cosa ha detto il giudice? Non ricordo.

    Mi ricordo solo il suo disprezzo quando mi ha detto: STALKER.

  • 16. HONEYSUCKLE

    TIPO PSICOLOGICO (Giano bifronte)

    (Una faccia rivolta al futuro una al passato. Vive nel passato. Nessuna evoluzione interiore. Il ricordo inebria come il profumo del fiore toglie lucidità).

    Ha uno scarso interesse al presente, vivendo nel passato. Vorrebbe rivivere le esperienze passate, che ritiene felici e irripetibili. Preferisce avere tutto sotto controllo, quindi ricordi senza sorprese, alle sorprese che potrebbero arrivare dagli avvenimenti del presente.

    In questo modo la persona è statica, non ha interessa alla crescita o a fare nuove esperienze. Rifiuta i normali cambiamenti della vita.

    Si culla nei ricordi e vive nel rimpianto e nella nostalgia. Non assapora la vita e i suoi piaceri. Non esce ad elaborare il lutto della perdita delle persone amate, rimpiange quelle che lui ritiene le opportunità perdute e i sogni non realizzati. Vorrebbe fermare il tempo e le normali trasformazioni fisiologiche del corpo.

    Si dimostra chiuso, malinconico, infelice e bloccato negli sviluppi personali.

    I bambini sono mammoni, piangono e non vogliono alzarsi per andare a scuola. Abbandonano malvolentieri il latte materno, il ciuccio e il biberon. Quando sono in vacanza, hanno il desiderio di tornare a casa.

    Non bisogna avere troppo accondiscendenza riguardo al desiderio di non abbandonare il ciuccio e il resto, altrimenti si rischierebbero dei ritardi evolutivi.

    FISIOGNOMICA

    È magro, asciutto, rigido di schiena. La pelle può essere secca e lo sguardo spento e malinconico. È appassionato di storia e di oggetti antichi.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Dipsacales, Famiglia: Caprifoliaceae, Genere: Lonicera, Specie: Lonicera Caprifolium.

    Il Caprifoglio appartiene alla famiglia delle Caprifogliacee. È una piante legnosa, rampicante, perenne, con fusti volubili che si arrampicano sulle altre piante e gambi penduli. Cresce nei boschi caducifoglie. Vive in terreni limosi, sabbiosi o sassosi, poveri di calcare. Può arrivare a ricoprire completamente anche alberi fino a 6 metri di altezza. Riesce a sopravvivere solo in presenta di sufficiente luce, che cerca andando verso l’alto.

    Fiorisce a giugno e luglio, i fiori sono riuniti in fascetti al centro delle foglie superiori, esternamente di rosso vivo. I boccioli sono chiusi, tubulari, rigonfi all’apice, color crema; sono formati da 5 petali fusi nel senso della lunghezza.

    All’apertura mostrano l’interno che è di colore bianco avorio. Il profumo è intenso, maggiormente di notte, e riesce a stordire chi lo annusa. L’impollinazione avviene attraverso le farfalle notturne: le Falene. Il giorno dopo l’interno del fiore diventa giallo scuro. I frutti sono bacche rosse, carnose e raggruppate all’estremità del gambo. Le foglie sono caduche, verdi sopra e glauche sotto.

    Nella medicina popolare era utilizzato come diuretico, contro la gotta, come sudorifero, nei disturbi epatici. Le foglie e i fiori hanno proprietà antispasmodiche, emollienti, espettoranti.

    UTILIZZI

    Agisce quando si tornano a manifestare delle problematiche già, apparentemente, superate. In caso di non accettazione dei cambiamenti fisiologici (ad esempio la menopausa) o di lutti. Nella riabilitazione. Nel caso di regressioni in genere. Dolori alle gambe e contratture muscolari.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    SABBIA.

    Il movimento dei piedi era regolare e cadenzato, compatibilmente allo sprofondare nella sabbia.

    Era rossa, non troppo grossolana e manteneva le impronte, come calchi del passato. Era lì da milioni di anni e nulla lasciava pensare a un cambiamento dello stato delle cose. Era lì ad aspettare che milioni di piedi, umani e non, lasciassero delle tracce sulla sua superficie. Le stesse tracce che si potevano vedere volgendo lo sguardo dietro la schiena della persona che stava camminando.

    Sabbia davanti e dietro. Una superficie ondulata rossastra che sembrava infinita e si poteva dire, per la piccolezza del soggetto che stava avanzando faticosamente, che lo fosse.

    Il piede spingeva verso il basso, trasferendo la sua energia sulla superficie dei milioni di granelli di sabbia che lo sostenevano. Questi si arrotolavano tra loro, giocavano con l’invisibile rugosità in cui erano contenuti e disperdevano questa forza internamente, ammortizzandola e rendendola appena sufficiente alla progressione.

    L’impegno era molto, ma il risultato, sicuramente, imparagonabile.

    Il vettore della forza, come le lancette di un orologio energetico, giravano in senso orario e, dopo l’iniziale direzione anteriore, ruotava verso il basso e posteriormente.

    Il movimento, però, continuava. Passo dopo passo, sudore dopo sudore.

    Un’orma dopo la precedente, dopo la seguente.

    Un pendolo che ticchettava armonioso. Tic, passo. Tac, passo.

    Orma dopo orma.

    Avvallamento dopo avvallamento.

    La superficie ondulata coperta di piccoli crateri, lungo una linea retta.

    Un binario a scartamento ridottissimo che proviene dall’infinito remoto e va verso l’infinito prossimo.

    La persona sa che basta girarsi e il binario lo riporterebbe alla partenza.

    È una sicurezza, sa come tornare indietro anche in questo deserto di sabbia.

    È una sicurezza, il conosciuto è più conosciuto dello sconosciuto. Non ci sono dubbi.

    Lo sconosciuto potrebbe essere migliore del conosciuto? Certamente, ma perché rischiare?

    Camminiamo pure, ma è importante tenere i contatti con le emozioni che già ti appartengono, con le tue certezze.

    La persona che cammina, continua a farlo. Orma che segue orma.

    Il cammino però è un po’ meno armonioso, meno lineare, più a scatti. Addirittura si ferma, torna indietro, continua, si gira, si rigira. Bene o male va avanti. È sicura e corricchia, un po’ meno sicura e va al passo, insicura e si ferma.

    Spesso gira la testa e guarda le orme, ci sono. Bene, male che vada posso tornare indietro.

    Passo dopo passo.

    Improvvisamente si alza il vento. È una brezza. Non lo ferma. Continua ad avanzare, con gli occhi socchiusi dai granelli che svolazzano in aria.

    Prosegue, contro vento, in mezzo al rotolare della sabbia tra i piedi, le gambe, il torace, il collo, la bocca, la testa.

    Il vento diventa più forte, ma lei avanza. Il vento contro il torace. Contro il cuore. Fa fatica a respirare. La sabbia nella bocca, nelle narici, tra i capelli. Granelli che la ostacolano, ma non la fermano.

    Cammina ancora, non si ferma. Ne avrebbe voglia, ma non si ferma. Sa che se si ferma finirà sotto la sabbia, coperta da tutti quei granelli.

    Improvvisamente il vento cessa la sua corsa, i granelli diventano meno invasivi, meno arroganti. Tornano sulla terra, dov’è il loro posto.

    La persona continua a camminare, ora è più facile. Gli ondeggiamenti della superficie sono calati, la sabbia è più compatta, i piedi sprofondano meno, le orme meno profonde.

    Già, le orme.

    La persona si gira indietro, i segni del suo passaggio terminano dopo pochi metri.

    Il vento ha spazzato via tutto, come fa lo straccio con i segni del gesso sulla lavagna.

    Sicuramente qualche molecola rimane, impercettibile, a ricordare le antiche frasi scritte. Non bastano, però, per leggerle, è rimasta solo la loro energia, la loro forza emotiva.

    Anche sulla sabbia non bastano per tornare indietro. Sono rimasti i ricordi, non la via per tornarci.

    La persona si ferma, impaurita. Non sa cosa fare.

    China la testa. Poi sorride.

    E allunga la gamba.

    Per lasciare altre orme. Tutte in una direzione.

  • 17. HORNBEAM

    TIPO PSICOLOGICO (Il caffè)

    (Stanchezza mentale. Scarso entusiasmo routine quotidiana. Situazioni di stress elevate).

    È incerto, non crede di farcela a svolgere tutti i suoi impegni perché si sente stanco con l’energia bloccata. Il mattino già si alza con il pensiero di non riuscire a organizzarsi per la giornata e non potrà, quindi, completare tutti gli impegni prefissi. Invece, durante l’esecuzione, si rende conto di riuscire a portare a termine gli obiettivi.

    La sensazione di stanchezza è percepita prima dell’impegno. È una stanchezza mentale, perché, se riesce a superare il primo momento, torna a circolare l’energia. Vorrebbe rimandare l’inizio di ogni impegno, ma più rimanda e più sente la stanchezza. Il suo impegno non è dovuto alla convinzione, ma a un dovere, alla routine. Manca la spinta emotiva. A un Hornbeam la vita appare grigia e priva di significato.

    Se arrivano nuovi stimoli, cambia la prospettiva e la vita appare molto più interessante.

    Solitamente è poco interessato al sesso e al cibo, preferisce degli stimolanti per far scorrere l’energia.

    Il bambino tende a essere stanco, svogliato, inappetente e poco vitale. La mattina ha difficoltà ad alzarsi e non ha curiosità riguardo alle materie scolastiche. Non ha molte idee e tende a fare sempre gli stessi giochi, stancandosi immediatamente. Non riesce a tollerare i ritmi eccessivi e stressanti. Ha bisogno di ricevere nuovi stimoli, senza essere caricato eccessivamente d’impegni.

    FISIOGNOMICA

    Il corpo è privo di tonicità, con atteggiamenti mollicci. La sua concentrazione è più sul problema di iniziare a fare qualche cosa che sull’impegno vero e proprio.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Fagalales, Famiglia: Betulaceae, Genere: Carpinus, Specie: Carpinus Betulus.

    Il Carpino Bianco appartiene alla famiglia delle Betulacee. È un albero deciduo diffuso nell’Europa Centro meridionale e nell’Asia Minore, che raggiunge i 15-20 metri di altezza. Ha una chioma folta e arrotondata che vive fino ai 1000 metri preferibilmente su terreni freschi, sciolti e fertili con sufficiente umidità, ma ha una grande capacità di adattamento. È un albero molto robusto che resiste alle avversità atmosferiche. Ha una naturale tendenza ad assieparsi, fondendo i rami. Fiorisce tra marzo e maggio, secondo l’altitudine. I fiori dei due sessi sono sulla stessa pianta, quelli maschili sono riuniti in amenti lassi e penduli di colore giallastro con squame rossastre, i fiori femminili sono riuniti in amenti brevi, eretti o orizzontali e sono posti all’apice di getti terminali, hanno brattee verdi e due stigmi di colore rosso porporino. I frutti sono acheni ovoidi protetti da brattee membranacee verdognole trilobate e riunite in grappoli penduli. Il tronco è scanalato e cordato a sezione irregolare, con corteccia liscia e sottile. Le foglie sono semplici e distiche, con un breve picciolo e lamina ovato oblunga con margine doppiamente seghettato ed apice acuto. Con forti nervature, verde scuro nella pagina superiore e più chiare e pubescenti in quella inferiore. In autunno assumono il colore giallo e rimangono secche sugli alberi fino a primavera.

    UTILIZZI

    Si utilizza quando c’è una perdita di tono, un indebolimento localizzato, per tonificare lassità legamentose. In caso di stress, occhi stanchi e arrossati, miopia, varici, distorsioni e lussazioni.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    FRECCE.

    “Dai, vieni con noi Roberto”.

    “E dove andate?”.

    “A tirare con l’arco. Nessuno di noi l’ha mai fatto. Andiamo a provare. Dai vieni”.

    “A tirare con l’arco? Non ci penso nemmeno”.

    “Daaaai. Muoviti. Sempre seduto al bar. Se non ti muovi, ti rammollisci ancora di più….. Vieni che ti diverti. Lo sai”.

    “Veramente ricordo poche volte che mi sono divertito”.

    “Non è vero. E lo sai bene. Muoviti e non rompere le palle”.

    “Va bene. Ma vi guardo solo. Io non tiro”.

    “Fai quello che vuoi. Basta che ti alzi da quella sedia”.

    L’uomo, insindacabilmente sovrappeso, si alzò con notevole sforzo fisico e mentale. Allontanò la sedia e si avviò, poco convinto, accodandosi agli amici, ben più coinvolti nell’impresa che stavano per compiere.

    La sua andatura e i suoi pensieri passarono dal diesel lento della barca…..tum………tum……..tum, al diesel con qualche giro in più di un trattore….tum…tum…tum.

    L’inerzia si stava sciogliendo nel movimento rettilineo che aveva iniziato a fare, distratto anche dalla ragnatela delle battute cameratesche che l’avevano imprigionato.

    Il tragitto si rivelò più lungo e più divertente del previsto.

    La scuola di tiro con l’arco era organizzata in una stretta vallata, chiusa da due lati da alte pareti rocciose e, nel terzo, da una rete abbastanza alta da rendere davvero nulle le probabilità di trafiggere qualche ignaro turista.

    Le frecce incominciarono a essere lanciate. Qualcuna nel paglione, altre vicino allo stesso, la maggioranza a saggiare la consistenza del tappeto erboso.

    Gli arcieri stavano dimostrando, in modo evidente, che la fortuna del principiante non era, statisticamente, facile in quello sport.

    “Dai Roberto, prova anche tu, tanto peggio di noi sarà impossibile”.

    “Fate voi, io vi guardo”.

    Le frecce continuarono a partire, con traiettorie un po’ anarchiche e continua semina sul prato.

    “Dai Roberto. Non stare sempre seduto. Fai anche tu una brutta figura”.

    “Non c’è problema. Per me le brutte figure sono la normalità”.

    L’uomo grasso, si alzò e si avviò stancamente al punto dello scocco.

    …..tum………tum……..tum. Il diesel era tornato lento, da barca.

    Prese in mano l’arco. Era senza mirino. Senza orpelli strani e di difficile regolazione. Almeno, l’arco era come piaceva a lui. Semplice. Diretto. Un gioco senza parametri troppo noiosi da approfondire.

    Saggiò la corda. Una piccola estensione. Molto dura….forse troppo. Ci provo? Proviamo.

    ….tum…tum…tum. Stava aumentando i giri. Un piccolo trattore.

    Altra prova con la corda. Dura. Ancora un po’. Dura. Lascio la corda. Erba. La freccia nel prato. Lontano dal paglione.

    “Provo ancora”.

    ..tum..tum..tum. I giri aumentano.

    Tira la corda. Dura. Tira. Dura. Lascia. Erba.

    .tum.tum.tum. Altro aumento.

    Tira. Tira. Dura. Lascia. Erba.

    “Vaffanculo alla corda. Questa volta guardo il bersaglio”.

    Tumtumtum.

    Tira.Tira.Tira. Bersaglio. Bersaglio. Lascia.

    CENTRO.

  • 18. IMPATIENS

    18. IMPATIENS

    TIPO PSICOLOGICO (Il fiore di Bach)

    (Impetuoso. Ritmi diversi. Nervoso e scattoso).

    È veloce, acuto, intuitivo, molto intelligente, dotato di capacità superiori alla media. È in grado di pensare in modo rapido e di prendere decisioni altrettanto velocemente. È molto indipendente, non è ambizioso, può essere impulsivo e intollerante per chi è più lento. Ciò scatena in lui irritazione e impazienza, fino ad arrivare a veri e propri scatti di rabbia, anche se di breve durata. Non ha facilità a stare in pubblico, infastidito dalle regole e dalla lentezza. Non ha una visione complessiva della situazione, infatti la sua fretta eccessiva lo porta a visualizzare solo il bene immediato.

    È preso da un’attività frenetica e non è adatto alla routine. Ha delle reazioni eccessive per tutto quello che considera ostacoli, come ritardi e sprechi di tempo. Mette negli sprechi anche il riposo e il sonno e continua l’impegno con grande forza di volontà, ma con grandi tensioni emotive e fisiche. Ha la capacità di fare più cose contemporaneamente. Vede la sua vita come il raggiungimento di tanti obiettivi ravvicinati. Non riesce ad essere coinvolto nelle relazioni interpersonali, vivendo più nella mente che nel cuore; non è molto diplomatico dicendo le cose in modo diretto per non perdere tempo.

    Per un Impatiens conta solo l’obiettivo, non il procedimento. È molto sintetico e impara per schemi e mappe. Ha molto appetito e mangia velocemente senza dare troppa importanza alla qualità degli alimenti.

    I bambini sono sempre in movimento, si annoiano facilmente e hanno delle reazioni emotive forti, come il pianto o eccessi d’ira, se l’adulto che lo sta accompagnando si dilunga in qualche attività. Fanno tutto in fretta, ma si stancano della cosa in altrettanto poco tempo. Possono soffrire di tic nervosi. Amano il gioco e lo studio solitario, non sopportando i tempi degli altri. Hanno brevi attacchi di rabbia e amano i giochi frenetici e violenti.

    Hanno necessità di fare lunghe passeggiate, soprattutto in mezzo alla natura, e attività sportive che possano scaricare la loro iperattività. Bisogna rapportarsi con loro con un tono tranquillo per non agitarli ulteriormente.

    FISIOGNOMICA

    È magro, spigoloso e acutissimo. La struttura è rigida, contratta e fragile, essendo poco flessibile. Ha una percezione del tempo molto personale, bisogna utilizzarlo tutto e molto in fretta. Tende a terminare le frasi del suo interlocutore e non è mai fermo.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Ericales, Famiglia: Balsaminaceae, Genere: Impatiens, Specie: Impatiens Glandulifera.

    La Balsamina appartiene alla famiglia delle Balsaminacee. È una pianta erbacea, annuale, alta da uno e due metri. È originaria dell’Himalaya dove cresce fino a 3000 metri di quota; è stata introdotta in Europa come pianta ornamentale e mellifera. Può essere un’infestante, essendo molto competitiva e di rapida crescita e riproduzione. Nei boschi impedisce il rinnovamento di alberi e cespugli; ama il terreno umido e vicino a corsi di acqua. Sulla pianta, durante l’estate, crescono, contemporaneamente, fiori, germogli e frutti. Fiorisce da luglio a settembre; i fiori singoli o in racemi sono grandi e molto belli. I cinque petali sono fusi e formano una sorta di copricapo in cui entrano le api, che sono indispensabili per l’impollinazione. Il profumo è dolce e intenso. I fiori hanno una notevole varietà di colore, dal rosa al rosso intenso. I frutti sono dei baccelli che, al momento della maturazione, sparano i semi all’intorno con forza esplosiva. Una pianta può arrivare a produrre fino a 2500 semi. Il gambo, di colore verde e rosso scuro, è nodoso e cavo all’interno. La pianta tende ad assorbire molto velocemente l’acqua dal terreno e, non riuscendo a gestirla tutta, la fa gocciolare dai germogli e dai bordi delle foglie. Le foglie sono opposte, grandi, lanceolate, di colore verde scuro, screziate di porpora.

    UTILIZZI

    Agisce sulle contratture con infiammazione e dolore acuto. Ha una forte azione rilassante. Ottimo per uso locale nelle creme e negli olii. È un analgesico e un ansiolitico. Agisce sul sistema nervoso, sul fegato e sui reni. È utile per la tachicardia, la tachipnea e l’ipertiroidismo. Si usa, inoltre, nel mal di schiena, nei problemi surrenali, nell’eiaculazione precoce, nelle eruzioni cutanee e negli spasmi digestivi.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LO SCIOPERO.

    “Nooooo! E io come faccio?”.

    L’uomo con la barba ebbe un breve, rabbioso, gesto di disappunto alla notizia dello sciopero degli addetti al teletrasporto. Era da vent’anni, cioè dal 2032, che non succedeva un fatto simile; un’eternità fatta di viaggi veloci e senza fronzoli.

    “Come faccio?”. Continuò l’uomo velocemente. “Devo andare a Pisa. Rischio di perdere tutta la giornata”.

    “Prendiamo il treno”. Disse timidamente un altro uomo a fianco.

    “Il treno? Esiste ancora? E quanto ci mette?”.

    All’esplosione delle domande, le risposte furono che il treno esisteva ancora e che il tempo impiegato sarebbe stato attorno ai 150 minuti.

    “2 ore e trenta? Ma vado a Melbourne in quel tempo!”.

    Certamente, gli fu risposto un po’ sgarbatamente, ma l’alternativa era di rimanere a casa o in automobile, ma in questo caso il tempo era non precisabile, visto il numero di veicoli di tutti i tipi che intasavano le poche strade rimaste.

    E sul treno cadde l’ovvia scelta.

    L’ingresso nello scompartimento aumentò ancora lo sconforto e la rabbia.

    L’uomo con la barba non era solo, altre quattro persone gli avrebbero tenuto una non richiesta compagnia.

    È mai possibile, si chiedeva, che a metà del primo secolo dopo il 2000 una persona dovesse ancora subire della compagnia non desiderata, quando anche la maggior parte del proprio lavoro lo poteva fare tranquillamente a casa?

    Da quanto tempo non parlava a lungo con degli estranei, in pratica l’intera popolazione mondiale, eccetto la moglie e i due soci della società? Moltissimo, e non ne sentiva alcuna mancanza.

    Si sedette, un po’ schifato delle sedie logore, e s’immerse immediatamente nella consultazione del tablet ripiegabile che aveva comprato on line qualche giorno prima.

    Le chiacchiere, purtroppo, iniziarono subito. Lui le evitò con cura……

    Era immerso nella lettura del video e ascoltava con le cuffie la musica per un isolamento completo. Che pace.

    Poi, lentamente, inesorabilmente e imprevedibilmente, alcuni spezzoni d’immagini rotolarono dal finestrino e qualche frase, prima incompiuta, poi definita, si fecero strada nel materiale gommoso della cuffia.

    Alberi, colori, case, persone, l’esterno, il mondo. Parole, frasi, suoni, sottofondo, la vita.

    Il cuore iniziò a battere più velocemente, come il respiro.

    Alzò lo sguardo una, due, tre volte. La retina cominciò a fissare le immagini, come il solito, le passò al cervello, come il solito e le trasferì, insolitamente, al cuore.

    Germogliò l’interesse, continuò a guardare dal finestrino, osservò i suoi compagni di viaggio, iniziò a seguire i discorsi.

    Si tolse le cuffie, chiuse il file di resoconto giornaliero delle sue attività, spense il tablet, che ripiegò e rimise nella custodia in finta pelle con il marchio del produttore.

    Ascoltò senza alcuna barriera di gomma e guardò senza distrazioni di pixel.

    Sorrise, intervenendo, anche in alcuni dialoghi.

    La compagnia era più simpatica del previsto. Gli argomenti interessanti. La sfumatura del contatto coinvolgente. I colori diversi dal bianco e nero.

    L’arcobaleno era ben rappresentato.

    Parlò, ascoltò, gli vennero anche delle idee.

    Si rese conto che le persone erano delle banche dati imprevedibili.

    L’uomo con la barba arrivò a Pisa e fece il suo lavoro, con maggiore coinvolgimento e convinzione.

    Poi ritornò.

    “E appena finito lo sciopero degli addetti al teletrasporto. Le faccio il biglietto?”.

    “No, grazie. Prendo il treno”.

  • 19. LARCH

    TIPO PSICOLOGICO (L’autostima)

    (Mancanza di autostima. Convinzione di non sapere fare niente. Timore del giudizio degli altri. Non si cimenta in cose da imparare. Precisione estrema per non uscire dagli schemi).

    Vive con molta fatica, perché sembra sempre di dover dimostrare le proprie capacità. Vuole raggiungere degli standard molto elevati, è un perfezionista, vuole fare sempre le cose con molta cura. Dando molta importanza al risultato cerca di non affrontare le cose in cui si sente meno sicuro ed esperto, non tollerando il senso di fallimento da cui viene, in questo caso, assorbito.

    Cerca sempre con gli altri un confronto, da cui esce sempre perdente, essendo convinto di non farcela e di non essere in grado di raggiungere gli obiettivi.

    Al contrario, nelle cose che sente più nelle sue corde, tende a sopravvalutarsi e a giudicare gli altri inadeguati.

    Delega spesso gli altri a fare le cose al suo posto, apparendo falsamente modesto. In realtà vuole sfuggire alle proprie responsabilità, non accettando gli insuccessi derivati dai propri limiti, per paura che gli altri si accorgano del complesso d’inferiorità che cerca accuratamente di nascondere.

    Non riesce a comprendere che, nell’iter di apprendimento, gli errori o gli insuccessi rientrano nella normalità. Teme il confronto e il giudizio degli altri, pertanto vorrebbe essere già formato per ogni attività.

    Non riesce a godere della sua attività perché è troppo attento al risultato finale. Risulta permaloso e si offende facilmente, con possibili scatti d’ira.

    Cerca di nascondersi dietro una maschera costruita per mostrare una sicurezza non reale.

    I bambini sono molto sensibili e suscettibili, generalmente timidi, non prendono mai l’iniziativa per non commettere degli errori e preferiscono delegare.

    Trovano tutte le scuse per non mettersi alla prova, non sopportando l’insuccesso.

    Sono molto sensibili ai rimproveri, che considerano come un giudizio alla loro persona e non come tentativo di correzione dell’operatività.

    Mai fare confronti con altri bambini, in cui pochi vincono e molti escono sconfitti.

    FISIOGNOMICA

    Gli occhi sono la parte più evidente, essendo molto profondi per raccogliere tutto il potenziale che non riesce ad esprimere. Il corpo è teso, tonico e in allerta per carpire i giudizi degli altri. Ricerca un’immagine che gli possa dare sicurezza e a questa si aggrappa fortemente.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Pinophyta, Classe: Pinopsida, Ordine: Pinales, Famiglia: Pinaceae, Genere: Larix, Specie: Larix Decidua.

    Il Larice appartiene alla famiglia delle Pinacee. È una conifera decidua, molto longeva, originaria delle zone montuose europee. Può raggiungere anche i 25/30 metri di altezza. Ama le posizioni soleggiate, non teme i venti, preferisce un clima con inverni rigidi ed estati non troppo calde. Nelle Alpi può raggiungere anche i 2500 metri di altitudine. Ha una grande capacità di adattamento che gli permette di sopravvivere anche in condizioni climatiche molto sfavorevoli, compresa una certa aridità estiva.

    È considerata una specie pioniera di aree colpite da disastri naturali o tagli intensivi.

    La chioma è rada e leggera, di forma conica e incerta da giovane e piramidale ed eretta all’invecchiare della pianta.

    Fiorisce da marzo ad aprile. I fiori maschili e femminili si trovano sullo stesso ramo. I primi sono più piccoli, gialli, producono il polline e sono orientati verso il basso, sulla superficie inferiore del ramo. Quelli femminili sono di colore rosso intenso, verticali, sulla parte superiore del ramo, pertanto il polline del fiore maschile cadrà su quello femminile. Ogni fiore produce una pigna che resterà attaccata al ramo per anni. Pertanto sulla stessa pianta ci saranno pigne di diversa età, dalle verdastri più giovani alle cineree più vecchie.

    I semi hanno un’aletta per sfruttare il vento per la diffusione.

    Il tronco è diritto e possente. Il legno è duro e compatto, molto resistente e non marcisce nell’acqua. La corteccia è grigiastra negli esemplari giovani, bruno rossastro con il passare degli anni. I rami sono orizzontali e solo alle estremità tendono ad alzarsi verso l’alto.

    L’apparato radicale è robusto, a fittone e profondo, come le radici laterali. Le foglie sono aghi verde chiaro, disposte a ciuffetti. Per i primi quattro anni è un sempreverde, poi diventa deciduo. Gli aghi, prima di cadere, diventano rossi, gialli e marroni.

    UTILIZZI

    Si usa per le riabilitazioni in generale, problemi di pelle (organo della relazione e del confronto con gli altri), impotenza sessuale, riabilitazioni neurovascolari, problemi scolastici.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL BOB.

    Uno eeee due.

    Uno eeee due.

    I tacchetti di acciaio mordevano il ghiaccio e le lamine del bob andavano avanti e indietro.

    Uno eeee due.

    Uno eeee due. Vai.

    I muscoli delle gambe e delle schiene si contrassero immediatamente e scaricarono tutta la forza lungo il corpo fino al ghiaccio.

    I due uomini, con la tutta azzurra, correvano di fianco al bob e, prima il guidatore poi il passeggero, salirono di scatto e si prepararono alla folle discesa.

    I primi metri andarono benissimo, poi, come il solito, il veicolo incominciò a sbandare verso l’esterno, prima impercettibilmente, poi in modo sempre più evidente, fino a sbattere spesso sulle pareti di ghiaccio che correvano velocissime a fianco. Ogni sbattuta era una perdita di velocità e il tempo di percorrenza ne stava, come il solito, risentendo.

    All’arrivo non c’erano delle belle facce.

    Il passeggero non era contento.

    Il pilota era mortificato.

    “Senti Roberto, se non ce la fai, lasciamo stare. Non possiamo insistere sulla tua guida, se hai paura”.

    Il tono dell’allenatore non era neanche arrabbiato. Si poteva definire rassegnato.

    Aveva tentato qualsiasi mezzo per togliere la paura di mettersi in gioco al suo pilota, ma nulla era riuscito a smuovere la patina di difesa che da sempre lo copriva.

    L’inizio era stato un colpo di fulmine. Innamoramento che aveva provato vedendolo sfiorare con incredibile perizia le pareti di paglia di una pista di kart. Non aveva mai visto una sicurezza di guida simile. Partiva davanti a tutti e disegnava delle traiettorie talmente precise che nessuno riusciva mai a superarlo. Era perfetto nello stile e nella danza su quella pista tra le pareti di paglia.

    In breve tempo scattarono delle reazioni emotive incontrollabili.

    Stupore, innamoramento, esaltazione e proposta di entrare nella nazionale sperimentale di BOB.

    E qui iniziarono i primi problemi. Roberto non voleva lasciarsi convincere a provare quest’avventura. Nel kart era una leggenda, si poteva dire che era nato sulle quattro ruote, portato dal padre per soddisfare una sua passione. Poco alla volta si era intestardito a cercare le migliori traiettorie, i mezzi per superare tutti senza grande spettacolo, ma con grandissima efficacia.

    Non era folle, non era affamato di gloria, non era esibizionista, non era spettacolare.

    Doveva vincere e lo faceva, così rendeva contento suo padre e se stesso.

    I detrattori dicevano che aveva una guida da ragioniere. Pensavano di offenderlo, in realtà non sapevano quanto fosse d’accordo con loro.

    Guida da ragioniere. Testa da ragioniere. Cuore da ragioniere.

    E cosa c’è di male? Nulla, anche i ragionieri hanno il diritto ad avere un cuore.

    In realtà capiva che il pubblico aveva bisogno di spettacolo e anche a lui non avrebbe fatto male ogni tanto uscire dai paletti che si era creato autonomamente. Gli stessi paletti immaginari entro i quali sfrecciava in modo precisissimo, ma che contenevano il suo desiderio di mettersi in gioco. Dentro il recinto sono sicuro, fuori non so cosa andrò a trovare e cosa diranno di me.

    Questo era il passato. Ora Roberto si trovava sul ghiaccio, le ruote erano state sostituite dalle lamine e la velocità era aumentata in modo per lui incontrollabile.

    Doveva pensare troppo velocemente. Non riusciva a gestire tutto con il normale processo mentale logico, doveva girare la pagina e spegnere il cervello e accendere il cuore.

    Però, fino a quel momento, non c’era mai riuscito. Non aveva avversari da tenere dietro. Era il suo cervello, l’avversario e non poteva farlo rimanere indietro, visto che era dentro di lui. Doveva sconfiggerlo e togliere quei maledetti paletti.

    Mentre il BOB prendeva velocità, lui cominciava a pensare come guidarlo e, più correva, più aumentava il pensiero. Ma a un certo punto perdeva il controllo della mente e sbandava, sempre verso l’esterno. Voleva scappare.

    Basta. Non c’era niente da fare. Doveva abbandonare e questo avrebbe fatto. Come sempre quando la difficoltà aumentava e la paura di non essere in grado di fare una bella figura era troppo forte.

    Avrebbe abbandonato anche questa volta.

    Si tolse la tuta azzurra in modo lento, stanco e rassegnato.

    La piegò con gesti precisi. Nessuno doveva dire che non curava il materiale o non era affidabile.

    Ripose tutto e uscì dallo spogliatoio: avrebbe abbandonato.

    “Ciao Roberto”.

    “Ciao Fabio”. Il passeggero a quanto pare non era molto arrabbiato con lui. “Scusami, ma credo di non essere adatto a portare il BOB. È troppo veloce e la mia testa non riesce a controllarlo. Dopo un po’ mi sale la paura e sbando. Ma non preoccuparti. Questa è stata la mia ultima discesa”.

    “Anche la mia”.

    “E perché?”.

    “Perché non sono stato capace di convincerti che hai un talento incredibile. Che la tua guida non ha paragoni a livello mondiale. Che la tua mente è la tua gabbia e che fuori dalla gabbia avresti trovato l’emozione.

    Non ci sono riuscito ed è giusto che lasci con te. Ti chiedo solo di fare domani l’ultima corsa. Viene mio padre a guardarmi e voglio smettere facendolo sorridere”.

    “Va bene. Domani facciamo l’ultima corsa”.

    “Grazie”.

    Quegli ultimi trenta secondi mi avevano devastato. Mio padre non avrebbe potuto più vedermi. Non c’era più da sei mesi. Aveva visto la mia ultima vittoria nel kart, poi si era addormentato.

    Non avrei potuto più farlo sorridere. E neanche renderlo orgoglioso. Non avrei potuto più nulla. La porta si era chiusa.

    Uno eeee due.

    È la mia ultima corsa.

    Uno eeee due.

    Il papà di Fabio deve essere contento. Chissà se anche il mio lo sarebbe.

    Uno eeee due.

    Ciao papà. Le lacrime incominciarono a scendere irrefrenabili.

    Uno eeee due. Vai.

    L’aria gelida mi stava congelando le lacrime. Che, però, continuavano a scendere.

    Dai corri BOB facciamo felice il papà di Fabio e il mio.

    Ecco la curva. Passata. Bene. Non ho sbandato.

    Corri BOB. Lasciamo con stile.

    Le lacrime mi hanno appannato la vista. Vedo appena le pareti di ghiaccio ai lati.

    Corri BOB. Portiamoli in alto.

    Non uso la mente. Non sto più usando gli occhi. Sono dietro un sipario.

    Corri BOB. Non so con cosa sto guidando? Non lo so, ma sono arrivato in fondo.

    Rallentiamo. Ci fermiamo. Non riesco a scendere. Le lacrime mi hanno congelato i baffi.

    L’allenatore sta abbracciando Fabio. Sento parlare di un tempo fuori da ogni logica. Un tempo che non è possibile per un umano.

    E, infatti, non ero io a guidare.

  • 20. MIMULUS

    TIPO PSICOLOGICO (Ho paura!)

    (Paura di situazioni ben definite. Blocchi. Paura del flusso della vita. Staticità. Occasioni perse. Ipersensibile. Facilmente soggetto a traumi e ferite emotive).

    Ha una natura che determina ansia e ipersensibilità a tutti gli eccessi, come troppo rumore, luce, temperatura, presenza di persone. È timido, arrossisce facilmente, può balbettare o, per reazione, parlare moltissimo. È impressionabile, ansioso e apprensivo. Essendo molto fragile, ha molto bisogno di attenzione e sicurezza. Cerca di fuggire per rimandare le sue paure. Soffre di paure ben definite che cerca di evitare con la fuga allontanandosi dall’oggetto o dalla sensazione che la provoca. Ha paura della vita fisica, per cui ha bisogno di situazioni sicure, protette e tranquille. Può andare facilmente sotto stress. Ha bisogno di momenti di pausa per la ricarica, per poi tornare a “vivere”. Si può facilmente stancare e provare fastidio per le situazioni. Ha bisogno di partner che lo sostengano in questi suoi momenti di debolezza e che sia affidabile. È, pertanto, attratto dai tipi Oak. Non riesce a parlare delle proprie paure, per cui possono incancrenirsi in vere e proprie fobie. Ha un’indole nervosa e desidera la tranquillità. Ha difficoltà a stare nel gruppo e può essere fobico.

    I bambini non amano stare nel chiasso e nella folla. Sono eccessivamente prudenti e hanno paura di cadere o altro. Si mettono da parte per giocare con pochi amici che hanno le stesse caratteristiche di tranquillità. Si ammalano spesso per sfuggire a qualche cosa di cui hanno paura. Sono paurosi e non desiderosi di sperimentare cose nuove. Ammirano, però, chi è coraggioso. Hanno bisogno, per affrontare le situazioni nuove, di sicurezza, sostegno e incoraggiamento. È importante cercare di superare gli ostacoli poco alla volta, affrontando piccole sfide da superare.

    FISIOGNOMICA

    I lineamenti del volto sono fini e delicati, con la pelle pallida. Può tendere alla cifosi. Ha un aspetto dolce e fragile.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Lamiales, Famiglia: Scrofulariaceae, Genere: Mimulus, Specie: Mimulus Guttatus.

    Il mimolo fa parte della famiglia delle Scrofulariacee. È originaria della parte occidentale degli Stati Uniti. Oggi tende a essere più raro di una volta, perché mal sopporta l’inquinamento chimico delle aziende agricole e delle città, infatti ha bisogno di acqua limpida e ricca di ossigeno. Cresce nei pressi di fiumi e canali. Ha grande vitalità e resistenza. Fiorisce da giugno ad agosto. I fiori hanno simmetria bilaterale, con la corolla di cinque di un giallo brillante con piccolissime macchie rosse. Il fiore è molto delicato e sensibile al tocco. I frutti sono molto scanalati e contengono migliaia di piccolissimi semi che sono rilasciati nell’acqua e trasportati dalla corrente. Dopo alcuni giorni di immersione nell’acqua, affondano, germogliano e, dopo la trasformazione in pianticelle, riaffiorano e radicano. Le radici, poco sviluppate, affondano nella ghiaia e sono immerse nel corso d’acqua. Le foglie di colore verde brillante, hanno una forma rotonda od ovale con nervature nette e base tronca. Quelle apicali sono senza picciolo. Durante le piene invernali qualche pianta può essere trasportata relativamente lontano dal corso d’acqua e radicare in un luogo sopra il livello del fiume.

    UTILIZZI

    Si può utilizzare nei tessuti ritratti fibrosi, nel tunnel carpale, nella sclerodermia. È utile nell’enuresi notturna, nella balbuzie da timidezza, nei bambini con la paura delle novità. Per gli stati ansiosi, per arrivare al rilassamento.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA PATENTE.

    “Allora, in quanti siamo all’esame?”.

    “Siete in quattro. In più c’è la Barbara. Ma vedrai che anche questa volta non verrà….”.

    Il suono del cellulare, sotto forma di Marcia Trionfale, dell’istruttore lo interruppe, come in una scena predeterminata.

    “Dimmi Barbara. Hai la febbre? Che sfortuna….anche questa volta non riesci a venire. Ho capito. Riguardati, perché il prossimo esame è tra un mese…..vedrai che starai meglio…..”.

    “Appunto…. siete in quattro. La Barbara, come il solito si è fatta venire la febbre. Così sarà anche tra un mese e anche il mese dopo. Se non si decide ad andare da un bravo psichiatra, non prenderà mai la patente….”.

    L’istruttore era stato tranchant. Quasi spietato.

    Poi la richiesta di un intervento dello psichiatra mi sembrava sicuramente esagerato.

    Non era altro che un po’ di paura che non riusciva a superare. Nulla di speciale…anch’io avevo paura di andare in aereo….e per questo non ero andato con gli amici in vacanza in luglio…..solo io non ero andato……ma avevo paura, cosa potevo fare? Se uno ha paura……e se l’aereo cadeva? Non era caduto, è vero. Ma se c’ero anch’io? Sarebbero cambiate le cose?

    Si dice che un battito d’ali di una farfalla in Europa fa scoppiare un uragano negli Stati Uniti….. Se ci fossi stato anch’io e il mio peso avesse sbilanciato tutto? Se avevo paura forse c’era un motivo…….

    Ho fatto bene a non andare.

    Come il giorno in terza liceo in cui dovevamo essere interrogati in francese io e una mia compagna. La professoressa propose di rimandare il giorno dopo, ultimo giorno di scuola ed io mi opposi, perché il cuore mi diceva così. Io fui interrogato, la mia compagna rimandò. Nella notte la professoressa si sentì male. Io fui promosso, la mia compagna no.

    Quindi faccio bene a rispettare le mie sensazioni.

    Ma sono veramente sensazioni o è paura? E le sensazioni diventano l’alibi della paura? Mah, pensiamo all’esame di guida.

    In effetti, Barbara ha paura e scappa, non possono essere istinti che le salvano la vita. Morire per un esame della patente? Non si è mai sentito. È paura.

    E il mio non prendere l’aereo è paura o mi sono salvato? Temo sia stata paura.

    E la prossima volta che lo devo prendere, avrò paura o il fato mi sta avvertendo?

    Prima è impossibile saperlo, dopo …….. può essere troppo tardi.

    Quando si ha paura, bisogna resistere alla fuga? Se vedo una brutta faccia che mi viene incontro, devo scappare? Può essere armato? Ma se decido di scappare ogni brutta faccia che incontro, non rischio di essere in perenne fuga?

    Mah, non è semplice.

    La fuga è un’eccessiva prudenza o un atteggiamento preservante?

    La fuga è una reazione di una mente cui non piace il mondo che lo circonda?

    Quindi chi fugge dovrebbe anche scappare dalla società?

    E se uno esce dalla società, rischia meno? O di più?

    Temo che Barbara abbia incasinato anche me.

    Riassumendo. Ogni tanto io ho paura. La mia reazione è la fuga quando ho paura della mia incolumità fisica, il continuare negli altri casi.

    Quindi il mio è l’istinto di sopravvivenza che è presente in tutti gli uomini da sempre. Bene, mi sembra un atteggiamento normale…. Forse un po’ ansioso, ma nel complesso dignitoso.

    Ho paura a buttarmi con il paracadute……devo superare la cosa e lanciarmi comunque, altrimenti sono uno squallido fifone?

    Direi proprio di no.

    Ho conosciuto personaggi intrepidi che tremavano davanti a un’interrogazione scolastica o per dover parlare in pubblico.

    Che strano, ognuno di noi ha paura di cose che per altri sono normalissime.

    Quindi cos’è la paura? Che sia la stessa reazione elettrica che mi porta a guardare alcune ragazze in modo …..invasivo e altre, invece, senza coinvolgimento?

    Per me sì. È qualche cosa di non conscio, che non si può decidere di superare con la mente. Temo ci voglia altro.

    Ora mi chiamano per andare a sostenere l’esame di guida.

    Ho paura?

    Un po’. Ma penso sia la giusta tensione emotiva. Ci vado? Sì, al massimo mi bocciano.

    Domani telefono a Barbara.

    Vado.

  • 21. MUSTARD

    TIPO PSICOLOGICO (Il buio all’improvviso)

    (Pensieri neri. Invasione di tristezza, buio improvviso. Prigioniero del buio del proprio sé. Grande energia).

    È un introverso, può cadere in momenti bui in cui perde interesse per quello che lo circonda. Una tristezza profonda lo colpisce all’improvviso, senza un motivo apparente. Dal profondo può nascere una nostalgia di qualche cosa che non si ha più e nulla riesce a superare questa sensazione. Tutto è grigio, vuoto, senza significato. Poi, improvvisamente, torna il sole e ricomincerà ad andare avanti. In questo stato di malinconia si possono raggiungere, in campo artistico, livelli qualitativi molto elevati.

    Tende a tenere nascosto questo stato d’animo, senza chiedere aiuto. È un introverso che tende ad essere abbastanza lento.

    I bambini sono molto sensibili e introversi e amano i giochi tranquilli e solitari. Sono pacati, non fanno chiasso e non alzano la voce.

    Ogni tanto diventano tristi e incominciano a piangere senza un motivo e non vogliono essere consolati. Queste fasi, di solito, sono evidenti in alcune fasi di passaggio della loro evoluzione.

    Non sono esibizionisti quando il loro umore è allegro, ma è evidente dagli occhi sorridenti.

    FISIOGNOMICA

    Gli occhi sono lucidi, profondi e malinconici.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Capparales, Famiglia: Brassicaceae (o Cruciferae), Genere: Brassica, Specie: Sinapis Arvensis.

    La senape selvatica è della famiglia delle Brassicacee. È una pianta erbacea, infestante, annuale originaria dell’Europa e alta 70-80 centimetri. Cresce dal livello del mare fino a 1400 metri di altitudine su terreni poveri, con germinazione molto rapida. È competitiva e tende a soffocare le altre piante. I semi rimangono per molto tempo nella profondità della terra che, quando viene arata, vengono riportati in superficie germogliano.

    Fiorisce da maggio e per tutto il mese di luglio. I fiori hanno quattro petali, cruciformi, di colore giallo brillante e si raggruppano all’apice dei fusti, con il calice disposto sul piano orizzontale. I frutti, prima verdi poi marroni, formano dei lunghi baccelli di colore bruno rossiccio. Ogni pianta ha una produzione di migliaia di semi che rimangono nel terreno, in attesa di andare in superficie e germogliare.

    I ciuffi dei fusti sono sottili, rigidi, ramificati, ruvidi e ricoperti di peli.

    UTILIZZI

    Si utilizza per sindromi depressive, in caso di cisti o gozzo, per problemi endocrini, per l’insonnia, per i tumori occulti e invasivi e per l’asma.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL FIUME.

    Lente bracciate, che mi portano a tagliare la superficie del fiume, sopra vedo gli alberi della riva, si rispecchiano alti, verdi e sicuri.

    Devono essere dei pioppi, penso guardando le foglie tremanti. Ma non sono sicuro……sono alberi.

    Altre bracciate.

    I timpani sentono suoni offuscati e rotolanti. I capelli sono trascinati davanti agli occhi, come un sipario, per non farmi guardare attorno.

    Non sento e non vedo. Non mi rimane che pensare.

    Altre bracciate.

    La riva si avvicina. Lo capisco dall’orizzonte scurito dietro l’ostacolo dei capelli. Una riva che non é una meta, ma solamente una tappa del mio continuo avanzare. Un procedere lento, umido e faticoso.

    Altre bracciate.

    Le mani sopravanzano la testa, si affossano nell’acqua e la spingono all’indietro, come per distaccare i brutti ricordi. Che, infatti, sono allontanati, provocando l’avanzamento del corpo e l’evoluzione della mente.

    Altre bracciate.

    Il gorgo mi prende e cerca di trascinarmi verso il basso. Rimango per un attimo bloccato. Un gorgo in questa stagione è decisamente molto strano. Mi ha preso alla sprovvista, ma l’esperienza mi fa riprendere immediatamente. Fin da bambino so che non bisogna reagire. L’acqua ti prende e, gelosa della tua vita, te la vorrebbe togliere.

    Ma la soluzione è semplice: basta non far nulla. Lasciarsi andare sul fondo, sfuggire alla forza dell’acqua che si arrotola, darsi un colpo con i piedi e tornare in superficie.

    È semplice e così faccio. Così torno a galla.

    Altre bracciate.

    Mi lascio la riva alle spalle e torno da dove partito. Il solito movimento di avanti e indietro che non riesco a modificare.

    Il movimento del fulmine. Del pendolo. Del sismografo delle mie emozioni.

    Vado avanti e indietro. Non voglio arrivare a nessuna riva. La riva e consistente, reale, attiva. L’acqua mi culla, mi fa sognare, mi avvolge come un sudario.

    Altre bracciate.

    Il sipario dei capelli continua a isolarmi. I timpani sono confusi.

    Altre bracciate.

    Ancora un gorgo. Stranissimo. Due in pochi minuti.

    Mi faccio prendere. Sprofondo nel sogno.

    Mi rilasso. Aspetto il fondo per ritornare alla mia vita.

    Vado sempre più giù. Ci sarà una piccola buca.

    Non tocco il fondo. Sopra è sempre più nero. Sempre più nero.

    Non tocco il fondo.

    È questa la mia vita. 

     

    1. OAK

    TIPO PSICOLOGICO (La forza)

    (Tenacia, abnegazione, affidabilità. Grande cuore. Si porta sempre all’estremo delle forze fino allo schianto. Non ammette con se stesso e gli altri la stanchezza).

    È coraggioso, forte, testardo, tenace, paziente, affidabile. Ha una grande forza di volontà e non molla mai. È buono, generoso e responsabile: porta fino al termine qualsiasi impegno. Non si prende delle pause di riposo, perché non riesce a essere inoperoso.

    È la colonna su cui gli altri tendono ad appoggiarsi, è forte fisicamente e di carattere. Non cambia facilmente le sue convinzioni. Non agisce pensando a un tornaconto immediato, il solo fatto di agire lo ricompensa. Non pretende che gli altri lo prendano come esempio. È orgoglioso e non mostra mai i propri punti deboli. Non si mostra mai stanco e non comunica una sua eventuale indisposizione. È contento del benessere altrui e non mostra di sentire il bisogno di riposo.

    Non si arrende mai, anche in caso di grave malattia. Quando è costretto a fermarsi per un crollo fisico tende ad abbattersi, trovandosi solo e senza energia.

    Non esprime le emozioni agevolmente, essendo impegnato a mostrare la propria affidabilità. Non riesce a modificare facilmente i propri obiettivi, dimostrando poca elasticità.

    I bambini sono degli sgobboni e dei testardi, che tendono a non riposarsi, essendo assorbiti dalle loro attività. A scuola sono molto responsabili facendo sempre i compiti e studiando per gli esami, favorendo gli impegni scolastici alla compagnia degli amici. Questa grande attività può far rischiare un esaurimento fisico. Sono molto affidabili e aiutano amici e compagni.

    FISIOGNOMICA

    Robusto, massiccio con spalle larghe e forti. Comunica la possibilità di sostenere grandi pesi. La voce è forte e la schiena è piatta. Ama circondarsi di amici.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Fagales, Famiglia: Fagaceae, Genere: Quercus, Specie: Quercus Robur.

    La Quercia Farnia fa parte della famiglia delle Fagacee. È diffusa in tutta Europa. Ha notevoli dimensioni (25 – 40 metri), crescita lenta e notevole longevità (oltre 1000 anni di vita). Resiste ai geli invernali e richiede temperature elevate in estate e grande esposizione alla luce. Ospita molti insetti e altri animali. Le ghiande sono fonte di cibo per piccoli mammiferi e uccelli come la ghiandaia. Cresce spesso su reti di acqua sotterranei, per questo motivo può essere colpita dai fulmini. La pianta tende ad accettare i parassiti con grande vigore, ma può anche crollare improvvisamente a causa, appunto, dei parassiti. Fiorisce da aprile a maggio. La fioritura è contemporanea alla fogliazione ed è poco appariscente. Ogni esemplare porta i fiori di entrambi i sessi. I fiori maschili sono amenti penduli filiformi di colore giallognolo che producono grande quantità di polline. Quelli femminili sono localizzati alla parte apicale del rametto, all’ascella delle foglie. Sono formati da piccole spighe rosse di cinque elementi portate da un peduncolo glabro. Il fiore è formato da tre stigmi di colore rossastro simili a labbra avvolta da brattee ovali acuminate. Le querce non fioriscono fino all’età di venti anni. I frutti sono le ghiande che maturano l’autunno seguente alla fioritura. Causa il peso cadono sotto la pianta e gli uccelli che se ne nutrono contribuiscono a diffonderli. Il fusto è dritto e robusto e alla base si allarga. I rami si estendono orizzontali aperti. L’apparato radicale è, inizialmente, un grosso fittone che penetra profondamente nel terreno, ma in pochi anni si producono grosse radici laterali che ancorano profondamente la pianta. Le foglie sono semplici, decidue alterne, con un picciolo molto breve, glabre, di forma obovata con margini lobati. La pagina superiore è di colore verde scuro, quella inferiore ha un riflesso bluastro. La quercia produce una seconda serie di foglie in estate. Le foglie sono caduche, ma tendono anche in inverno a rimanere attaccate alla pianta.

    La corteccia era utilizzata per uso interno, dalla medicina popolare in decotto o in tisana contro le infiammazioni intestinali e le diarree. Per uso esterno, sempre la corteccia, in decotto contro le gengive irritate, le emorroidi, irritazioni della mucosa e della pelle.

    UTILIZZI

    Si utilizza nelle lesioni prodotte da sforzi eccessivi. Agisce sul mal di schiena, sul bruxismo, sui dolori e rigidità osteoarticolari in particolare nel tratto cervicale, sulla rigidità, sul mal di spalle, sulla stanchezza e sullo stress. È utile per gli sportivi con disturbi da sovraccarico di alcune parti del corpo e per le convalescenze.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    BELADOR.

    La muleta sventolò in aria, attirando la curiosità e l’ira del toro.

    Il torero era davanti, non c’era ostacolo, il toro partì senza dubbi o rimpianti. Ma non arrivò, o meglio, colpì l’aria. Il torero si era spostato e la muleta con lui.

    Altro sventolio davanti al toro che si era girato non senza sforzo, in modo nervoso, come se le quattro zampe facessero fatica a svitarsi dalla sabbia dell’arena.

    Altra corsa ancor più rabbiosa, ma il torero non c’era anche questa volta, portando con sé, come enorme foulard di sangue, la stoffa arrogante.

    Non c’erano, però, dubbi.

    Il toro non voleva stancarsi, desiderava colpire, per far smettere quella danza che lo irritava.

    Un blocco sulle zampe, uno scavare veloce dello zoccolo destro, un abbassare della testa, un puntare di corna.

    La partenza, l’arrivo, la muleta rossa si spostò ancora, alzando il sipario davanti alla punta metallica e affilata della spada, che entrò nella carne in un delirio di fibre muscolari troncate, di arterie recise e di nervi sfilacciati.

    Il dolore era forte, ma la rabbia di più. L’uomo non aveva rispetto, l’animale incominciò a odiare.

    Il toro si fermò, le orecchie sentirono l’urlo del pubblico, il cuore sentì quello della sua specie. E attaccò.

    La muleta sparì ancora, la punta della spada costruì una nuova strada nella sua carne.

    Una strada che doveva andare dritta al cuore, ma che deviò all’ultimo momento.

    Odio. Odio. Odio per l’uomo che aveva davanti, che agitava in modo irridente il drappo di flanella.

    Rideva. Ma non sapeva che le labbra si sarebbero chiuse nel sorriso e aperte nell’urlo.

    L’uomo rideva. Gli uomini ridevano. Il toro odiava.

    Non si stancava e attaccava. L’uomo incominciò a odorare di paura e il toro lo sentì.

    Ancora un attacco. Ancora.

    La muleta fu meno veloce. La spada colpì solo di striscio la carne. Ma anche la punta delle corna si divertì a marchiare la pallida pelle dell’uomo con il drappo rosso.

    L’odore della paura aumentò. Le urla degli altri uomini si abbassarono. Tutti gli occhi erano per quei 600 chili di carne insanguinata e spietata.

    E i 600 chili si mossero ancora una volta. L’odio era superato, si era trasformato in arroganza. L’arroganza che può avere un essere trafitto da molte punte di lama senza alcun motivo. Specie contro specie. Cervello contro stupore. Finta nobiltà contro reale umanità.

    E la paura annebbiò il cervello, diventando consapevolezza del fallimento.

    I fazzoletti bianchi cominciarono a sventolare.

    Gli uomini che si divertivano a guardare morire si erano pentiti e chiedevano l’indulto. La salvezza dell’animale era voluta da tutti. Si apprezzava il coraggio di era stato condannato a morire dai padroni.

    Chiedevano l’indulto. Ma prima di questo ci deve essere una condanna. Che deve essere preceduta da un processo. Che nasce da un reato. Ma quale?

    Il giudice era ancora indeciso.

    Il toro attaccò. Non ci vedeva quasi più dietro il sipario rosso che colava dalla fronte.

    Le arterie vomitavano sangue.

    Qualche signora delicata vomitava il tè del pomeriggio, senza vergognarsi.

    Il toro attaccò. Il dolore era insopportabile, i muscoli del collo un pallido ricordo.

    L’uomo con la muleta puzzava, in modo squallido, di sudore. Il sudore del vile.

    Il toro attaccò. Come solo chi è solo può fare.

    Il toro attaccò aspettando la morte. Desiderandola.

    Il fazzoletto arancione del giudice decretò la salvezza del toro.

    Gli uomini esultarono. Le donne esultarono.

    Ma il toro non sapeva il linguaggio dei fazzoletti. Era destinato alla morte da chi, invece, lo conosceva.

    Il toro attaccò, passando da parte a parte il collo di chi puzzava di sudore.

    L’uomo con la muleta morì.

    E, finalmente, il toro si calmò. 

  • 22. OAK

    TIPO PSICOLOGICO (La forza)

    (Tenacia, abnegazione, affidabilità. Grande cuore. Si porta sempre all’estremo delle forze fino allo schianto. Non ammette con se stesso e gli altri la stanchezza).

    È coraggioso, forte, testardo, tenace, paziente, affidabile. Ha una grande forza di volontà e non molla mai. È buono, generoso e responsabile: porta fino al termine qualsiasi impegno. Non si prende delle pause di riposo, perché non riesce a essere inoperoso.

    È la colonna su cui gli altri tendono ad appoggiarsi, è forte fisicamente e di carattere. Non cambia facilmente le sue convinzioni. Non agisce pensando a un tornaconto immediato, il solo fatto di agire lo ricompensa. Non pretende che gli altri lo prendano come esempio. È orgoglioso e non mostra mai i propri punti deboli. Non si mostra mai stanco e non comunica una sua eventuale indisposizione. È contento del benessere altrui e non mostra di sentire il bisogno di riposo.

    Non si arrende mai, anche in caso di grave malattia. Quando è costretto a fermarsi per un crollo fisico tende ad abbattersi, trovandosi solo e senza energia.

    Non esprime le emozioni agevolmente, essendo impegnato a mostrare la propria affidabilità. Non riesce a modificare facilmente i propri obiettivi, dimostrando poca elasticità.

    I bambini sono degli sgobboni e dei testardi, che tendono a non riposarsi, essendo assorbiti dalle loro attività. A scuola sono molto responsabili facendo sempre i compiti e studiando per gli esami, favorendo gli impegni scolastici alla compagnia degli amici. Questa grande attività può far rischiare un esaurimento fisico. Sono molto affidabili e aiutano amici e compagni.

    FISIOGNOMICA

    Robusto, massiccio con spalle larghe e forti. Comunica la possibilità di sostenere grandi pesi. La voce è forte e la schiena è piatta. Ama circondarsi di amici.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Fagales, Famiglia: Fagaceae, Genere: Quercus, Specie: Quercus Robur.

    La Quercia Farnia fa parte della famiglia delle Fagacee. È diffusa in tutta Europa. Ha notevoli dimensioni (25 – 40 metri), crescita lenta e notevole longevità (oltre 1000 anni di vita). Resiste ai geli invernali e richiede temperature elevate in estate e grande esposizione alla luce. Ospita molti insetti e altri animali. Le ghiande sono fonte di cibo per piccoli mammiferi e uccelli come la ghiandaia. Cresce spesso su reti di acqua sotterranei, per questo motivo può essere colpita dai fulmini. La pianta tende ad accettare i parassiti con grande vigore, ma può anche crollare improvvisamente a causa, appunto, dei parassiti. Fiorisce da aprile a maggio. La fioritura è contemporanea alla fogliazione ed è poco appariscente. Ogni esemplare porta i fiori di entrambi i sessi. I fiori maschili sono amenti penduli filiformi di colore giallognolo che producono grande quantità di polline. Quelli femminili sono localizzati alla parte apicale del rametto, all’ascella delle foglie. Sono formati da piccole spighe rosse di cinque elementi portate da un peduncolo glabro. Il fiore è formato da tre stigmi di colore rossastro simili a labbra avvolta da brattee ovali acuminate. Le querce non fioriscono fino all’età di venti anni. I frutti sono le ghiande che maturano l’autunno seguente alla fioritura. Causa il peso cadono sotto la pianta e gli uccelli che se ne nutrono contribuiscono a diffonderli. Il fusto è dritto e robusto e alla base si allarga. I rami si estendono orizzontali aperti. L’apparato radicale è, inizialmente, un grosso fittone che penetra profondamente nel terreno, ma in pochi anni si producono grosse radici laterali che ancorano profondamente la pianta. Le foglie sono semplici, decidue alterne, con un picciolo molto breve, glabre, di forma obovata con margini lobati. La pagina superiore è di colore verde scuro, quella inferiore ha un riflesso bluastro. La quercia produce una seconda serie di foglie in estate. Le foglie sono caduche, ma tendono anche in inverno a rimanere attaccate alla pianta.

    La corteccia era utilizzata per uso interno, dalla medicina popolare in decotto o in tisana contro le infiammazioni intestinali e le diarree. Per uso esterno, sempre la corteccia, in decotto contro le gengive irritate, le emorroidi, irritazioni della mucosa e della pelle.

    UTILIZZI

    Si utilizza nelle lesioni prodotte da sforzi eccessivi. Agisce sul mal di schiena, sul bruxismo, sui dolori e rigidità osteoarticolari in particolare nel tratto cervicale, sulla rigidità, sul mal di spalle, sulla stanchezza e sullo stress. È utile per gli sportivi con disturbi da sovraccarico di alcune parti del corpo e per le convalescenze.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    BELADOR.

    La muleta sventolò in aria, attirando la curiosità e l’ira del toro.

    Il torero era davanti, non c’era ostacolo, il toro partì senza dubbi o rimpianti. Ma non arrivò, o meglio, colpì l’aria. Il torero si era spostato e la muleta con lui.

    Altro sventolio davanti al toro che si era girato non senza sforzo, in modo nervoso, come se le quattro zampe facessero fatica a svitarsi dalla sabbia dell’arena.

    Altra corsa ancor più rabbiosa, ma il torero non c’era anche questa volta, portando con sé, come enorme foulard di sangue, la stoffa arrogante.

    Non c’erano, però, dubbi.

    Il toro non voleva stancarsi, desiderava colpire, per far smettere quella danza che lo irritava.

    Un blocco sulle zampe, uno scavare veloce dello zoccolo destro, un abbassare della testa, un puntare di corna.

    La partenza, l’arrivo, la muleta rossa si spostò ancora, alzando il sipario davanti alla punta metallica e affilata della spada, che entrò nella carne in un delirio di fibre muscolari troncate, di arterie recise e di nervi sfilacciati.

    Il dolore era forte, ma la rabbia di più. L’uomo non aveva rispetto, l’animale incominciò a odiare.

    Il toro si fermò, le orecchie sentirono l’urlo del pubblico, il cuore sentì quello della sua specie. E attaccò.

    La muleta sparì ancora, la punta della spada costruì una nuova strada nella sua carne.

    Una strada che doveva andare dritta al cuore, ma che deviò all’ultimo momento.

    Odio. Odio. Odio per l’uomo che aveva davanti, che agitava in modo irridente il drappo di flanella.

    Rideva. Ma non sapeva che le labbra si sarebbero chiuse nel sorriso e aperte nell’urlo.

    L’uomo rideva. Gli uomini ridevano. Il toro odiava.

    Non si stancava e attaccava. L’uomo incominciò a odorare di paura e il toro lo sentì.

    Ancora un attacco. Ancora.

    La muleta fu meno veloce. La spada colpì solo di striscio la carne. Ma anche la punta delle corna si divertì a marchiare la pallida pelle dell’uomo con il drappo rosso.

    L’odore della paura aumentò. Le urla degli altri uomini si abbassarono. Tutti gli occhi erano per quei 600 chili di carne insanguinata e spietata.

    E i 600 chili si mossero ancora una volta. L’odio era superato, si era trasformato in arroganza. L’arroganza che può avere un essere trafitto da molte punte di lama senza alcun motivo. Specie contro specie. Cervello contro stupore. Finta nobiltà contro reale umanità.

    E la paura annebbiò il cervello, diventando consapevolezza del fallimento.

    I fazzoletti bianchi cominciarono a sventolare.

    Gli uomini che si divertivano a guardare morire si erano pentiti e chiedevano l’indulto. La salvezza dell’animale era voluta da tutti. Si apprezzava il coraggio di era stato condannato a morire dai padroni.

    Chiedevano l’indulto. Ma prima di questo ci deve essere una condanna. Che deve essere preceduta da un processo. Che nasce da un reato. Ma quale?

    Il giudice era ancora indeciso.

    Il toro attaccò. Non ci vedeva quasi più dietro il sipario rosso che colava dalla fronte.

    Le arterie vomitavano sangue.

    Qualche signora delicata vomitava il tè del pomeriggio, senza vergognarsi.

    Il toro attaccò. Il dolore era insopportabile, i muscoli del collo un pallido ricordo.

    L’uomo con la muleta puzzava, in modo squallido, di sudore. Il sudore del vile.

    Il toro attaccò. Come solo chi è solo può fare.

    Il toro attaccò aspettando la morte. Desiderandola.

    Il fazzoletto arancione del giudice decretò la salvezza del toro.

    Gli uomini esultarono. Le donne esultarono.

    Ma il toro non sapeva il linguaggio dei fazzoletti. Era destinato alla morte da chi, invece, lo conosceva.

    Il toro attaccò, passando da parte a parte il collo di chi puzzava di sudore.

    L’uomo con la muleta morì.

    E, finalmente, il toro si calmò. 

  • 23. OLIVE

    STATO TRANSITORIO (L’esaurimento)

    (Oliva senza nocciolo è vuota e senza forza vitale. Grande forza e lavoro interiore. Spirito di sacrificio senza rispetto per se stessi. I doveri fino a stremarsi. Saggezza ed equilibrio).

    Lo stato d’animo è un insufficiente interesse per il presente, tipico di chi è sfinito e troppo stanco. Può succedere a chi non riesce a gestire bene la propria energia e si trova completamente sfinito. Altre volte si arriva a questo punto a causa di circostanze non controllabili. La sensazione è quella dell’esaurimento, del crollo totale: fisico, emotivo e mentale. In queste circostanze è molto difficile compiere anche le azioni più normali e si desidera solamente dormire. Serve a curare lo stato di spossatezza in cui si è arrivati a causa del delirio di onnipotenza che non fa ben valutare gli impegni. La stanchezza può arrivare a far avere la nausea e voglia di piangere.

    FISIOGNOMICA

    L’aspetto è spossato, svuotato. Le spalle sono curve e l’espressione assente.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Scrophulariales, Famiglia: Oleaceae, Genere: Olea, Specie: Olea Europaea.

    L’olivo appartiene alla famiglia delle Oleacee. È una pianta sempreverde, longeva (fino a 1000 anni) e a lenta crescita. Si trova nel bacino del Mediterraneo. Ama il caldo e il sole, soffre l’ombreggiamento, resiste alla siccità. Le grandi gelate possono far morire la parte aerea con sopravvivenza del solo ceppo, che ributta nuovi polloni. Ama le colline soleggiate ed è difficile trovarlo sopra i 450 metri. Fiorisce in maggio/giugno. I fiori sono ermafroditi, molto piccoli, con una corolla di quattro petali bianchi. I fiori sono raggruppati in 10/15 in infiorescenze a grappolo. Produce molto polline, con grande energia vitale. Il frutto è una drupa globosa. Il tronco ha, negli alberi giovani, una corteccia liscia e grigia, diventando contorto con l’avanzare degli anni.

    Le foglie sono coriacee, semplici, lanceolate con un picciolo corto. Sono di colore verde scuro e lucide nella pagina superiore, argentee nella pagina inferiore.

    UTILIZZI

    Può essere utile per i neonati prematuri con sofferenza di parto oppure in caso di esaurimento e debilitazione dopo una malattia, abbreviando il periodo della convalescenza.

    È indicato per chi deve affrontare prove scolastiche per le quali non ci si riesce a concentrare in modo adeguato.

    È impiegato per il sistema immunitario, come ricostituente fisico, come antiastenico, per le patologie legate alla secchezza: pleuriti, pericarditi, sindrome di Sjhogren.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA FIERA.

    La fiera era molto frequentata, venivano anche dai paesi vicini. Uniti dal desiderio di dimenticare per un giorno i problemi, vedere persone che si conoscevano, far iniziare o concludere qualche affare e illudersi di potersi divertire.

    Non era in realtà solo un’illusione, perché se c’era la coincidenza astrale favorevole, qualche istante di benessere si poteva anche avere, soprattutto se l’età anagrafica era inferiore alle due cifre.

    Quando l’umanità si concentra, lo spettacolo è assicurato.

    Occorre, però, accettare che prenda direzioni impreviste e imprevedibili. Può passare dalla lieve brezza pomeridiana a una tempesta di piena estate.

    In questo caso specifico, eravamo nella piatta più assoluta, con le vele delle emozioni accasciate abbracciate all’albero.

    Le uniche variazioni di questo tema, decisamente monotono, erano qualche scoppiettio che punteggiava le frasi scontate dei discorsi dei festaioli.

    “Allora, hai saputo della figlia della Maria?”. PUM. “È rimasta incinta. Che si dava tante arie!”. PUM.

    “I miei maiali ingrassano benissimo con il mangime di Arturo”. PUM. “non m’interessa provare altre cose. Mi trovo bene così”. PUM.

    “Dai, lascia Giuseppe”. PUM. “Ti offro la mia casa. È molto più bella. Ha anche l’orto”. PUM.

    Tante piccole variazioni sonore in un mondo che restava molto basico.

    Questa era l’atmosfera che stava circondando la mia passeggiata. Tanto normale, da percepirla come calda coperta in una grigia giornata di metà ottobre.

    E ogni tanto, stare sotto la copertina di lana patchwork era quanto di meglio si potesse desiderare.

    PUM.

    Un’altra piccola esplosione.

    La curiosità mi fece sollevare leggermente la coperta e mi avviai incontro al rumore.

    PUM.

    In lontananza vidi un uomo alle prese con il gonfiaggio di piccoli palloni colorati, di tutte le forme e dimensioni. Ne aveva già un piccolo mazzo attaccato a un palo bloccato al terreno da una grande pietra grigia. Un grande ventaglio colorato che si muoveva con lo spostamento dell’aria causato da un lieve venticello o dalla massa degli umani, che inconsciamente utilizzavano tutti i fondamenti della termodinamica e tutte le leggi che gestivano i movimenti delle masse gassose.

    A dire il vero, il ventaglio non dava l’impressione di essere la massima comunicazione del prototipo della virilità: i palloncini erano poco gonfi e, in qualche caso, faticavano addirittura a tendere il cordoncino che li attaccava al palo.

    PUM.

    Un palloncino, nel momento estremo del gonfiaggio, aveva deciso che non gli interessava l’esibizione al pubblico e aveva dato la libertà al gas che lo stava espandendo.

    PUM.

    Un altro. Forse si trattava di palloncini molto timidi.

    Non riuscii a resistere e mi avvicinai all’uomo, che faticava in modo evidente per non esternare, in modo poco consono a una festa gestita dalle parrocchie del paese, il suo stato d’animo.

    “Scusi, non vorrei disturbarla in un momento di difficoltà, ma ho notato questa rottura continua dei palloncini. Come mai?”.

    “Appunto. Una bella rottura! Non lo so perché caz…..cavolo esplodono. Dev’essere una partita difettosa. Per non farli esplodere li devo lasciare praticamente sgonfi. Fanno schifo”.

    “Effettivamente non hanno un’immagine molto virile. Provi con il Viagra….”.

    Il mio tentativo di battuta ebbe lo stesso effetto di un porcellino alla brace portato in una tavola di vegani.

    Tentai di rimediare e riprendere la connessione con l’uomo.

    “Ma il fornitore è il solito?”.

    “Effettivamente no. Quello vecchio mi dava dei palloncini ottenuti dal riciclaggio della plastica, soprattutto quella derivata dal petrolio. Questo, invece, mi ha detto che la materia prima era tutta naturale e vegetale. Appena spremuta dagli alberi. Pensavo che fossero più adatti a essere maneggiati dai bambini, che spesso si divertono a metterli in bocca o a masticarli quando si rompono”.

    “Onorevole iniziativa. Peccato che non accettino di essere gonfiati troppo….forse non vogliono salire subito a vedere questo triste mondo”.

    Un lampo mi attraversò la mente. Forse era proprio questo il motivo. La gomma non era riciclata, non aveva già conosciuto l’esterno, si era mantenuta per anni sotto la corteccia di un tronco e, in poco tempo, ne era stata estratta, lavorata e gonfiata. Non era in grado di elaborare il cambiamento, o meglio…il lutto di essere stata strappata al materno floema della pianta.

    “Mi scusi ancora. Mi è venuta, forse, un’idea. Perché non prova a finire di gonfiare i palloncini pieni a metà? Oramai si saranno abituati alle persone e saranno anche felici di andare nelle mani appiccicose di zucchero filato dei bambini”.

    Il signore mi guardò in modo poco amichevole, ma le aveva già provate tutte e il guadagno che aveva ipotizzato si stava allontanando in modo velocissimo.

    Prese un palloncino mezzo sgonfio e lo attaccò all’uscita della bombola.

    Aprì la valvola……….shhhhhhh…..il gas entrò nel palloncino. Lo gonfiò. E un coniglio verde prato si erse in tutta la sua orecchiuta imponenza.

    Immediatamente i bambini arrivarono di corsa e incominciarono a chiedere, con insistenza, ai genitori il possesso di quella bellezza.

    Il sorriso torno sul viso dell’uomo, che incominciò a gonfiare in modo frenetico.

    Mi allontanai e ricominciai a vagare tra le persone che mangiavano, ridevano o discutevano.

    Dopo qualche tempo…..PUM.

    Mi riconobbi in quel palloncino: dopo aver visto il mondo, aveva preferito esplodere.  

  • 24. PINE

    TIPO PSICOLOGICO (La colpa)

    (Si merita la potatura. Espiare le colpe, purificarsi. Fortemente condizionato nell’età della crescita: vivere per meritare e sensi di colpa. È stile di vita).

    Non si ama, è scoraggiato. Eccessivamente esigente con se stesso, crede di non meritare l’amore. Non si permette di sbagliare, perché l’errore è vissuto come colpa a cui resta strettamente ancorato. È pignolo e perfezionista, ma quando raggiunge traguardi invidiabili da altri, pensa che si sarebbe potuto fare meglio e di più. Si sente sempre responsabile. Si deve sacrificare per sanare la sua posizione di un debito inestinguibile.

    Arriva ad accusarsi di errori commessi da altri. Non riesce a godere dei traguardi raggiunti e se non riesce a raggiungerli, entra in una fase di disperazione. Lo accontento unicamente il momento in cui si sacrifica.

    Si colpevolizza anche per cose di poca importanza e continua a chiedere scusa per delle mancanze insistenti. Anche esprimere le proprie necessità, lo fa sentire in colpa.

    Le lodi lo mettono a disagio, rifiuta il piacere e si sente in colpa per attività di svago.

    I bambini sono buoni, generosi, diligenti e soffrono molto quando sbagliano. Piangono per un rimprovero e possono caricarsi delle colpe dei compagni. Vivono con la paura di essere puniti dai genitori o dagli insegnati, chiedono spesso se si è arrabbiati con loro. Ha bisogno di comprendere che è proprio attraverso l’errore che si fa esperienza e s’impara. È da proteggere quando si autoaccusa o è accusato ingiustamente dagli altri.

    FISIOGNOMICA

    Magro, ossuto, con spalle curve che tendono a chiudere il petto. Le forme del corpo sono aguzze, ma non taglienti. Il volto è un po’ ombroso.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Pinophyta, Classe: Pinopsida, Ordine: Pinales, Famiglia: Pinaceae, Genere: Pinus, Specie: Pinus Sylvestris.

    Il Pino silvestre appartiene alla famiglia delle Pinacee. Occupa un areale dall’Europa alla Cina. Cresce dai 500 ai 1400 metri, ma può essere presente anche a quote più basse.

    È una pianta rustica e adattabile, che preferisce terreni calcarei. Resiste al freddo e al secco. Ama il vento e la luce. Può raggiungere i 30/40 metri di altezza. Col passare del tempo, i rami bassi cadono e la parte superiore si incurva. Fiorisce a maggio. Dopo trent’anni di vita inizia a produrre fiori maschili e femminili sulla stessa pianta. I primi sono foglie pollinifere squamiformi riunite in coni globosi raggruppati in una specie di spiga. Quelli femminili sono macrosporofilli riuniti nella pigna. Impiega circa un anno per sviluppare il seme. In tutto questo tempo la pigna non cambia aspetto. I semi sono pronti quando la pigna avrà due anni. Rilasciano i semi quando sono maturi. I semi hanno una piccola ala per essere trasportati dal vento. Il tronco è un cilindro dritto con la corteccia ruvida. Le radici sono a fittone, con profonde radici laterali. Le foglie sono aghiformi e si rinnovano ogni 3/4 anni. Cadendo formano sotto la pianta un tappeto acido che impedisce la crescita di altre piante.

    Per uso interno la medicina popolare lo utilizzava, come infuso, come balsamico, espettorante e blando diuretico. Per uso esterno, come decotto, come blando disinfettante della pelle.

    UTILIZZI

    È il rimedio per le malattie in cui ci si autopunisce, le malattie autoimmuni e degenerative. Si utilizza per la psoriasi, la cirrosi epatica, il cancro, la sclerosi multipla. È un coadiuvante nelle malattie congenite e per l’AIDS.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA COLPA.

    I tempi erano cambiati, ma i metodi no.

    Un secolo fa chi aveva subito una condanna doveva girare, per non poter scappare, con una palla di ferro al piede. Ora la palla era stata sostituita da una cavigliera elettronica. Molto più leggera, ma molto più complicata da eludere.

    Ma perché poi pensare di scappare? Se sono stato condannato, è solamente colpa mia.

    Dovevo accorgermi che la società dei miei amici stava facendo qualche cosa che non doveva fare.

    I miei amici.

    Mi fidavo di loro, li conoscevo dai tempi della scuola. Allora scherzavano sempre con me, mi volevano bene.

    Dovevo capirlo che si stavano facendo delle cose che non si potevano fare. Hanno ragione i miei genitori.

    Solo colpa mia, loro se ne sarebbero accorti.

    Ero contento che gli amici mi avessero cercato, sembravano pentiti di tutti gli scherzi che mi avevano fatto.

    Erano stati così gentili. Avevamo riso insieme di tutti gli scherzi, ero d’accordo con loro, se non fossi stato così imbranato, si sarebbero rivolti ad altri. Ma ero proprio un fesso, lo facevano per svegliarmi.

    Mi hanno detto che mi prendevano in giro perché si erano affezionati, mi stimavano e lo volevano dimostrare.

    Mi hanno convinto a diventare il presidente di una società di commercio.

    Si potevano fidare solo di me. Ne ero stato orgoglioso.

    Conoscevano tante persone e solo di me si fidavano.

    Mi avevano fatto piangere. Come allora, ma questa volta dalla felicità.

    La felicità perché si erano dimostrati affettuosi, anche se io sono imbranato. Loro erano dei VIP e si erano ricordati di me.

    Ero, quindi, diventano il presidente della loro società, mi avevano portato in giro, avevo conosciuto delle persone impensabili, avevo fatto delle brutte figure, come al solito, li avevo fatto ridere. Ma mi volevano bene. Che imbranato.

    Avevo firmato tutto quello che mi chiedevano.

    Tanto non capiresti, che leggi a fare.

    È vero, io non avrei capito nulla, non importava leggere. Se solo fossi stato più intelligente. Colpa mia.

    Mi dicevano che si potevano fidare solo di me. Che imbarazzo, quando dicevano così.

    Per loro ho lasciato il lavoro in posta.

    Che ci vai a fare, mi dicevano, ti facciamo guadagnare noi in un anno più di quanto guadagneresti in una vita. Che stupido che sono, avevano ragione loro. Pensare che ero stato così contento di aver trovato quel lavoro.

    La vita è solo una, mi dicevano, perché la vuoi sprecare timbrando delle lettere che non sono neanche indirizzate a te. Avevano ragione.

    Però devo avere sbagliato qualche cosa perché un giorno la polizia mi è venuta a prendere a casa e mi ha portato in carcere.

    Lì ho rivisto i miei amici che hanno giustamente detto che chi aveva le firme ero io, per cui la colpa di tutto era solo mia. Avevano ragione.

    L’ho detto anche al giudice che era solo colpa mia, che se c’era qualche cosa contro la legge lo avevo fatto io, involontariamente di certo, ma ero stato io.

    Il giudice mi guardava in modo strano. Mi sembrava quasi commosso, ma non credo sia possibile. Mi sarò sicuramente sbagliato.

    Al processo ho continuato a dirlo che era colpa mia.

    L’ho detto a tutti, avvocati, giudice…..era solo colpa mia, avevo tradito la loro fiducia. Mi dispiaceva.

    La cosa strana è che gli avvocati dei miei amici, prima ripetevano che, come raccontavo, la colpa era solo mia. Poi, dopo un’arrabbiatura del giudice che non ho capito. Parlava di una cosa strana…..di circos….no circonvenzione di imp….no incapace. Non capivo bene, però dopo hanno cambiato versione e hanno cominciato a chiedere le attenuanti. Che il giudice non ha voluto dare perché non si trovavano i soldi.

    Io ho chiesto, quali soldi? Ma non mi hanno neanche risposto.

    “È solo colpa mia”, dicevo, “loro non c’entrano nulla”. Non mi ascoltavano più, infine il giudice mi ha chiesto di tacere. Ho chiesto scusa più volte, poi ho taciuto.

    Ci hanno condannato tutti.

    La cosa strana è che io, colpevole di tutto, ho preso un anno agli arresti domiciliari, con la cavigliera elettronica. I miei amici, dieci anni perché non hanno voluto dire dove erano i soldi. Io ho ringraziato il giudice e mi sono scusato per le firme.

    Il giudice era veramente una brava persona. Mi ha stretto la mano e mi ha consigliato di andare alla ASL per parlare con uno psicologo, mi ha fatto anche avere un permesso per uscire di casa. Che brava persona. Anch’io gli ho stretto la mano e mi sono scusato ancora per il tempo che aveva perduto.

    Ho salutato anche i miei amici, che però non sono stati gentili con me. Certamente erano arrabbiati per gli anni che dovevano passare in carcere. Mi sono scusato con loro e ho detto che il giudice non aveva capito che era solo colpa mia e che non sapevo dove stessero i cinque milioni di euro che non si trovavano. Mi hanno trattato male, non capisco bene perché, ma sicuramente è stato per qualche cosa che avevo detto.

    Ora sono qui, con la mia cavigliera elettronica, che sto andando dallo psicologo.

    Le precedenti sedute sono andate molto bene.

    Abbiamo parlato di tante cose, la mia famiglia, la mia mamma. Tante cose. Mi è piaciuto molto. Mi ha anche detto che non devo ripetere sempre che è colpa mia. Io mi sono scusato di ripeterlo sempre. Il dottore a questo punto si è arrabbiato, ma gli è passata subito.

    Ora vado a casa, sono già passati quattro mesi dalla condanna. Ne mancano solo otto.

    Dopo mi tolgono la cavigliera.

    In realtà non mi dà troppo fastidio, ma m’impedisce di andare al parco.

    Non importa, otto mesi passano presto.

    Poi potrò andarci. Troverò i miei amici scoiattoli e uccellini. Darò loro da mangiare. Con loro non mi sento in colpa.

    Poi tirerò via, dalla grotta vicino al laghetto, la borsa con i soldi.

    Mi dispiace per i miei amici, per i loro dieci anni.

    Questa lunga condanna è SICURAMENTE colpa mia.

  • 25. RED CHESTNUT

    TIPO PSICOLOGICO (L’amore che logora)

    (Amore egoistico, invasivo e soffocante. Paure e ansie proiettate. Logora fino a rischiare di rompere i rapporti. Premure esagerate apprensioni colpevolizzanti).

    Soffre di paure esagerato per gli altri. Tende a stabilire anormali rapporti simbiotici, diventando esageratamente protettivo e soffocante. È ansioso e con pensieri tragici, non solo sul piano fisico, ma anche rispetto ai problemi economici e affettivi. La sua ansia proietta energia negativa proprio su chi vorrebbe proteggere. Questa ansia di occuparsi della vita altrui gli permette di non essere troppo coinvolto nella propria. Sembra apparentemente altruista, mentre gli affetti sono puramente egoistici.

    I bambini sono iperprotettivi verso le persone care. Hanno continuamente bisogno di rassicurazioni sull’incolumità dei familiari.

    FISIOGNOMICA

    Non ha un aspetto ben definito. Lo si può riconoscere da questo eccessivo atteggiamento simbiotico imperniato sulla paura di perdere l’altro.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Sapindales, Famiglia: Sapindaceae, Genere: Aesculus, Specie: Aesculus x Carnea.

    L’Ippocastano rosso è un incrocio tra Aesculus hippocastanum e Aesculus pavia, utilizzato a scopo ornamentale. È un ibrido, ma si riproduce bene. Fiorisce a maggio, i fiori sono di colore rosa e rosso intenso riuniti in infiorescenze erette agli apici dei rametti. Il tronco è diritto e i rami sono ripiegati verso il basso.

    UTILIZZI

    Si usa per problemi cardiaci, insonnia, aderenze, astenia, tensioni e problemi di pelle, specie alle mani.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    PROTEZIONE.

    Devo proteggerlo. Non posso lasciarlo uscire come se nulla fosse.

    Lui non pensa mai alle conseguenze.

    Non ha la percezione di cosa potrà trovare fuori di qui. É ingenuo.

    Purtroppo è interessato solo al suo divertimento.

    Godere al massimo nel momento, senza pensare al futuro. Tutto e subito, sembra tornare agli anni 70.

    Non si rende conto che non c’è azione senza una reazione conseguente.

    La superficialità di pochi istanti può avere delle conseguenze che durano tutta una vita.

    In realtà sono tutti uguali. Tutti fatti con lo stampino.

    Pensano poco e cercano di raccogliere il massimo da tutto quello che incontrano.

    Là fuori il mondo è oscuro e tenebroso. Un tunnel che non ha uscite.

    Pensi di trovare il massimo del piacere, una fuga dal mondo reale, un’esaltazione dei sensi.

    Dopo poco, però, ricadi sulla terra. Ti risvegli nella normalità con la sensazione triste di chi è obbligato a chinare il capo. Dalle stelle alle stalle.

    E dopo, esperienza dopo esperienza, è sempre più difficile riprendersi.

    C’è anche chi non può più fare a meno di aiuti chimici. In una spirale dalla quale è sempre molto difficile uscire.

    Il rischio, infatti, è di averne la totale dipendenza, per essere in grado di rialzare la testa e vivere con dignità e rispetto tutte le altre avventure.

    Lo devo proteggere da tutto questo.

    Forse alcuni potrebbero pensare che sono troppo invadente, che sono di ostacolo per un appagamento totale delle emozioni. Ma io non sono d’accordo.

    Il contatto con l’esterno é certamente appagante, ma la libertà assoluta é troppo rischiosa.

    Temo non sia ancora pronto.

    Pertanto ho intenzione, anche se lui non vorrebbe, di controllarlo, agevolarlo e guidarlo nei contatti.

    Me ne sarà grato. Ne sono sicuro.

    Gli eviterò qualsiasi sorpresa spiacevole, sia a breve che a lungo termine.

    Eviterò che il gruppo si allarghi troppo. Cercherò di selezionare in modo preciso la compagnia, evitando che aumentino eccessivamente i componenti della stessa.

    Lui, spesso, mi accusa di bloccarlo nella crescita, di stargli troppo vicino, di togliergli qualsiasi soddisfazione personale.

    Anche per queste accuse la penso diversamente.

    La regolamentazione dei rapporti con l’esterno è basilare, per aumentare in modo sano le conoscenze e per crescere senza problemi.

    Altrimenti il rischio delle delusioni è sempre dietro l’angolo. Quello che ti sembra entusiasmante oggi, può essere fonte di enormi preoccupazioni in seguito.

    E non sono un vecchio e noioso ostacolo alla felicità.

    La felicità non è un singolo momento di esaltazione irrefrenabile e incontrollabile.

    Ma una lenta e ponderata conoscenza tra due soggetti che si studiano, si apprezzano, si capiscono all’interno di un contatto complessivo, in cui ci sono dei momenti di avvicinamento e allontanamento, propedeutici alla conoscenza completa. Alla soddisfazione appagante.

    Altri prima di me hanno dovuto affrontare delle situazioni simili, non sarò né il primo né, certamente, l’ultimo.

    In tanti hanno sbattuto la testa in queste problematiche. Anche con violenza, tanto forte da rompersela e causare danni a sé e agli altri. Danni di cui spesso si sarebbero pentiti e sarebbero voluti tornare indietro.

    Ma questo è impossibile, se non a prezzo di grandi dolori fisici e morali.

    Quindi è sicuramente meglio pensarci prima ed io sono qui per questo.

    Per preservarlo dalle incognite e dalle delusioni.

    Gli voglio bene. L’ho visto crescere e diventare grande.

    L’ho visto ingrandirsi nei suoi desideri e nelle sue aspettative.

    Porterò il mio compito fino alla fine. A costo di mantenere una barriera tra lui e tutto quello che lo circonda, anche sapendo che alla fine del mio compito sarò buttato via, come una cosa inutile.

    Però non m’interessa, sarò fiero del mio compito e del risultato.

    Vorrei solo una cosa: che smettesse di chiamarmi con disprezzo PROFILATTICO.

  • 26. ROCK ROSE

    TIPO PSICOLOGICO (Lo shock)

    (Shock. Terrore. Angoscia. Traumi emotivi. Morsa di paura che stringe lo stomaco. Prosciugati della forza).

    È pauroso in tutte le situazioni. Facilmente entra nel panico, paralizzandosi e non riuscendo più a gestire la situazione. Dopo poco riesce a riprendersi, cercando di far fronte alla situazione. Col tempo riesce a controllare le sue manifestazioni esteriori, ma dentro di lui ogni situazione, anche solo lievemente anomala, gli crea un momento di panico. Nelle situazioni di emergenza di altre persone, sorprendentemente, riesce a mostrare delle qualità di coraggio non usuali.

    I bambini si spaventano facilmente, sussultando a ogni situazione. Bisogna sdrammatizzare le loro paure, potrebbe essere utile rappresentarle con dei disegni o dei racconti. Hanno bisogno di protezione, non sopportando delle situazioni eccessivamente stressanti. Amano le storie di personaggi coraggiosi che salvano le persone più deboli.

    FISIOGNOMICA

    L’aspetto è di grande fragilità, anche se sono di costituzione robusta. Gli occhi esprimono il panico.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Violales, Famiglia: Cistaceae, Genere: Helianthemum, Specie: Helianthemum Nummularium.

    L’Eliantemo fa parte della famiglia delle Cistacee. La sua area di origine è europea caucasica. È una pianta diffusa in tutta Italia, esclusa le pianure alluvionali come la pianura padana. L’habitat sono i prati aridi su substrato calcareo. Si può trovare fino a 2500 metri. È una pianta perenne erbacea suffrutice (fusto legnoso alla base e parte superiore erbacea), sempreverde e a carattere tomentoso (coperta da fitta peluria). L’altezza varia tra i 5 e i 50 centimetri e forma piccolo cespugli. Fiorisce da maggio ad agosto, l’infiorescenza si compone di racemi con pochi fiori. I sepali sono pelosi, i cinque petali sono disposti perfettamente in orizzontale, a formare un disco piatto di colore giallo oro. I boccioli sono globosi, appuntiti all’estremità, pendenti verso il terreno e situati nella parte inferiore del fusto. Si aprono solo in pieno sole e vivono un giorno. Il frutto è una capsula rotondeggiante, contenente molti semi, su cui il calice peloso persiste a lungo. Quando cadono dalla capsula possono essere dispersi dal vento e dalla pioggia. Germogliano in primavera e radicano rapidamente. Le radici sono forti, ramificate ed entrano in profondità nel suolo.

    UTILIZZI

    Si utilizza per blocchi digestivi o intestinali, tremori, tachicardia, paralisi isteriche, disturbi renali, scarsa adrenalina per ghiandole surrenali poco sviluppate, nelle crisi di panico.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL RUMORE BIANCO.

    L’insegnante varcò la soglia della porta dell’aula.

    Il passaggio all’inferno, il transito per il paradiso, la sicurezza del viaggio dentro la noia.

    La frase giusta dipendeva da tante cose.

    L’uomo era visibilmente rassegnato, mentre fendeva la calca indifferente.

    Appoggiò la borsa di pelle, marrone scuro, sul piano della cattedra. Depositò le natiche sulla sedia e si guardò intorno, facendo ruotare il collo di circa 120 gradi da sinistra verso destra e viceversa.

    Ecco Marchi…..una testa di cazzo. Oggi c’è anche Brunetti, peccato….le solite domande stupide. Pacchioni…. l’unica che capisce qualche cosa, ed è anche una discreta gnocca.

    Oddio, la Martinelli con il solito sguardo stravolto…..sembra un condannato a morte.

    Quasi quasi dico che interrogo così le faccio venire la tachicardia……Lasciamo stare che ogni tanto c’è qualche coglione che si butta dalle finestre delle scuole…. Non vorrei finire sul giornale.

    “Silenzio ragazzi……ho detto…..silenzio. Oggi spiegherò il Rumore Bianco”.

    Noia, stupore, indifferenza, noia, indifferenza, noia, ansia……

    La TAC emotiva della classe era presto fatta, e la noia era certamente l’emozione trainante, insieme all’indifferenza.

    L’unica nota stonata, all’interno di questo gruppo di adolescenti, mentalmente scadenti, era lo stato di ansia perenne della Martinelli.

    All’interno del cranio armonioso della ragazza, gli impulsi elettrici neuronali ticchettavano vorticosi, componendo tante frasi virtuali che circondavano un pensiero scolpito nella corteccia cerebrale: non so cosa sia, forse è fuori dal programma, non lo imparerò mai……ho paura di venire bocciata.

    Questo concetto era esattamente quello che la ragazza pensava, almeno sei volte, durante la mattinata scolastica.

    “Definiamolo, dal libro: Il rumore bianco è un particolare tipo di rumore caratterizzato dall’assenza di periodicità nel tempo e da ampiezza costante su tutto lo spettro di frequenze. È chiamato bianco per analogia con il fatto che una radiazione elettromagnetica di simile spettro, all’interno delle banda della luce visibile, apparirebbe all’occhio umano come luce bianca. È tutto chiaro?”.

    Noia, stupore, indifferenza, noia, indifferenza, noia, ansia……

    Il cranio della ragazza ansiosa incominciò vorticosamente e arditamente a elaborare delle teorie.

    Tutto costante, senza picchi……il mio sogno.

    Niente che alteri la mia vita. La vita deve essere senza scosse, priva di terremoti. Come si starebbe bene. La paura è prodotta da ansia. E l’ansia dal non controllo. Il non controllo dalla non conoscenza.

    Queste arzigogoli mentali stavano creando molta tensione all’interno della ragazza. Non era abituata a pensare a cose nuove…perché anche queste erano picchi o depressioni che uscivano dall’andamento orizzontale dell’esistenza.

    Lei voleva andare solo in orizzontale.

    Il segnale stradale “cunette e dossi” le aveva impedito il conseguimento della patente. Ogni volte che lo vedeva, andava nel panico assoluto.

    Che cosa avrebbe trovato dopo la cima del dosso?

    Quanto sarebbe stata profonda la cunetta?

    Queste domande la uccidevano. Il suo habitat ideale sarebbe stato il deserto.

    Chilometri di visibilità senza sorprese.

    Senza sorprese? ……E i miraggi? L’escursione termica? Gli animali?

    No, neanche lì.

    Forse, però, potrei rifugiarmi nel rumore bianco.

    Il colore bianco è la somma di tutti gli altri, miscelati in modo omogeneo, senza alcun picco. Bene….qualsiasi altro colore mi mette ansia.

    Ho deciso: lo registro in qualche modo….mi metto le cuffie e vivrò col sottofondo di una musica senza sorprese.

    Mi sento già meglio. Sento l’ansia calare. Le mie paure placarsi.

    “Questa, ragazzi, è la definizione teorica. In pratica, però, il rumore bianco non esiste: si tratta di un’idealizzazione teorica, poiché nessun sistema è in grado di generare uno spettro uniforme, per tutte le frequenze, esteso da zero a infinito”.

    AHHHHHHHHHHHH!!!

    L’urlo straziante schiaffeggiò l’indifferenza e la noia delle menti dei ragazzi.

    L’alunna Martinelli, si alzò dalla sedia, continuando ad urlare.

    Si avvicinò alla finestra, la aprì, saltò sul davanzale e si buttò di sotto, seguita dagli sguardi allibiti d’insegnante e compagni.

    Lo sbigottimento era per due ragioni: la reazione emotiva della ragazza e il fatto che la finestra fosse al piano terra della scuola.

    Il professore si precipitò a guardare come si fosse concluso il salto…..

    La ragazza continuava a urlare sdraiata sul prato del giardino che circondava la scuola.

    “Ma che cazzo fai?!”. Urlò il professore, dimenticando per un momento i suoi doveri di educatore.

    AHHHHHHHHHHHHH!!!

    Fu la risposta, poco originale, che ottenne.

    “Dai, vieni dentro, che vi faccio ascoltare il Rumore Bianco”.

    Allora esiste, pensò la ragazza.

    Si alzò, pulì i jeans in fretta e riscavalcò, in direzione contraria, il davanzale.

    Un po’ intimidita si rimise a sedere.

    La noia e l’indifferenza erano scomparse dall’aula.

    ….e il professore fece partire la registrazione.

     

  • 27. ROCK WATER

    TIPO PSICOLOGICO (La rigidità)

    (Rigidità auto impositiva su livello fisico e morale. Contenitore di dogmi fissi regole rigide. Chiuso ermeticamente. Modello per gli altri).

    È freddo, rigido, duro con se stesso, ma non con gli altri. Perfezionista, ha una volontà ferrea e vuole essere di esempio. Si obbliga a degli schemi rigidi e a delle regole da seguire, per superare le sue insicurezze profonde. In pratica è una disciplina da cui non si discosta. È tutto concentrato sulla sua persona e nella ricerca di perfezione. Non cambia idea e si confronta con difficoltà. Queste sue decisioni non sono spontanee e naturali ma autoimposte, per il bisogno di dimostrare a se stesso il possesso di una forte personalità.

    Questo modo di fare crea una forte tensione interna che lo fa sentire insicuro. A questo punto tende ad aggrapparsi maggiormente alla serie di regole che si è dato. Non è in grado di esporre le sue convinzioni in modo dialettico, pertanto preferisce il dogma ed essere di esempio.

    Non riesce a sorridere e a lasciarsi andare.

    I bambini sono abitudinari, perfezionisti, disciplinati, costanti, pignoli. Amano l’ordine, le regole e la pulizia. Possono avere buoni risultati nello sport per la disciplina e la costanza dell’allenamento. È importante liberarli da eccessive regole e cercare di renderli meno meccanici e insicuri.

    Non sono molto affettuosi, sono controllati e si rifugiano nel mentale.

    FISIOGNOMICA

    È magro, asciutto, rigido. Ricorda una figura ascetica. Spesso ha un viso aguzzo e un’andatura rapida. Ama le cose serie, i grandi leader, le figure mistiche, i maestri.

    UTILIZZI

    Si utilizza per l’artrosi, l’anchilosi, la stipsi ostinata, nella rigidità ossea e muscolare, nelle cisti, fibromi e miomi. Nella litiasi renale ed epatica.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    ESATTAMENTE.

    Sono le 6:23. Posso dormire altri sette minuti.

    Sono le 6:29. Dormo un altro minuto.

    Ecco, devo alzarmi.

    Mi alzo, vado in bagno.

    Esco dal bagno ed entro in cucina. Accendo il gas sotto la moka. Dopo tre minuti inizio a scaldare il latte.

    Il caffè è pronto, esattamente nello stesso momento del latte.

    Mescolo i due ingredienti, ecco il caffelatte.

    Sono le 6:53, benissimo, ho ancora sette minuti per finire la colazione. Il tempo preciso per mangiare tre biscotti.

    Ho finito la colazione. Torno in bagno.

    Sono pronto per uscire.

    Sono le 7:20. Sono in anticipo di tre minuti. Guardo le mail: nessuna.

    Esco di casa e mi avvio verso il lavoro.

    Prendo l’autobus delle 7:35. Devo aspettare, è in ritardo. Speriamo di non trovare traffico.

    Non abbiamo trovato code. L’autobus ha recuperato due minuti. Quasi preciso.

    Entro in banca esattamente alle 8:00. Perfetto. Suono. Mi aprono la porta.

    Timbro il cartellino: 8:05. Come il solito. Da inizio anno ho un orario differente solo sei volte. Non voglio arrivare a dieci.

    Ho sei minuti per salutare i colleghi. Oddio, oggi c’è anche il vice direttore. Speriamo che non inizi a parlarmi della moglie che cerca lavoro. L’altra volta mi ha fatto perdere almeno quattro minuti.

    Bene, sta raccontando a Martini della moglie. Me ne sono liberato. Oltre a tutto, non so cosa dire. Vorrebbe dei consigli, ma cosa posso consigliare io. Mah. Mi spiace.

    Mi sono seduto alla cassa.

    Arriva la signora Giulietti: solito deposito. Cavolo, come il solito non ha firmato la distinta. Per fortuna che me ne sono accorto. Il mese scorso ho archiviato tutto senza firma. Ha un bel da dire Antonio che non importa, tanto si tratta di un deposito e nessuno lo contesterà mai. É anche vero, ma se arriva un’ispezione generale, è facile risalire all’operatore. In vent’anni non sono mai stato richiamato e non voglio iniziare ora.

    Sembra si sia offesa perché le ho fatto notare che non aveva firmato. Cosa pensa, che solo lei sia impegnata. Per me non è stato facile organizzarmi in modo tale da non sbagliare. Chi accetta i propri errori è una persona che non vuole crescere ed io, senza falsa modestia, sono davvero cresciuto dai tempi della scuola di Ragioneria.

    Mi ricordo ancora l’insegnante Carulli che mi obbligava a non essere troppo schematico, altrimenti non avrei saputo affrontare degli imprevisti.

    Certamente, ma perché devono succedere degli imprevisti. Se si è ben organizzati, gli imprevisti non ci devono essere, soprattutto in banca. E anche fosse, non sono certo io a dover prendere un’iniziativa. C’è gente che è pagata lautamente per queste eventualità. Anche se spesso non se lo merita.

    Quante volte ho dovuto correggere dei moduli compilati dal direttore. E dicono sia tanto bravo a prevedere i flussi monetari nel mercato bancario internazionale. Mah. Sarà certo bravo, ma in questa filiale non lo dimostra. Moduli senza firme. Non conosce le modalità per assegnare un castelletto. La gestione on line dei conti correnti per lui è una procedura marziana. E dire che la linea guida della banca è estremamente chiara in tal senso. Ma chi la legge? Solo io.

    Bene, tra dieci minuti c’è l’intervallo di pranzo. Dove mangio oggi?

    Penso che andrò al Bar Centrale. Da solo.

    Non ho voglia di pranzare con gli altri al Circolo. Non mi piace che quando si deve pagare si divida per tutti. Ci sono persone che prendono anche il dolce. Perché glielo devo pagare io?

    Quando sono io a ordinarlo, lo faccio sempre presente. Gli altri no. Non mi piace. Devono capire che non è giusto. Anzi, ci vado e prendo anche la grappa. Poi, al momento di pagare, lo dico a voce alta che non si può dividere, perché c’è chi ha consumato di più. Speriamo che capiscano dal mio esempio. Speriamo, ma non ci credo troppo.

    Come avevo previsto, mi hanno fatto pagare di più, ma la cosa è passata inosservata. La prossima volta ci sarà chi fingerà di niente. Ma non importa, io ho la coscienza a posto e ho indicato cosa è giusto.

    Ricominciamo.

    Aspetta, mi stavo dimenticando, devo verificare quanto ho in cassa, è il quindici del mese.

    Avviso gli altri. Figurati se ci pensano.

    Come avevo previsto, se ne erano tutti dimenticati. Mi ha fatto piacere che mi abbiano ringraziato, però non posso essere solo io a ricordarmi delle procedure. Se non ci fossi, come farebbero? Prenderebbero sicuramente le lavate di testa dell’ufficio qualità. Ma finché sarò presente, non ci saranno mai dei problemi. Ho tutto segnato nel mio manuale personale.

    Finalmente a casa. Aspetta che mi metto le ciabatte, altrimenti rischio di segnare il parquet.

    Che cosa mangio questa sera? Non so, non ho tanta voglia di pensare. Mi farò una minestrina di verdura. Però l’ho mangiata anche ieri e, adesso che ci penso, anche due giorni fa.

    Ma va bene lo stesso, non ho voglia di pensare.

    Che cosa guardo alla televisione? Ci sarà qualche film?

    Guarda c’è In & Out. Sempre carino. Lo guardo. Anche se l’ho già visto una ventina di volte, lo guardo.

    Gli altri film non li conosco, non ho voglia di pensare troppo.

    Sempre carino il film. Ho riso.

    Guardo le mail e vado a letto.

    Nessuna interessante. Vado a dormire.

    Aspetta che controllo la sveglia. Precisa alle 6:30. Molto bene.

    Ah, sono proprio stanco. Ora dormo.

    Poi dicono che la vita del bancario è semplice. Sono stanchissimo.

    Inoltre, non si sa mai cosa potrebbe succedere il giorno dopo…… 

  • 28. SCLERANTUS

    TIPO PSICOLOGICO (La nebbia)

    (Indecisione amletica. Logorio interiore. Soluzioni viste solo negli opposti inconciliabili. Instabile nell’umore, nelle idee e delle decisioni: inaffidabile).

    Incerto, indeciso, instabile. Non sa cosa vuole e non conosce le proprie reali esigenze. Come se fosse senza una bussola che lo possa guidare. Si lascia invadere dagli stimoli esterni che, spesso, sono contradditori, per questo si sente confuso. Cambia continuamente idea, umore e atteggiamento. Non ha un punto di riferimento e continua a ondeggiare tra un aspetto e l’altro (dall’entusiasmo al disinteresse, dall’attivismo all’apatia, da un’idea all’altra). Si sente bloccato, paralizzato dalla volontà. Non chiede consigli ed è riservato. Non riesce a fare ordine nei propri pensieri e nei propri impulsi. Non riesce a completare un lavoro perché si mette a fare altro. Questa indecisione gli fa disperdere energia e stancare facilmente.

    I bambini sono volubili e mostrano sbalzi di umore e di sentimenti. Spesso si arrabbiano e piangono all’improvviso. Le prestazioni scolastiche sono incostanti, a causa del loro interesse volubile. Possono avere, improvvisamente, scatti e gesti nervosi. Hanno bisogno di forti punti di riferimento. È indispensabile evitare i messaggi contrapposti all’interno della famiglia. Hanno necessità di essere circondati da una grande coerenza.

    FISIOGNOMICA

    Il volto è assente e perso. Gli occhi sono poco luminosi, un po’ tristi e senza una direzione. Il corpo è longilineo, con torace chiuso e poca energia vitale. Spesso, nei gesti, è un po’ sconnesso e con problemi di coordinazione.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Caryophillales, Famiglia: Caryophillaceae, Genere: Sclerantus, Specie: Sclerantus Annuus.

    Lo Scleranto fa parte della famiglia delle Cariofillacee. È un’erba infestante annuale, qualche volta biennale. È una pianta tenace, cresce in terreni poveri, acidi, sabbiosi e ghiaiosi. È alta tra i 5 e i 25 centimetri, si appiattisce sul terreno e cresce in lunghezza più che in altezza. Fiorisce da fine maggio a inizio settembre. I fiori di colore verde si confondono con le foglie e sono molto piccoli. Crescono in glomeruli alla divaricazione dei rametti o alla loro sommità. Sono privi di petali, sono formati da cinque sepali, stretti, appuntiti e orlati di bianco. Quando la pianta muore, cade al suolo e germoglia. Le sommità dei rametti si arrotolano su se stesse, nell’insieme forma un fitto groviglio di steli. La radice è più grande della pianta visibile e ha molte ramificazioni per cercare l’acqua nella terra arida.

    UTILIZZI

    Si utilizza per vertigini, per il mal d’auto, di aereo e di mare, per la labirintite, per l’ipo e l’ipertermia, per il colon irritabile e l’ulcera, per l’anoressia e la bulimia, per la ciclotimia, per la dislessia e la difficoltà di espressione orale, per i dolori ciclici tipo mestruazioni e digestivi, per le manifestazioni stagionali cicliche come emicranie e allergie, per tutte le problematiche di sfasamento fisico e mentale.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    UN UOMO HA SMESSO DI SOGNARE.

    Il gas tende la plastica del palloncino colorato,

    fino a renderla quasi trasparente alla luce,

    ma non alla luna.

    Il filo che lo lega alla pietra

    è spesso verticale,

    tirato dalla forza di gravità

    che lo trascina in basso;

    e ondeggia, obliquo e curioso,

    solo quando una ventata d’aria

    spinge l’instabile complesso.

    La forza ascendente del gas

    bilancia perfettamente il peso del masso,

    per cui lo stato aereo o terreno dell’oggetto

    segue la temperatura, l’umidità, il vento

    e altri casi della situazione.

    Un gruppo di parametri dà più forza al palloncino

    accarezzando il cielo.

    Poi, alcuni di questi mutano,

    e vince la pietra, che vuole tornare sulla terra.

    Il viaggio procede senza intoppi,

    in un insieme di segmenti

    che, dopo molto correre,

    congiungono due punti vicini tra loro.

    Improvvisamente il filo si rompe,

    il diverso peso specifico indica

    la direzione giusta ai due oggetti.

    Un uomo ha smesso di sognare

    e, forse, di piangere.

  • 29. STAR OF BETHELEM

    STATO TRANSITORIO (L’equilibrio)

    (Fiore dell’equilibrio globale. Traumi passati. Persona desensibilizzata, triste, come se vivesse nel presente il trauma passato).

    Si tratta di una sorta di disperazione e scoraggiamento profondo per un trauma non risolto. Avviene quando si risponde in modo distorto a un evento doloroso vissuto come shock, quindi non ancora elaborato. La non evoluzione della sofferenza porta a un blocco della parte emotiva. La conseguenza è un rifiuto di prendere parte attiva alla vita e qualsiasi avvenimento, anche lontanamente collegato alla causa del blocco, provoca del dolore.

    Permette una ripartenza del flusso di energia bloccato.

    Andrebbe somministrato ai neonati per il superamento del trauma della nascita, soprattutto in caso di forcipe o parto cesareo. Nei bambini è consigliato dopo traumi emotivi causati da avvenimenti famigliari. In questo caso si aiuta la sua elaborazione e non la rimozione, che non è mai positiva.

    FISIOGNOMICA

    Non ci sono particolari aspetti di fisiognomica, se non un’evidente apatia dovuta al blocco energetico.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Liliales, Famiglia: Liliaceae, Genere: Ornithogalum, Specie: Ornithogalum Umbellatum.

    La Stella di Betlemme fa parte della famiglia delle Liliacee. È una pianta perenne, bulbosa, alta 10/30 centimetri. È presente in tutta Italia, è una pianta molto comune. Fiorisce da aprile a maggio. I fiori, dal profumo gradevole, son infiorescenze a corimbo di una quindicina di fiori, ogni fiore ha sei tepali bianchi lanceolati e contiene una sostanza acida. La forma è una stella a sei punte. È molto sensibile alle condizioni esterne. Il bulbo ha un leggero odore di cipolla e produce alla basa dei piccoli bulbi. Ha uno stelo eretto e i suoi rami formano un piccolo ombrello. Le foglie sono tutte basali (5 o 6), presenti alla fioritura e sono lunghe più del fusto. Verdi, scanalate con al centro una striscia bianca.

    Pianta utilizzata anche in Omeopatia, per trattare flatulenze, sensazione di gonfiore, colite ulcerosa e insonnia.

    UTILIZZI

    È usato per blocchi muscolari e psicologici, asma, coliche, riabilitazioni post traumatiche, cicatrizzazioni, problemi ginecologici.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL CASTORO.

    I grossi denti incidevano il legno, come scalpelli spatolati che, con iniziativa gemellare, assottigliavano rami e tronchi per dividerne la lunghezza.

    Giorno dopo giorno, il legno tagliato si accumulava, lento e inesorabile, come i massi che proteggono un porto dalla forza delle tempeste e delle maree.

    Il castoro, piccolo, simpatico e peloso virus dei fiumi, lavorava, mordeva, tagliava e costruiva. Il suo scopo era di bloccare il flusso naturale della corrente. L’energia del mondo.

    E poco alla volta ci stava riuscendo.

    Il passaggio dell’acqua rallentava. L’energia cinetica della corrente si spegneva, togliendo la vita al fiume che, lentamente, si accasciava e diventava un lago privo della primitiva voglia di correre tra le rive sassose, orlate di salici sorridenti.

    L’ossigeno calava e, con lui, la vitalità dei pesci dalle squame dorate.

    Tutto si stava fermando.

    Quella coppia di grossi denti stava rubando la vita a miliardi di metri cubi di acqua.

    La stessa acqua che prima era attiva, veloce e spensierata, ora si stava addormentando, cullata dalla sedia a dondolo della diga costruita dai tronchi di legno.

    Il castoro guardava l’acqua stagnante, soddisfatto del proprio lavoro: ci aveva messo tanto tempo, ma il risultato era raggiunto. Aveva bloccato il flusso dell’acqua e l’aveva resa compatibile con il suo lento metabolismo di vecchio roditore, anche un po’ scontroso.

    Era contento. I due enormi denti sorridevano sotto il grande naso, mentre il peloso corpaccione si stava adagiando sulla coda piatta, che gli serviva da pratico sgabello incorporato.

    Era soddisfatto e orgoglioso. Da solo aveva bloccato l’arrogante vitalità della corrente e aveva ottenuto un placido specchio d’acqua, che gli permetteva splendide nuotate in compagnia dei suoi amici pesci. Da sempre, infatti, amava circondarsi dei riflessi oro e argentei delle squame guizzanti, gli sembrava, infatti, di essere nel mezzo di un piacevole gioco psichedelico con tanti arlecchini subacquei.

    In realtà, ma lui non se ne era ancora accorto, chiuso nella sua sfera un po’ egocentrica, i compagni delle felici sguazzate stavano sempre peggio, danneggiati dalla mancanza di ossigeno dovuta allo stagnare dell’acqua e dall’aumentare delle particelle sporche in sospensione.

    I pesci si fermavano, l’acqua s’intorpidiva, le alghe crescevano e mangiavano anche loro la preziosa molecola gassosa. La fotografia del luogo, che prima, per non venire mossa, avrebbe dovuto usare un tempo velocissimo, ora si sarebbe potuta scattare con qualsiasi condizione di luce. Sembrava un quadro dipinto da un pittore con i riflessi molto lenti e altrettanto attento ai particolari.

    Il castoro stava bene nel fermo immagine. Nessuna novità poteva rovinare il suo personale quadro. Ogni cosa aveva il suo posto, che rimaneva, per sempre, il suo posto.

    E così si andò avanti per qualche tempo.

    Niente cambiava.

    Quella stasi, però, incominciò ad annoiare anche il castoro.

    Nessuna energia intorno.

    Nessuna modificazione.

    Niente.

    E anche lui stava perdendo energia: quando manca l’interesse per l’ambiente circostante, ci si annoia e ci si ferma. Indifferenti.

    Si guardò attorno.

    Le alghe sfioravano la superficie dell’acqua, implacabilmente ferma. I pesci avevano interrotto la loro danza dorata. Gli arlecchini erano spariti.

    L’acqua aveva perduto la sua trasparenza. Anche i salici avevano smesso di sorridere e piegavano verso il basso, tristi, i loro rami.

    Il castoro decise e usò i grossi denti per distruggere la diga.

    Fu un lavoro lungo, ancor di più della costruzione. Perché, in quel periodo stagnante, aveva perso gran parte delle sue energie.

    Poi, poco alla volta, l’acqua ricominciò a muoversi.

    Prima quasi impercettibilmente, poi sempre più velocemente fino a correre come una volta. Con la stessa energia di allora.

    Tutto ritornò trasparente e si tornarono a vedere i pesci che ricominciavano a muoversi nella loro danza dorata, con gli allegri riflessi argentei.

    Le alghe furono mangiate o decisero di essere troppo invadenti e si ritirarono.

    Tutto tornò come prima.

    Anche il castoro diventò meno egoista e tornò a far scorrere l’energia del mondo.

    E non la bloccò più.

  • 30. SWEET CHESTNUT

    STATO TRANSITORIO (La fenice)

    (La rinascita. Ambiente inadatto per esigenze emotive. Chi vive con dignità ma dentro si flagella, si logora. Maschera il tormento interiore).

    È il fiore della rinascita e della trasformazione, in questo caso non esterna, ma interiore. È la morte prima della rinascita. Si è, pertanto, in un momento di angoscia profonda, di isolamento, di vuoto e di solitudine. Sembra di aver toccato il fondo, di avere le spalle al muro, di essere al limite della sopportazione. È la tipica angoscia della crisi esistenziale.

    Non ci si lamenta e si cerca nascondere agli altri, con grande dignità, questo stato emotivo: è indispensabile cercare la forza di lasciare le cose vecchie per accettare il cambiamento.

    Nei bambini ci si può trovare in uno stato Sweet Chestnut quando occorre superare degli avvenimenti traumatici scolastici e familiari.

    Occorre infondere loro la fiducia nel cambiamento e non essere troppo invasivi nel cercare di strapparli alla loro solitudine elaborativa.

    FISIOGNOMICA

    Non ci sono particolari aspetti di fisiognomica. La persona, però, tendenzialmente cerca la solitudine per rielaborare il momento in cui si trova.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Fagales, Famiglia: Fagaceae, Genere: Castanea, Specie: Castanea Sativa.

    Il Castagno fa parte della famiglia delle Fagacee. È originario dell’Europa meridionale, Nord Africa e Asia Occidentale. È una pianta longeva (fino a 1000 anni) alta fino a 25 metri, con tronchi molto imponenti, chioma espansa e molto ramificata. Preferisce i climi temperati, anche se sopporta freddi invernali molto intensi. È robusto, imponente e solido. Fiorisce in luglio. I fiori maschili sono amenti gialli eretti che crescono all’ascella della foglia. I fiori femminili sono piccoli, verdi e appuntiti, posti alla base degli amenti maschili. Dopo l’impollinazione si ingrossano e producono le castagne racchiuse in un involucro spinoso (il riccio). I rami crescono orizzontali. Le radici robuste penetrano profondamente nel suolo. Le foglie sono caduche, grandi, semplici e alternate. La lamina è lanceolata, seghettata nel margine.

    Di questa pianta, oltre che alle note castagne, si utilizzano le foglie, la corteccia dei rami e i ricci. Le foglie, essendo ricche di tannini, hanno una forte attività astringente. La medicina popolare utilizzava le foglie in infuso o in tintura come sedativo della tosse e blando antisettico delle vie respiratorie. Per uso esterno utilizzava la corteccia in decotto per pelli arrossate, fragili e delicate.

    UTILIZZI

    Si utilizza nei casi in cui c’è tendenza alla necrosi, per problemi renali, per affezioni apparato respiratorio, in caso di morte di una persona cara o di una rottura affettiva, per insufficienza venosa arti inferiori, per infarti, per attacchi di panico, per eccessive somatizzazioni e stati di angoscia.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL TEMPO CORRE.

    “Eh no!

    Non voglio dimenticarmi le belle giornate di sole. Non sono ancora pronta”.

    “Non è possibile fare diversamente, lo sai bene. Il tempo corre.

    Mai guardarsi indietro o rimanere fermi, ci impedisce di evolverci.

    Non devi preoccuparti. Ritorneranno i giorni che ti sono tanto piaciuti”.

    “Non ce la faccio. Davvero.

    Il caldo. La frutta. La luce. Le giornate interminabili. Gli odori che mi ricordano la vita.

    Tutto si può dimenticare, ma non i profumi.

    E i profumi hanno da sempre scandito la mia esistenza.

    L’olfatto è stato il mio cane guida in questo mondo di ciechi. Le mie antenne dirette verso il passato, che mi creano godimento nel presente e mi fanno affrontare più dolcemente il futuro. Non riesco a stare senza i profumi”.

    “Ti capisco. Ma non devi farne un dramma.

    Un periodo di riposo è molto importante, per ricaricarti e pensare a come affrontare le novità di quando sarà di nuovo il tuo momento”.

    “Certamente. Ma ogni volta che mi tocca chiudere l’ultima pagina del capitolo, mi produce sempre disagio e tristezza.

    Come sai, la mia vita è costellata di sentimenti molto forti. Pianti torrenziali cui seguono lunghi periodi di arsura, fisica ed emozionale. Calori insopportabili. Giornate di sudore e stanchezza. Di sonnellini nel pomeriggio all’ombra delle piante che rinfrescano il giardino. Di compagnie esuberanti tra grigliate, bottiglie di vino e canti di canzoni del passato. Non c’è tranquillità, non è possibile che ci sia.

    Come faccio ad addormentarmi?

    Ogni volta è una sofferenza, non riesco proprio ad abituarmi.

    Mi chiedo se sia possibile un cambiamento. Ma non credo lo sia”.

    “Certamente che non lo è. Pensi di poter modificare un modo di essere vecchio come il mondo?

    Nessuno di noi è in grado di poterlo fare.

    Dobbiamo convincerci che i cambiamenti non solo sono fisiologici, ma indispensabili alla evoluzione personale e dell’intera umanità.

    Se rimanessimo statici, come tu vorresti, sarebbe una morte certa. Non si raccoglierebbero più i frutti cui siamo abituati. Tutto quello che ci circonda, si deteriorerebbe e si sgretolerebbe. Mi meraviglio che tu faccia fatica a capire che in un universo in movimento, lo stare fermi crea una frizione insopportabile.

    È indispensabile agevolare il moto che ci circonda, in modo tale da poter proseguire in armonia, senza attriti significativi”.

    “Lo so, non ho alcun dubbio che tu abbia ragione. Lo so.

    Però, ogni volta per me è un’agonia.

    Sono troppo Yang, andare verso il freddo mi sembra di perdere delle occasioni”.

    “Mi permetto di dirti che sei in errore. Le occasioni di cambiare, non si trovano solo nel momento di massima attività fisica. Di esuberanza. Tutt’altro.

    Il caldo spesso è la miccia di un modo di essere superficiale e poco riflessivo.

    Le emozioni maschili sono sicuramente allo zenit.

    La riflessione, invece, è deficitaria e le impulsività lo dimostrano.

    Il fresco.

    La foschia che limita la luce.

    I colori che si allontanano dal rosso vivo.

    Ci servono per pensare di più, per fare uscire la nostra parte femminile.

    Per avere quelle idee che ci permettono una felice convivenza con tutti e per il bene di tutti”.

    “Va bene. Va bene. Non continuare. Non devi convincermi.

    Sai che ogni volta è così.

    Mi devo sfogare.

    Fa anche parte delle mie caratteristiche.

    Se non fossi così rischierei di deludere tutti”.

    “Lo so. Tu devi essere così. Io devo essere altrettanto. Tutti si aspettano questo e non togliamo le poche certezze che rimangono in questo periodo”.

    “Bene. È giusto cambiare.

    Come dici tu: cambiare per non creare attriti con tutto quello che ci circonda.

    Che giorno è oggi?”.

    “Il 22 settembre”.

    “Bene. Da domani tocca a te.

    Ci vediamo tra un anno.

    Ti saluto Autunno”.

    “Saluti a te, Estate”.

  • 31. VERVAIN

    TIPO PSICOLOGICO (Il fanatico)

    (Fanatico, impone le sue idee senza rispettare quella degli altri, esagerato. La pianta ricorda uno spermatozoo o un fallo: grande fuoco interiore, energia, forza vitale, amore, potenza).

    È esagerato, vive un eccesso di entusiasmo, di zelo, di eccitamento, di esaltazione, di convincimento delle proprie idee, con il desiderio profondo di convincere gli altri.

    Ha un aspetto maniacale, idealista, vorrebbe migliorare il mondo.

    La sua energia è tutta diretta verso l’esterno. Ha più energia nel cercare di diffondere l’idea, che nel portarla avanti. Può arrivare al fanatismo, anche con impulsività, tensione e invadenza. Riesce temporaneamente a coinvolgere altre persone, ma la sua eccessiva insistenza porta a un loro allontanamento. Non ha molto senso pratico, ma molto idealistico. In caso di malattia non si lascia andare, ma lotta con convinzione.

    I bambini sono vivaci, iperattivi e non stanno mai fermi. Resistenti al sonno per l’eccitazione. Entusiasti, frenetici, vogliono coinvolgere, a tutti i costi, gli altri bambini nei loro giochi. Possono mangiare troppo nella loro frenesia e avidità. Parlano a voce alta e camminano a passo sicuro. Hanno bisogno di essere coinvolti con piccole responsabilità e devono essere contenuti nei loro eccessi con dei blocchi decisi.

    FISIOGNOMICA

    Non sono tanto i tratti corporei a evidenziare questo tipo psicologico, ma la voce e il suo modo di fare. La voce è molto forte, sicura, insistente, anche se può essere anche roca. Il modo di fare è esageratamente invadente, insistente e pressante.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Lamiales, Famiglia: Verbenaceae, Genere: Verbena, Specie: Verbena Officinalis.

    La Verbena appartiene alla famiglia delle Verbenacee. È una pianta erbacea perenne, alta dai 15 agli 80 centimetri. Cresce ovunque, ma preferisce i suoli calcarei, e fiorisce da giugno a settembre. I piccoli fiori rosa/lilla, con corolla tubolosa a cinque petali, sono raccolti in infiorescenze a spiga. I semi o cadono a fianco della pianta madre o possono essere trasportati lontano dagli animali e dall’uomo. Riescono a germogliare anche, come detto, in suoli aridi e sassosi. Gli steli sono legnosi e quadrangolari alla base, mentre i rami fioriti sono maggiormente morbidi.

    In inverno i gambi permangono, secchi, fino alla primavera successiva. Il rizoma è perenne e, nel tempo, fa sempre più germogli. Le foglie sono opposte e pelose.

    Per uso interno viene utilizzata per trattare mal di testa, febbre e depressione. Per uso esterno, si utilizzano le sommità fiorite, in infuso, per tonificare e purificare bocca e gola.

    UTILIZZI

    Si utilizza per l’alta pressione, le vampate di calore della menopausa, la febbre alta, la rigidità, le infiammazioni acute, i dolori irradianti, gli ipertiroidismi, l’insonnia. Come analgesico, rilassante e per problemi sessuali.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL METRONOMO.

    La goccia partiva da un incavo della tegola e, millimetro dopo millimetro, scendeva lungo la lieve pendenza del tetto, arrivava all’angolo e, dopo un salto di qualche metro s’infrangeva sul terreno, reso compatto da anni di calpestio, con qualche piccolo cratere scavato dal precipitare delle gocce.

    Le giornate di pioggia si concludevano sempre allo stesso modo: ore di gocciolio che scandivano il tempo, come un metronomo irregolare.

    Senza contare le nevicate dell’inverno.

    Il metronomo diventava dipendente della temperatura esterna. Quando scendeva sotto lo zero, la goccia diventava una stalattite di lunghezza variabile, quando saliva, il metronomo incominciava a suonare con frequenza molto elevata.

    Era dalla costruzione del gazebo che il suono aveva incominciato ad allietare il prato.

    PLUF.

    Un rumore con poca personalità, anche se inesorabile.

    Un suono che accompagnava la vita di tutto il prato.

    Le talpe che scavavano il terreno argilloso e reso duro dalla siccità.

    Le ghiandaie che coloravano di azzurro alcuni angoli del prato.

    I cani che giocavano rincorrendo la palla e mangiando i pochi steli di luglio.

    I moscardini che avevano fatto il nido sopra una trave del tetto.

    PLUF.

    Il rumore continuava, incessante, ma anche inutile.

    La goccia si limitava a bagnare solo una piccola porzione del terreno sottostante. Non serviva a nessuno.

    PLUF.

    C’era solo il rumore, nient’altro.

    Non irrigava il prato, non dissetava gli animali….era solo rumore.

    Ma la goccia non si perdeva d’animo. Si formava. Scendeva. Si sporgeva. Cadeva.

    PLUF.

    Il metronomo s’interrompeva solo nei periodi di secco. Il rumore non c’era più.

    Il prato si tranquillizzava.

    L’argilla si induriva.

    I piccoli crateri erano appiattiti dalle suole delle scarpe o dai raspamenti dei cani.

    Poi, quando il secco si trasformava in siccità, una scaglia superficiale di argilla si staccava lentamente dal terreno sottostante.

    La differenza di umidità, creava quell’effetto sfogliatura che sarebbe durato fino alla pioggia seguente.

    Finita la pioggia, ci sarebbe stata sempre lei, con il suo metronomo, a ricordare al prato che era il momento di ripartire nell’attività.

    PLUF.

    La goccia, inesorabile, continua, incessante e, come abbiamo detto, inutile.

    Poi, un giorno, qualcuno pensò di posizionare sotto l’angolo del tetto una piccola botte.

    L’estetica ne ebbe un giovamento immediato.

    La botte coprì il fazzoletto di terra appiattito, sfogliato, appiattito e ancora sfogliato da tanto tempo di metronomo liquido.

    Il cambiamento, però, non sembrava avesse portato anche una valenza positiva all’attività del prato e dei suoi abitanti.

    Ma questo si rivelò sbagliato dopo la prima pioggia.

    La goccia si formò ancora, scese lungo il tetto, scavalcò l’angolo e, questa volta, si tuffò dentro la botte.

    PLASH.

    La particella d’acqua si mescolò con le altre già presenti.

    PLASH.

    Lentamente si incominciò a riempire il contenitore.

    PLASH.

    Il livello aumentò, fino a diventare un comodo abbeveratoio per le ghiandaie e gli altri animali del prato.

    Inoltre, quando il livello diventò ancora più alto, l’acqua fu usata per irrigare le rose e gli altri fiori.

    PLASH.

    Finalmente il metronomo aveva cambiato nota.

  • 32. VINE

    TIPO PSICOLOGICO (Il vampiro energetico)

    (Si attacca senza mollare la presa per le proprie ambizioni. Tirannico e dispotico, prova soddisfazione che gli altri lo temano. Crescita in assenza di calore umano e amore).

    È una persona molto sicura di sé, forte, con grande forza di volontà, molto capace, ambizioso, intelligente, deciso, esigente, duro e freddo. Sente un grande stimolo verso il successo e ha, pertanto, una grande energia centrifuga di espansione. È abituato ad avere sempre ragione e si sente sempre un vincitore, avendo la convinzione di non sbagliare mai e di vedere tutte le cose nel modo giusto.

    Tende a imporre agli altri le sue idee e il suo modo di fare, con atteggiamenti rigidi, intransigenti e prepotenti. Il desiderio di potere è preponderante sull’empatia, non ascolta nessuno ed è concentrato su se stesso. Per raggiungere il proprio obiettivo, tende a calpestare le altre persone. Riesce, grazie alla forte personalità, a gestire in modo egregio le emergenze.

    I bambini diventano i leader del gruppo e organizzano il gioco per tutti gli altri. S’impongono, amano farsi servire e non ammettono di perdere nel gioco. Vogliono vincere sempre. Devono essere arginati, senza debolezze, in questa loro tendenza al dominio e al comando. Può aiutare, per far comprendere i ruoli, dare a loro degli incarichi e delle responsabilità.

    FISIOGNOMICA

    La persona Vine è dominante e sicura, il viso è colorito e altezzoso. La fronte è ampia, gli occhi sono energici, vivi e decisi. La voce è risoluta, dal comando sempre pronto. Spesso il secondo dito dei piedi è più lungo delle altre dita.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Rhamnales, Famiglia: Vitaceae, Genere: Vitis, Specie: Vitis Vinifera.

    La Vite fa parte della famiglia delle Vitacee. È diffusa nelle zone temperate. È una pianta eliotropa, arborea, rampicante mediante viticci. Può arrampicarsi fino a 30 metri di altezza. Il tronco può arrivare anche a un metro di diametro. È longeva (può vivere per centinaia di anni). Cresce su suoli ricchi di ferro. La coltivazione dell’uomo ha trasformato la produzione fruttifera della pianta. Ora produce frutti molto polposi e dolci, adatti a essere mangiati e trasformati in vino. Si riproduce per talea o innesto.

    Fiorisce in maggio/giugno. I fiori sono senza petali, molto piccoli, verdi, morbidi, dolcemente profumati, raggruppati in infiorescenze a racemo, prima erette e poi pendule. I grappoli maturano, generando frutti che sono bacche. Il fusto è legnoso, contorto e irregolare. La corteccia si screpola e si sfalda longitudinalmente. La radice, a fittone e ramificata, arriva fino a 20 metri di profondità per cercare l’acqua. Le foglie sono di forma palmata, larghe, orizzontali, alterne, semplici e glabre. Sono costituite da cinque lobi principali con margini seghettati. Per arrampicarsi, la vita usa i viticci, che sono foglie metamorfosate.

    UTILIZZI

    È utilizzato in caso di disturbi gastrici o epatici, ipertensione, problemi cardiaci, infarto, arteriosclerosi, insonnia, mal di schiena, drenaggio, schiacciamenti vertebrali, ernie discali. Per cura locale: brufoli, ascessi, cisti infiammate.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    L’OGGETTO METALLICO.

    Il pescatore lanciò, per la prima volta nella giornata, l’oggetto metallico, colorante e rilucente al sole pomeridiano. L’oggetto annegò nell’acqua per pochi centimetri prima di essere recuperato, con forza, dal sottile filo di nylon che si attorcigliava velocemente attorno alla bobina del mulinello.

    L’oggetto avanzava proporzionalmente al girare della manovella. La perizia consisteva nel renderlo il più simile possibile al nuotare impreciso di un piccolo pesce.

    L’acqua era sufficientemente trasparente, la luce superava la superficie del laghetto e colpiva il dorso argentato e colorato della parte mobile dell’oggetto, rendendo ingannatori i riflessi che ne scaturivano.

    Pesce grande mangia pesce piccolo.

    Era esattamente la massima alla base delle speranze del pescatore.

    L’oggetto metallico si travestiva da piccolo e subdolo pesciolino indifeso che, scodinzolando nell’acqua, doveva sembrare una facile e gustosa preda per chi, data la taglia superiore, riteneva corretto cibarsene.

    Il finto pesce aveva compiuto il suo tragitto subacqueo e ora, ormai giunto alla riva sassosa, risaliva fino alla punta della canna da pesca in fibra di carbonio.

    L’asta telescopica si spostò ancora alle spalle del pescatore che, dopo un veloce strappo delle braccia, tornò a lanciare l’oggetto metallico nel lago.

    Era felice di come pescava.

    Non inquinava le acque con esche vive.

    Non ne diminuiva la trasparenza, con rovistamenti del fondale. Tutt’altro.

    Pescava solo in acque trasparenti, altrimenti la sua esca sarebbe stata invisibile. Limpidezza. Non aveva bisogno d’altro. Al resto ci pensava lui, con la sua bravura.

    Perché era bravo.

    E tutte le medaglie che troneggiavano nel quadro apposito, a fianco del caminetto, lo attestavano in modo inequivocabile.

    Bravo, paziente, consapevole e giustamente aggressivo.

    Le braccia lanciavano, la mente orchestrava il teatro dell’oggetto metallico, la forza sollevava la preda dall’acqua e la sua determinazione ne faceva un’arma letale. Era il terrore delle prede credulone e senza la personalità per sfuggire alla sua sicurezza.

    D’altra parte i pesci erano fatti per essere tolti dal proprio ambiente dagli ami dei pescatori.

    Era la legge della vita.

    Per fortuna che lui era nato da questa parte della riva sassosa.

    Per la terza volta partì il lancio.

    E per la terza volta l’oggetto metallico finì la sua corsa, raggiungendo la cima della canna da pesca in fibra di carbonio senza aver stuzzicato l’interesse di nessuno.

    Che strano, pensava il pescatore, non era mai successo che non ci fossero segni di vita nell’acqua.

    Né un luccicare di squame, né una bolla d’aria solitaria e neanche qualche fremito nervoso della lenza.

    Niente di niente.

    L’oggetto metallico stava perdendo la propria arroganza luccicante. Il pescatore, la sua convinzione.

    I lanci si moltiplicarono, sempre più lontani. Ugualmente senza risultati.

    Gli oggetti metallici si susseguirono, alla ricerca di un contatto che non riusciva a nascere.

    Il pescatore perse, poco alla volta, la sua tranquilla determinazione e partì alla ricerca dei risultati cui era abituato, ma che quel giorno non arrivavano.

    Il momento del distacco dall’amo della bocca del pesce era fonte di enorme gratificazione.

    Era la consapevolezza della sua bravura e dell’onnipotenza del possesso della vita o della morte.

    Del pollice verso l’alto o verso il basso.

    Oggi, però, non era la giornata giusta. Aveva fallito.

    Il dubbio era: una giornata no o l’inizio della decadenza?

    Le prede non seguivano più i riflessi dell’oggetto metallico?

    Lo avrebbe scoperto solo col tempo. Doveva rimanere nell’ansia.

    Il pescatore incominciò a smontare l’attrezzatura.

    Il mulinello fu riposto nell’apposito panno.

    La canna da pesca nella custodia.

    Gli oggetti metallici nella scatola di plastica.

    Doveva cambiare modello di canna? Doveva usare una lenza meno visibile? Aveva gestito il tutto in modo superficiale? Aveva sottovalutato altri parametri?

    Sconsolato risalì dalla riva sassosa e si avviò all’automobile che lo avrebbe riportato a casa.

    Non si girò più verso il lago.

    Altrimenti avrebbe visto molti riflessi argentei che giocavano sotto la superficie dell’acqua.

  • 33. WALNUT

    STATO TRANSITORIO (La stabilità)

    (Stabilizzante. Adattamento senza influenza esterne. Elimina energie negative).

    È il fiore del passaggio, può aiutare in tutte le fasi di un cambiamento. Quando si è in difficoltà. È di grande aiuto quando si sa già cosa si ha intenzione di fare, ma si è in uno stato di debolezza dovuta al parere altrui e alla paura della novità.

    Nel momento della trasformazione si è particolarmente fragili. Questo rimedio aiuta a trovare la sicurezza necessaria a proseguire nella fase del cambiamento e a togliere gli impedimenti (influenze delle altre persone, insicurezza nel cercare di proseguire in un progetto di vita), di qualsiasi genere, che lo impediscono.

    Aiuta, anche, nelle situazioni in cui ci si sente messi all’angolo, dando la forza di uscirne o facendo adattare positivamente.

    Inoltre, è in grado di schermare le energie negative esterne, come campi elettromagnetici e influenze, di tutti i tipi, delle persone.

    Per i bambini, conviene utilizzarlo ogni volta che si presenta un cambiamento, sia fisico (come la dentizione o lo svezzamento), sia evolutivo. Evita, inoltre, che il bambino sia coinvolto sfavorevolmente dalle negatività dell’ambiente in cui vive.

    FISIOGNOMICA

    Non ci sono particolari aspetti di fisiognomica.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Fagales, Famiglia: Juglandaceae, Genere: Juglans, Specie: Juglans Regia.

    Il Noce fa parte della famiglia delle Juglandacee. È un grande albero originario dell’Asia, con grande chioma e fitto fogliame, che può raggiungere i 20 metri di altezza. È stato introdotto in Europa per i suoi frutti. Predilige i climi caldi e i terreni fertili. Teme il clima rigido e l’influenza della luce lunare sulle sue foglie. Fiorisce da aprile a fine maggio. I fiori non hanno petali e sono di colore verde. Quelli maschili sono raggruppati in amenti, quelli femminili hanno la forma di un fiasco con due protuberanze pelose. Il fiore impollinato diventa rosa corallo, ed emana un odore amarognolo che respinge insetti e uccelli.

    I frutti con il mallo verde ricoprono il seme composto di due gherigli sovrapposti coperti da un guscio. Ha un grande tronco con corteccia liscia. Ha grandi rami che producono una tale ombra da impedire la crescita di altre piante. La radice è a fittone e molto forte. Perde le foglie rapidamente.

    Per uso esterno la medicina popolare utilizzava le foglie, come decotto, per trattare la pelle e le mucose arrossate, come astringente e depurativo, per l’asma, la diarrea e la tosse.

    UTILIZZI

    Si utilizza come protettivo, adattogeno nei momenti di forte cambiamento (nascita, trasloco, cambio di lavoro e altro), emostatico. In caso di paralisi o come coadiuvante per cura sclerosi multipla. Utile nei cambi climatici e per le meteoropatie, nei trapianti, negli innesti, nei ponti dentali.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA BELLA BAMBINA BIONDA.

    Il vecchio proseguiva lentamente sulla strada, che dalla città portava alla vallata verso nord.

    Camminava, fermandosi ogni tanto per raccogliere i pensieri, le idee, la voglia di rimettersi a camminare e decidere le scelte da fare.

    I pensieri veloci come i brividi e intensi come la notte, alimentavano ricordi e rimpianti, dolcezze e certezze, emozioni e illusioni.

    Pensieri che sobbalzavano, come i suoi passi lungo l’acciottolato delle emozioni.

    Camminava da parecchio tempo, spesso accompagnato, per alcuni tratti solo, ma sempre coccolato dal cuore.

    Qualcosa lo distrasse.

    Una testa bionda. Una bambina, colore del vetro trasparente della giovinezza, gli si affiancò prendendogli la mano e guardandolo dal basso. Senza parlare, come la margherita osserva chi passeggia, lungo i prati, nel caldo sole di maggio.

    La mano gli accarezzò il palmo e lo accompagnò, senza che la bimba bionda dicesse nulla.

    Il vecchio si accorgeva di lei solo per qualche piccola stretta che, ogni tanto, i nervi del suo braccio percepivano.

    Non si doveva parlare.

    Che cosa, infatti, poteva dire un insieme di suoni, che piccole dita non potessero rappresentare con veloci pressioni?

    Poi la stretta aumentò e il vecchio si trovò, inaspettatamente, fuori dal tragitto che aveva immaginato per il proprio camminare.

    Iniziò un sentiero in salita che lo faceva ansimare. Purtroppo, da molto tempo, non era più abituato alle variazioni di programma.

    Si lasciò, però, guidare.

    La giovinezza non poteva tradire, tuttalpiù ingannare.

    Il tradimento è solo di chi non vuole più combattere, l’inganno è volare felici in un sogno profumato.

    Il vecchio e la bambina continuarono per un po’ vicini, in mezzo ai fiori del campo.

    Poi, superata una curva, apparvero una casa, una porta e le ipotesi dietro la stessa.

    La bambina si avvicinò alla porta, la toccò, la spinse leggermente, lasciò la mano del vecchio e oltrepassò la soglia. Il vecchio si fermò, guardò le ipotesi dietro l’anta e si appoggiò al muro, facendosi lentamente scivolare, fino a sedersi sopra i gradini dell’ingresso.

    Appena seduto, appoggiò la testa all’indietro, i pensieri si fermarono, si addormentò sotto il sole e incominciò a sognare.

    La bambina tornò indietro, si accoccolò di fianco al vecchio, gli prese nuovamente la mano, entrò nei suoi sogni e aspettò il suo risveglio.

  • 34. WATER VIOLET

    TIPO PSICOLOGICO (La spiritualità)

    (Spirituale. Libero e indipendente. Radicato profondamente, centrato. Affidabile, generoso: sa ascoltare ed è riservato. Falsa immagine di altezzosità. Si protegge per vulnerabilità da insicurezza).

    Ha grandi qualità e capacità: intelligente, dotato, indipendente, vede ciò che gli altri non riescono a vedere. Ha un fondo di sofferenza per i dolori del mondo. Ha una vita interiore profonda, intensa ed evoluta. Evidenzia una grande dignità. È riservato e ama il silenzio, la tranquillità e stare in disparte. Si sente solo e incompreso, causa il suo scarso adattamento alla “normalità”. Si rende conto che chi lo circonda non è alla sua altezza, ma non ha un atteggiamento critico, avendo un estremo rispetto per le idee altrui. È affascinante per gli altri, che spesso si rivolgono a lui per avere dei consigli. È ammirato e messo su un piedistallo. Situazione per lui imbarazzante e di cui farebbe volentieri a meno. Non ammette alcuna intromissione della sua sfera privata. Trova sminuente il litigio, pertanto elimina dalla sua considerazione chi si è comportato in maniera non corretta con lui. Tende a mantenere le distanze da chi, avendo una differente visione del mondo, considera impossibile da frequentare. Non mostra facilmente i propri sentimenti, venendo percepito come freddo e distaccato.

    I bambini amano la tranquillità. Possono giocare da soli o con altri bambini con cui ritengono di avere un certo grado di affinità. Sono infastiditi da un chiasso eccessivo. Sono sensibili e solitari, di buon carattere. Hanno doti di saggezza innate. Sono indipendenti, sicuri di sé e amano la libertà.

    FISIOGNOMICA

    Gli occhi sono profondi, il naso adunco e la mascella quadrata. Spesso ha dei posti di responsabilità. È sicuro, deciso e affidabile.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Ericales, Famiglia: Primulaceae, Genere: Hottonia, Specie: Hottonia Palustris.

    La Violetta d’acqua appartiene alla famiglia delle Primulacee. È una pianta acquatica perenne originaria dell’Europa e dell’Asia settentrionale. Vive in luoghi ombreggiati, in acque dolci, stagnanti e limpide. È difficile da raccogliere e da raggiungere, anche dagli animali. Sta diventando rara per le mutate condizioni di bonifica e inquinamento. Per gran parte dell’anno resta sommersa, solo a maggio/giugno esce dall’acqua e fiorisce. I fiori sono raggruppati in verticilli sovrapposti sullo stelo privo di foglia. Sono composti da cinque petali di colore malva chiaro, con il centro giallo. I fiori sono disposti a spirale intorno al gambo in numero di 5/7 che si aprono simultaneamente. I fiori sono ermafroditi e vengono impollinati dagli insetti o per autoimpollinazione. I frutti sono capsule che maturano nell’acqua. Divisi in quattro setti, con molti semi, che germogliano nel fango e vanno in superficie tramite delle bolle d’aria. Lo stelo è eretto e robusto, glabro, privo di foglie, ingrossato alla base, alto anche 80 centimetri. Le radici sono rizomatose che pendono nell’acqua e, nel periodo estivo, si attaccano al fango del fondo. Quando il livello risale, la riproduzione avviene per stoloni. Le foglie sono sommerse completamente e divise fino alla nervatura centrale.

    UTILIZZI

    Viene utilizzato per disturbi genitali, rigidità muscolari, disturbi alla gola, alla tiroide allo stomaco e al fegato, per rigidità della colonna vertebrale, per malattie da isolamento (perdita della vista, dell’udito e della mobilità).

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LO SPECCHIO CHE NON SPECCHIA, MA CI FA RIFLETTERE.

    “Evito, come il solito, di guardarmi allo specchio.

    Oramai sono molti anni che adotto questa precauzione, che m’impedisce di verificare il passaggio del tempo.

    Non mi guardo ed eludo l’invecchiare. Molto infantile quest’atteggiamento, come se fosse possibile, non guardando l’orologio, evitare l’andare avanti dei minuti.

    Non guardo il quadrante, ma le lancette non si fermano. Che antipatiche!

    Il loro è un modo di fare molto arrogante. Vogliono essere sempre al centro dell’attenzione.

    Ma poi, anche se passa il tempo, che problemi ci sono?

    Passa per tutti. C’è un preciso momento in cui contemporaneamente sono presenti nel campo visivo, persone con diversa età, ma che hanno iniziato la vita in tempi differenti.

    I più vecchi hanno il problema che, secondo il calcolo della probabilità, la termineranno prima di quelli che hanno iniziato dopo.

    Nulla, però, è sicuro. Almeno loro sono certi di essere arrivati a questa età, i più giovani la devono ancora raggiungere. E non è poco!

    Lo specchio, inoltre, è uno strumento molto valido per verificare il passaggio del tempo. Certamente in modo empirico e soggettivo, ma molto efficace.

    In un certo senso anche non invasivo. Lo specchio fa girare le lancette molto lentamente, in modo tale che ci si possa abituare in modo graduale al cambiamento d’immagine.

    Non è come la fotografia, che ti colpisce con grossi pugni nello stomaco.

    Le fotografie scattate a vent’anni di distanza, possono creare scompensi anche definitivi.

    Il viso, le rughe, il colore dei capelli, quando sono presenti, il bianco della barba, le curve difficili da sostenere senza sollevatori artificiali, i rotoli del corpo stentatamente contenuti dai vestiti.

    Gli sguardi appannati dagli occhiali, i denti mancanti in qualche sorriso. I doppi menti.

    Le fotografie sono devastanti. Scatti di lustri in pochi attimi. I fotogrammi di un film con tanti spazi vuoti che impediscono l’elaborazione del lutto del passaggio del tempo.

    Lo specchio ti fa verificare i cambiamenti fisiognomici.

    Ma le modificazioni del carattere? La crescita mentale?

    Il raggiungimento della consapevolezza? Il grado di empatia?

    Non può essere lo specchio di vetro a rifletterli.

    Occorre trovare qualche altro strumento di verifica.

    Cosa può essere?

    Il migliore specchio sono le persone che ci circondano. Come ci guardano. Come si avvicinano. Come ci parlano. Come ci ascoltano.

    Da queste cose possiamo verificare i veri cambiamenti della nostra persona.

    E le persone che non riescono ad avanzare senza soppesare la propria immagine riflessa, cosa riescono a vedere?

    Bisognerebbe chiederlo a loro.

    Sono soddisfatti?

    Di cosa? Del capello curato e del sorriso lucido? Della camicia stirata?

    Osservano anche le persone attorno? Le osservano per carpire, con godimento, quanto sono cambiate? Oppure le sfruttano, come cartine tornasole, per misurare la propria acidità sociale?

    Guardiamo le persone che ci circondano. Usiamole per capirci e per migliorare”.

    La mia bella voce di esperto chiuse la trasmissione di autoanalisi facendo fiorire un sorriso.

    Quella sera ero stato capace. Non una sfumatura sbagliata, una pausa mancata.

    Ero stato veramente molto bravo.

    La prossima volta, però, non mi sarei fatto truccare da Luisa. Cavolo, avevo la fronte tutta lucida. Facevo schifo.

    E guarda qui: i capelli non pettinati bene. Che stronza la Luisa, ha usato un cesso di lacca, mi si è scoperta la pelata. Avrò perso almeno cento spettatrici, che hanno visto quanto sia invecchiato.

    E i pantaloni. Ma che cacchio di sarto esiste in questo studio? La pancia non è contenuta! Li dovevano fare con la vita più alta….e lo avevo anche detto. Ma fanno sempre quel cazzo che vogliono. I coglioni.

    E dove sono adesso? Non c’è più nessuno, come al solito.

    Appena finisce la trasmissione scappano tutti. Non hanno più voglia di fare niente.

    Guarda. Proprio nessuno. Sono chiusi tutti nell’altra stanza che parlano con il mio collega. Che, oltre a tutto, è un coglione, non so cosa trovino il lui.

    Ma aspettate che parli con il direttore. Mi divertirò. Cadrà qualche testa. Qualche volta è importante che succeda, così riesci a far capire meglio quali sono i doveri di ognuno.

    Bene. Di cosa devo parlare la prossima puntata?

    Ah, della solidarietà.

    Perfetto, inviterò qualche disabile …..non ci sono problemi.

    Chiederò a qualche associazione di sfigati.

    Luisaaaaaa!!

    Vieni qua subito!! 

  • 35. WHITE CHESTNUT

    TIPO PSICOLOGICO (La rimuginata)

    (Rimugina costantemente con ossessività. Circolo vizioso. Arrovellamento mentale).

    Ha scarso interesse nel presente perché completamente assorbito dai suoi pensieri. La mentre gira in un circolo vizioso di pensieri ossessivi e ricorrenti, che riguardano avvenimenti recenti o anche del passato. La persona tende a perdersi nei propri labirinti mentali, percorrendo sempre le stesse traiettorie e disperdendo le proprie energie. Non riesce a filtrare i propri pensieri, pertanto assorbe tutto entrando in uno stato di sovraeccitazione e di rimuginamento, non riuscendo a concentrarsi sul presente. Lo stato peggiora nel momento del riposo, quando la mente non è più occupata nelle attività quotidiane. La parte emozionale è schiacciata dall’attività mentale.

    I bambini spesso hanno difficoltà ad addormentarsi, impegnati a rielaborare mentalmente le esperienze della giornata. Nei momenti scolastici impegnativi possono rimanere bloccati dalla continua elaborazione mentale. Sono apprensivi, distratti e poco concentrati. Hanno bisogno di attività pratica che li distraggano dalla loro parte mentale e devono accettare le proprie emozioni. È utile, in tal senso, riuscire a parlarne con gli altri e preferire il “come mi sento” rispetto al “cosa ne penso”.

    FISIOGNOMICA

    Ha un atteggiamento serio. La fronte è alta e spaziosa, con possibili tensioni alla stessa fronte e alle mascelle. Spesso le labbra sono in movimento, come se parlasse a se stesso.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Sapindales, Famiglia: Sapindaceae, Genere: Aesculus, Specie: Aesculus Hippocastanum.

    L’Ippocastano appartiene alla famiglia delle Sapindacee. È originario della Europa orientale, in Italia è diffuso in tutte le regioni fino a 1200 metri di altitudine. È un albero alto e maestoso fino a 30 metri di altezze. Longevo e rustico, tollera bene le basse temperature. La chioma, molto compatta, ha un aspetto tondeggiante o piramidale e raggiunge anche gli 8 metri di diametro. Fiorisce a maggio. I fiori, di cinque petali bianchi, sono riuniti in infiorescenze a pannocchia di grandi dimensioni, alti fino a 20 centimetri. Il centro, giallo, diventa rosso dopo l’impollinazione. I frutti sono grosse capsule grandi e verdastre, con corti aculei, che diventano scure a maturità. In questo periodo si aprono e lasciano cadere semi lucidi e scuri, di sapore amaro. Il tronco è dritto e robusto, i rami si spezzano in caso di forte vento. Le radici si estendono in superficie, quindi è potenzialmente sradicabile dal vento. Le foglie sono decidue e grandi, palmato settate con inserzione opposta mediante un picciolo. Ciascuna foglia è costituita da 5 a 7 lamine obovate. Il margine è doppiamente seghettato.

    Nella medicina popolare era utilizzata tradizionalmente la corteccia, in infuso, per stati febbrili e come bevanda tonica. Per uso esterno si usano i semi, in decotto, nel trattamento dei gonfiori delle estremità e le infiammazioni delle emorroidi con lavaggi, impacchi e pediluvi.

    UTILIZZI

    Si utilizza per i sintomi che si ripetono in modo continuo, in particolare cefalea, insonnia da eccessiva eccitazione mentale, bruxismo, tic, tosse irritante, tachicardia, singhiozzo, acufeni. È rilassante.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL LABIRINTO.

    Ormai era da un paio d’ore che stavo girando all’interno del labirinto. Non ne potevo più.

    Ero entrato all’inizio del pomeriggio, per una passeggiata tranquillizzante, e ora mi trovavo alle prime ombre della sera con uno stato di ansietà incombente.

    Ero stato superficiale, come spesso mi accadeva anche in altre situazioni, e ora pagavo ampiamente quest’atteggiamento.

    La mia sicurezza, forse arroganza, forse presunzione, mi aveva portato a non utilizzare tutti quei metodi tradizionali per percorrerlo in maniera indolore.

    La più classica era la regola della destra. Consisteva nel mantenere il contatto della mano destra contro la parete del labirinto. Si continuava cosi per tutto il tragitto, qualsiasi lunghezza fosse e alla fine, almeno così avevo letto, l’uscita era assicurata.

    Purtroppo non avevo avuto quest’avvertenza e avevo girovagato tranquillamente, ondeggiando nei miei problemi, per diverso tempo. Credendo che la mia intelligenza mi avrebbe portato fuori in pochi istanti.

    E giravo. E pensavo.

    E giravo. E pensavo.

    Mi fermavo. Guardavo in alto. Sospiravo e continuavo a pensare.

    Così per molto tempo e per molti pensieri. Anzi, i pensieri erano pochi ma, come al solito, molto ricorrenti.

    Le prime ombre mi avevano risvegliato dal torpore mentale e mi ero guardato intorno per verificare a che punto ero.

    Potevo essere a qualsiasi punto.

    Non vedevo né l’entrata né l’uscita. Che, in realtà, erano la stessa cosa, come spesso accade.

    Si entra in un foro nella mente per pensare e da lì devi tornare fuori. Non da altri posti.

    Le ombre calavano e scurivano i pensieri.

    Lo scuro faceva accelerare la frequenza mentale. Il pensiero diventava ossessivo.

    Non c’era trasparenza. Tutto era scuro, confuso, onirico, impaziente.

    Continuavo a girare.

    Provo a tenere la destra. Bene, tocco con la mano la parete.

    Mi giro. Ora la stessa parete è sfiorata dalla mano sinistra.

    Va bene così?

    È la parete che rimane fissa o la mano?

    Se ruoto su me stesso, si sposta la mano e anche la parete.

    O la mano è sempre quella?

    E la parete è quella giusta? Aspetta che mi giro. Ecco, è quella giusta. Se avessi un gesso segnerei ogni bivio. Ma non ho il gesso.

    Mi basterebbe una matita.

    Ma non l’ho.

    Devo imparare a smettere di dire: se avessi.

    Devo fare con quello che possiedo.

    E cosa ho adesso? Due mani, due piedi e una testa.

    La testa mi permette di pensare. Devo pensare. Troppo veloce. Non fermo il pensiero.

    Cerco di fermarlo. Altrimenti non riesco a uscire.

    Penso.

    Con calma.

    Sono entrato. Dove ho girato? Penso a destra. Certo. Poi a sinistra? Non so.

    Se anche ho girato a sinistra, poi ho trovato una parete e sono tornato indietro. Quindi la sinistra è diventata la destra. Perciò, per tornare al punto di partenza, devo girare a destra?

    Mah.

    Da qui non esco. Non riesco a vedere il totale, tutto il labirinto. Vedo solo le due pareti che mi stringono ai lati. Come faccio a uscire dal buco senza il totale? Con due pareti non ho punti di riferimento. Chi è che diceva: datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo? In questo momento non ricordo. E non ho bisogno di punti di appoggio, ma di riferimenti.

    La mia vita è senza riferimenti. Vado in un labirinto. Sono sempre dentro un labirinto. Come faccio a sfuggire?

    Mi serve qualche cosa….altrimenti rimango tutta notte.

    E se urlassi?

    Che figura di merda…..

    Non ci penso nemmeno. Devo uscire. Devo sforzarmi. Sono intelligente. Devo stare qui con la testa.

    Non ce la faccio. Penso al passo di prima. Ai passi di prima. Oramai quello che ho fatto non posso cambiarlo, non posso modificarlo. Devo dimenticarlo. È un’esperienza che non mi serve. Come la maggioranza delle volte. Non devo ricordarmi quello che non mi serve. È inutile. Devo sgomberare spazio nella mente. Devo trovare una via d’uscita a questa trappola.

    Aspetta.

    Sento qualche cosa. Un odore. Che odore è?

    Sembra…..sì, è proprio……non posso crederci…..che strano…..ma guarda……carne alla brace?

    Una grigliata nel labirinto?

    Impossibile….solo dei pazzi. Per forza è fuori.

    Se giro la faccia a destra è più forte. Allora l’uscita è da quella parte. Aspetta che penso. Ma cosa cazzo penso, seguo l’odore.

    Un buon odore…..carne cotta bene…..rosmarino e aglio. Mi è venuta fame.

    L’odore si sente di più da questa parte…ed io ci giro……bene…..male che vada ci saranno delle persone….posso urlare….ma non voglio farlo……esco col naso. Interessante, solo col naso, senza pensare. Una novità.

    Ora è molto forte….giro di qua. Ho fame.

    Ancora più forte….forse sono fiorentine.

    Non credo braciole. Anche delle verdure. Peperoni….buoni….spero siano quelli rossi.

    L’odore è fortissimo. Sento anche delle voci. Vedo il fumo……

    Giro di qui.

    Ecco l’uscita. Ora esco.

    “Salve ragazzi. Complimenti per la grigliata”.

    “No. Non è complicato uscire dal labirinto. C’ero appena entrato”.

    “No. Basta stare tranquilli. Non pensare troppo. Lasciarsi portare dall’istinto”.

    “Grazie. Un pezzo di carne lo prendo volentieri. Anche un bicchiere di vino….cos’è Chianti?”.

    “Ottimo. Un vino da meditazione”.

    “Ogni tanto è importante meditare”.

    “Ma sì, assaggio anche il prosecco. Così questa notte dormo bene”.

    “No. Torno per la strada normale”.

    “Per oggi basta labirinti…….ho voglia di annusare”.

  • 36. WILD OAT

    TIPO PSICOLOGICO (L’indecisione)

    (Adolescenti. Vivace intelligenza. Perde interesse per un altro stimolo e così via… Per l’omosessualità: aiuta a riconoscerla).

    È incerto, indeciso sulla propria meta, sul proprio compito e scopo. È una persona con molte capacità, creatività, entusiasmo e sensibilità.

    Riesce bene in tutto quello che fa, ha molto successo ed è attratto da molte cose differenti. Può essere eccessivamente estroso ed egocentrico, ricercando continuamente cose particolari e non riuscendo a completarne nessuna con soddisfazione. È ambizioso, ma non deciso, pertanto tende genericamente ad alti obiettivi, ma non è pienamente consapevole di quali siano.

    È sempre alla ricerca dello scopo “della vita” e inizia molti progetti, che non porta a termine per insoddisfazione. È capace di svolgere più lavori contemporaneamente. Spesso riesce positivamente negli studi universitari, ma si blocca al momento della tesi. Infatti, il portare a termine un progetto, come potrebbe essere l’università, lo costringerebbe a una scelta della parte successiva della vita. E questo lo spaventa. Si chiede in continuazione qual è lo scopo della sua vita, è sempre alla ricerca di qualche cosa, che difficilmente porta a termine.

    Anche nella vita sentimentale trova difficilmente un partner ideale, avendo sempre l’idea della possibilità che esista qualcuno con cui si potrebbe trovare meglio.

    La sua insoddisfazione gli potrebbe far ricercare delle soddisfazioni materiali, come vestiti, auto o gioielli. Non vuole mescolarsi con “la normalità” ed è sempre alla ricerca di qualche cosa di nuovo e interessante.

    I bambini spesso frequentano compagnie differenti. A scuola non hanno grosse difficoltà, sempre che mantengano il loro interesse per le materie. Difficilmente concludono le attività iniziate, a causa della loro incostanza. È molto importante responsabilizzarli nel prendere delle decisioni e portarle fino in fondo. Possono fare più cose contemporaneamente senza stancarsi. Rischiano di annoiarsi, per cui è importante non farlo schematizzare troppo nelle attività.

    È il rimedio tipico dell’adolescente quando deve scegliere la scuola e il lavoro futuro.

    FISIOGNOMICA

    Fisicamente è una persona morbida, arrotondato dalla gioia e dal piacere. Solitamente è bello, con occhi espressivi e viso molto curato. Le donne utilizzano gioielli con pietre molto vistose e vestiti sgargianti, gli uomini amano le sciarpe colorate.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Liliopsida, Ordine: Poales, Famiglia: Poaceae, Genere: Brumus, Specie: Brumus Ramosus.

    Il Forasacco Maggiore appartiene alla famiglia delle Poacee (Graminacee). È una pianta erbacea perenne, alta fino a 180 centimetri, cresce fino ai 1500 metri. Al contrario delle altre graminacee, non ama la luce diretta del sole e ha i rami che pendono verso il basso. Fiorisce a luglio e agosto, i fiori (non profumati) sono raccolti in infiorescenze denominate spighette, che formano, a loro volta, delle pannocchie pendenti che si autoimpollinano. I semi sono duri e sono dispersi dal vento e sono contenuti nei frutti (cariossidi); presentano una peluria ispida che permette loro, quando cadono, di penetrare il terreno e la vegetazione e germogliare rapidamente. Il fusto (culmo) è cilindrico e lineare, lungo, sottile e coperto da una peluria.

    Le foglie sono ai nodi, piane e pelose.

    UTILIZZI

    Si utilizza come antidepressivo, come catalizzatore per patologie croniche (fa affiorare le tematiche sottostanti) e per combattere l’astenia da iperattività.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    IL MENU.

    “Sai Claudio, all’inizio del novecento, c’era un ragazzo di una famiglia molto facoltosa che aveva un vitalizio che si sarebbe esaurito al momento del conseguimento della laurea”.

    Col cavolo che mi sarei laureato, pensava Claudio, mantenendo un sorriso compito di fronte al cattedratico eloquio del padre.

    “Al ragazzo non piaceva lavorare, ma molto di più studiare. Per questo arrivava con facilità fino alla discussione della tesi, ma non lo faceva. Preferiva passare a un’altra facoltà. In questo modo riusciva a non perdere gli esami fatti e neanche il suo vitalizio, che gli permetteva di condurre una vita agiata, senza dovere iniziare obbligatoriamente qualche professione”.

    Molto furbo il ragazzo.

    Oddio, io non avrei neanche dato gli esami. A che servivano, se aveva già il suo vitalizio.

    “Infine decise che si era divertito anche troppo. E in pochi mesi terminò tutte le facoltà iniziate: Lettere, Giurisprudenza, Medicina e forse qualche altra”.

    Che strano tipo.

    Poteva divertirsi, senza problemi, per tutta la vita e continuava a studiare ugualmente. Non riesco proprio a comprenderlo.

    “Penso che avesse le idee molto confuse, rispetto a quello che, professionalmente, aveva intenzione di fare. Forse ha voluto assaggiare tutti i piatti del menu, prima di decidere quello che avrebbe mangiato per il resto della vita”.

    Che espressione particolare è uscita dalla bocca di mio padre.

    Che in quel momento stava uscendo dalla stanza.

    E perché l’ha utilizzata proprio con me? Chissà cosa voleva dire?

    Io le idee le ho chiarissime: non voglio fare nulla.

    E poi ora non ho neanche quindici anni….prima di dover decidere ne passerà di tempo.

    Come prima cosa, devo ancora capire la vita.

    Bella frase. Me l’ha detta la mia ragazza ieri. Appena prima di lasciarmi. Ci sono rimasto male, ma mi rendo conto che non ero alla sua altezza. Lasciare un altro dicendo che non poteva fermarsi su una sola anima, perché doveva ancora comprendere il vero spirito dell’esistenza, è un colpo da maestro. È ovvio che questa frase fosse il sinonimo di: mi avete completamente annoiato tu e quei deficienti dei tuoi amici. Però, se avesse detto queste ultime parole, mi sarei mortalmente offeso, nel primo caso ero quasi commosso e onorato che mi avesse considerato per qualche mese.

    Non ho voglia di fare nulla che m’impegni troppo la testa.

    I pensieri son un numero finito e non posso occupare troppo spazio per lo studio. Il rischio è di rimanere senza byte liberi per me.

    Poi anche la storia del menu.

    Che cosa vuol dire assaggiare tutti i piatti prima di scegliere il menu?

    Quando li hai assaggiati, non hai più fame. Non mangi più nulla. Rimani a digiuno.

    Ed io ho fame di esperienze.

    Altra bella frase….sarebbe contenta la ragazza. L’ex ragazza. Ma ne troverò un’altra. Spero meno intelligente, altrimenti vado in difficoltà.

    Non ha, però, completamente torto il vecchio.

    Mi ricordo all’asilo, dove mangiavo solo la bistecchina di vitello. A casa volevo solo quella, col purè. Per anni mi sono rifiutato di assaggiare altro.

    Poi un giorno mi hanno fatto un piatto di pesce. Non male, mi sono detto, e per altri mesi ho voluto solo la sogliola.

    Poi mi hanno fatto la carne in scatola, con i fagioli. Buona. Mi sono divorato, in un anno, un negozio intero di Simmenthal e altre marche simili.

    In questo modo, forse, ho conosciuto il menu che diceva mio padre. O i piatti sono stati troppo pochi?

    Ma adesso cosa mangio?

    Non so.

    Dovrei capire cosa intendeva il vecchio. Se davvero, poi, voleva dire qualche cosa di particolare. Ma lui dice sempre qualche cosa di particolare.

    Potrei incominciare ad assaggiare la verdura. Allargherei il menu. Ci voglio provare.

    Diventerò vegano. No, vegano no. Non so neanche bene cosa voglia dire.

    Ci penserò.

    Il padre, seduto al tavolo dello studio nella stanza a fianco, sorrideva. Non era uomo facile al divertimento, ma negli ultimi anni era riuscito a lasciarsi un po’ più andare alle emozioni poco elevate. Come, sempre più spesso, gli veniva in mente il nonno. Nonno Claudio, lo stesso nome di suo figlio, era il ragazzo della storia che aveva appena raccontato.

    Nonno Claudio che aveva fatto scandalo ai suoi tempi. Studente fino ai quarant’anni. Poi, in pochi mesi, con tante lauree.

    Sì, ma cosa servono. Gli manca la professione, dicevano a quei tempi. La professione è tutto.

    Nonno Claudio conosceva il mondo, in tutta la sua larghezza, gli altri conoscevano solo la professione.

    Nonno Claudio sapeva, gli altri guadagnavano e avevano il potere.

    Nonno Claudio era indifferente a tutto questo e sorrideva all’universo.

    Agli altri sorridevano solo gli uomini.

    Anche a me erano sempre piaciute le stelle, ma la famiglia mi aveva costretto ad abbassare lo sguardo.

    È da qualche tempo, però, che riesco almeno a guardare l’orizzonte.

    Non so cosa farà mio figlio, ma spero che almeno smetta di mangiare la carne in scatola.

  • 37. WILD ROSE

    TIPO PSICOLOGICO (L’apatia)

    (3° stadio della depressione. Indifferenza totale. Distacco. Ha tutto per uscirne ma non lo vede non serve. Tempra spirituale e fisica).

    Ha uno scarso interesse per il presente, a causa delle aspettative deluse, soprattutto in campo affettivo. Questa modalità (aspettativa con delusione seguente) lo accompagnano normalmente nella vita. Per questo motivo tende a non lottare, tanto pensa che non serva. È svogliato, apatico, senza energia. Preferisce rinunciare alla vita piuttosto che soffrire. Pensa che non ci siano vie di uscite per i problemi e tende, per questi motivi, a lasciarsi andare. Non si lega e non s’innamora, vive all’insegna “dell’ormai”. Si lascia accadere le cose addosso, senza fare nulla per modificarle. Passa la vita in casa e davanti alla televisione.

    I neonati dormono a lungo. I bambini sono trascurati, senza vitalità. Si annoiano e non sanno mai a cosa giocare, preferiscono stare passivi davanti alla televisione. Sono inappetenti e non hanno reazione di rabbia, accettano tutto.

    Si sentono abbandonati e piangono in caso di ritardo dei genitori. Hanno bisogno di contatto fisico e attività motoria.

    FISIOGNOMICA

    La struttura è fragile. Il corpo tende a essere piatto, i movimenti sono lenti e il volto è spento. Esprime scarsa vitalità e poca energia. Il tono di voce è inespressivo e la stretta di mano molto lassa e fredda.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Rosales, Famiglia: Rosaceae, Genere: Rosa, Specie: Rosa Canina.

    La Rosa Canina fa parte della famiglia delle Rosacee. È una pianta perenne, diffusa in gran parte dell’Europa. In Italia è frequente, fino ai 1600 metri. Cresce su suoli abbastanza profondi e moderatamente aridi. È un arbusto legnoso e spinoso con rami pendenti, con rametti tesi verso l’alto. Negli spazi liberi è un arbusto rotondeggiante che forma cespugli alti da 1 a 3 metri; in mezzo agli altri arbusti, invece, tende a essere rampicante. Ama il sole e radica in profondità. Fiorisce a giugno e luglio. I fiori sono a simmetria raggiata, solitari o in gruppi dai due o tre, profumati. Hanno cinque petali a forma di cuore, bianchi e rosa, con al centro stami di colore giallo. I frutti sono carnosi e rossi, dal sapore acidulo e dolciastro. La radice è fascicolata e forte.

    Le foglie erano utilizzate dalla medicina popolare con la tisana per chi è facilmente soggetto a disturbi intestinali, contro lievi infezioni urinarie, per prevenire le malattie da raffreddamento. I frutti per uso interno in decotto o tintura vinosa come bevande invernali vitaminizzanti e stimolanti delle funzioni renali, mentre le foglie in infuso, come blando astringente intestinale. In erboristeria, è utilizzata per le sue proprietà diuretiche, e per l’elevato contenuto di vitamina C, come antiossidante naturale, come vitaminizzante e antiinfiammatoria.

    UTILIZZI

    Per carenze affettive passate o presenti, depressione, apatia, mancanza di iniziativa, deficit circolatorio, atrofia muscolare, pressione bassa e il coma.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    LA SOSPENSIONE.

    Perché l’ho fatto……?

    Perché l’ho fatto……?

    Non me lo chiedo più. Non voglio approfondire quale istinto perverso mi ha fatto iniziare questo folle percorso, in cui sono sospeso a diverse decine di metri da terra.

    Il sudore mi scende lungo la colonna vertebrale, in tante piccole gocce ghiacciate.

    Passo dopo passo.

    Piede davanti all’altro. Senza pensare. Non devo pensare.

    Con le macchine che corrono, là sotto. Con le lamiere dei tetti che riflettono il sole di mezzogiorno.

    La sfida. La follia. La camminata della morte, come la chiama chi la deve fare. La porta dell’inferno, per chi l’ha fatta.

    Una pseudo trave in cemento che una strana architettura, alla ricerca di dinamismo, aveva posizionato all’esterno della casa, parallela a questa, a cinque metri di distanza. Collegata alla stessa da due travi trasversali.

    La larghezza delle travi non eccedeva i venti centimetri.

    Bisognava percorrere tutto il perimetro esterno alla casa.

    Era una passeggiata tra le nuvole del cielo.

    Solo chi aveva la follia in testa poteva affrontare la sfida. Giocarsi la vita alla roulette.

    Era un gioco in cui non si poteva perdere. Chi non riusciva, non aveva la seconda possibilità.

    Buona la prima, era la regola.

    Il non buono era il salto tra il cemento del cortile.

    In due mesi già tre ragazzi avevano provato l’ebbrezza del volo. L’ultimo volo.

    Perché lo sto facendo?

    Per abbandonare la vita? Per vedere quanto mi costa abbandonarla? Per vedere se la voglio veramente abbandonare?

    Non lo so ancora. Ho fatto il primo lato dei tre che mi aspettano.

    Ora ho quello più lungo. Dieci metri per decidere se l’ultimo passo lo faccio nel vuoto o incomincio il ritorno verso la casa.

    Dieci metri per decidere il mio destino.

    Dieci metri per scavarmi dentro l’anima o la fossa.

    Venti passi.

    Primo passo.

    Ho cinque metri di vuoto alla mia sinistra e infinito a destra. Venti centimetri sotto i piedi. Un piccolo diaframma tra me e la fine della sofferenza. Un piccolo sostegno se voglio il futuro.

    Secondo passo.

    Il liceo. Le mie aspettative. I miei sogni. I miei amori. Le mie delusioni. Gli odori dell’epoca.

    Terzo passo.

    L’università. La frustrazione. Gli abbandoni. Il precariato. Le invidie…. Le mie per chi era riuscito. Per chi era felice. Per chi pensavo lo fosse.

    Quarto passo.

    La famiglia. Gli obblighi. I sensi di colpa. Gli sguardi delusi. La rabbia.

    Quinto passo.

    La ragazza. Le ragazze. L’amore. Le compagne. Le conoscenti. Le fuggite. La delusione.

    Sesto passo. La tristezza.

    Settimo passo. La rabbia.

    Ottavo passo. Lo sconforto.

    Nono passo. L’euforia. Dai che si supera.

    Decimo passo. Non si supera. Continua.

    Undicesimo passo. La tristezza.

    Dodicesimo passo. La delusione.

    Tredicesimo passo. La fuga.

    Quattordicesimo passo. Il rifiuto.

    Quindicesimo passo. La speranza.

    Sedicesimo passo. Ancora speranza.

    Diciassettesimo passo. La delusione.

    Diciottesimo passo. La sfiducia.

    Diciannovesimo passo. L’apatia. Il sonno. L’indifferenza.

    Ventesimo passo.

    La scelta.

  • 38. WILLOW

    TIPO PSICOLOGICO (Il vittimismo)

    (Piagnucolare eccessivo per torti e sfortune causate sempre da altre persone. Si specchia, si ammira sempre per vedere quanto è disgraziato. Vittima del mondo e rancore verso gli altri. Invidioso, porta litigi e guerriglie in ogni ambiente).

    Si sente sfortunato, vittima di un destino crudele e ingiusto, ed è anche invidioso del benessere altrui. Pensa sempre ai torti subiti, rimuginando i dolori e le amarezze. Tende a essere astioso, polemico, egoista e ingrato. Recrimina, continuando a pensare a che obiettivi sarebbe arrivato se non avesse incontrato tante avversità. Non esprime apertamente il proprio risentimento, tenendoselo dentro e colpendo con delle stilettate chi ritiene ingiustamente beneficiato, continuando incessante nell’autocommiserazione.

    La sua rabbia è incancrenita nel colpevolizzare e criticare tutto quanto lo circonda. Tende a isolarsi e a essere isolato, non essendo una compagnia piacevole. Trasforma tutte le opportunità che incontra giornalmente in fattori negativi che lo penalizzano. La sua visiona è ristretta e materialista, cogliendo solo l’aspetto superficiale degli eventi.

    Non si assume la responsabilità della propria vita, scaricando sugli altri i propri insuccessi e le proprie incapacità.

    I bambini si sentono sfortunati e si lamentano in continuazione. Si sentano sempre trattati ingiustamente e sono permalosi, musoni e piagnucolosi, scaricando sugli altri le proprie colpe. Possono piangere a lungo, in modo monotono e noioso. Hanno bisogno di comprendere che il successo dipende da loro e che lo possono raggiungere come chiunque altro. È importante non richiedere cose che non sono in grado di fornire, il raggiungimento dell’obiettivo sarà adeguatamente festeggiato dagli adulti.

    FISIOGNOMICA

    Ha il collo fragile e tende a tenere il capo inclinato, guardando il prossimo di traverso.

    BOTANICA

    Regno: Plantae, Divisione: Magnoliophyta, Classe: Magnoliopsida, Ordine: Salicales, Famiglia: Salicaceae, Genere: Salix, Specie: Salix Vitellina.

    Il Salice Giallo appartiene alla famiglia delle Salicacee. È un albero alto fino a 25 metri, dalla chioma aperta e dai rami sottili e tenaci. È comune nei luoghi umidi e lungo i corsi d’acqua. Può arrivare a un’altitudine di 1000 metri. Ha un accrescimento molto rapido (anche 3 metri l’anno), ma una scarsa longevità. I rami sono di colore giallo arancio. Fiorisce tra marzo e aprile. Le infiorescenze sono amenti maschili e femminili posti su alberi separati. Gli amenti maschili sono gialli, mentre quelli femminili verdi, che diventano bianchi e lanosi quando maturano i semi. I frutti sono capsule glabre che, a maturazione, si aprono in due parti liberando dei semi cotonosi, trasportati dal vento e che germineranno rapidamente nel terreno umido. La corteccia è grigio scuro, con grosse fessure longitudinali, che tende a sbriciolarsi. I rami sono molto flessibili e pendono verso il suolo. In inverno, i rami si colorano di un giallo arancio intenso. Ha una grande vitalità. Le radici sono fibrose e massicce e si espandono orizzontalmente. Le foglie sono lanceolate, acuminate, picciolate e finemente seghettate, pelose in entrambe le pagine da giovani, mentre da adulte la pelosità è, soprattutto, nella pagina inferiore.

    Nella medicina popolare si utilizzavano le foglie in decotto per trattare ascessi, febbre, reumatismi, malattie della pelle. Mentre la corteccia si utilizzava con l’infuso per trattare la diarrea e la febbre. Il Salice contiene un’elevata concentrazione di acido salicilico, precursore naturale dell’Aspirina, di cui ha le stesse proprietà.

    UTILIZZI

    È utilizzato per problematiche al fegato, all’apparato digerente, alla milza, al pancreas. Per le artriti, i reumatismi, le malattie autoimmuni, le dermatiti croniche, le infiammazioni croniche, le tossi stizzose e come coadiuvante per la psoriasi. Elimina i liquidi trattenuti, l’umidità in eccesso e il muco.

    ANCORAGGIO LETTERARIO

    CHISSA’ NEL SOCIALISMO.

    La curva era stretta e la macchina la affrontò ad alta velocità.

    Il ragazzo alla guida aveva un ghigno da maschio incallito. Teneva la spider sotto il culo e stringeva il volante con la soddisfazione della virilità esibita.

    Sono grande, pensava di sottecchi, guardando di sfuggita l’amico a fianco.

    Ma gli pneumatici slittarono, l’automobile sbandò e la corsa si fermò nel paraurti di una Fiesta parcheggiata di lato. Che, non contenta e neanche remissiva, avanzò colpendo l’automobile che la sopravanzava, che saltò in avanti tamponandone un’altra ancora.

    Una reazione a catena.

    A ogni azione corrisponde una reazione, diceva sempre l’insegnante di lettere delle medie. Facile profeta di un’armoniosa serie di ammaccature di lamiere.

    Accidenti a lui e a tutti gli aforismi, pensava il pilota in mezzo alla polvere coriandolata dall’esplosione degli airbag. Oltre a tutto, non sapeva neanche bene cosa volesse dire aforisma.

    L’amico guardava alternativamente le auto spinte sul marciapiede, il viso del pilota e l’airbag che penzolava, come un profilattico alla fine del suo percorso di vita.

    Una parola interruppe l’andamento a scatti degli sguardi: cazzo.

    Parola breve, dai molteplici significati applicati alla vita quotidiana, di cui quasi nessuno era riferito in senso anatomico al corpo maschile.

    In quella circostanza il significato era la versione molto condensata della locuzione: eoracomefaraiadirloatuamadresenzafarlaincazzarecomeunabestia?

    Il pilota rispose, senza alcuna originalità: cazzo.

    In questo caso la condensazione aveva una origine un po’ differente: nonsocomefaròmaadessoscappocomeunalepreinseguitadalcane.

    Riaccese il motore, ingranò la prima e partì come un razzo, scappando dal luogo del delitto.

    L’atteggiamento era molto deciso, ma l’intenzione non collimò con la pratica.

    Il paraurti aveva pensato bene di piantarsi nella ruota, impedendo un’accettabile e dignitosa fuga.

    L’automobile, molto devastata, fu parcheggiata dopo poche decine di metri. Esattamente davanti alla casa del passeggero.

    Il mezzo fu lasciato lì. Il rischio di essere scoperto era enorme, ma molto maggiore, per non dire certezza, era di risultare non virgineo alla prova del palloncino.

    Furono chiamati i rinforzi. Amici che si adoperarono per il servizio di scopa, quello eseguito solitamente dalle ambulanze dietro le corse podistiche domenicali.

    Dopo pochi minuti il silenzio era ritornato sotto il cielo delle quattro di notte. Gli unici segni del passaggio, come una sorta di crateri del vaiolo, erano le quattro automobili (tre vicine vicine e una un po’ distante) che interrompevano l’armonia del lucido delle lamiere sotto la luce indifferente dei lampioni stradali.

    Il pilota era già a letto e, prima di addormentarsi, pensava a cosa dire al mattino alla mamma.

    La conosceva bene. Non sarebbe stato difficile.

    Ciao mamma.

    Ti devo dire una cosa, ma non preoccuparti, sto benissimo.

    Che cosa è successo? Non farmi preoccupare!

    Tranquilla. Solo spavento. Ieri, mentre accompagnavo Luca a casa. Stavamo parlando tranquillamente. Eravamo già nella sua via. Ti ricordi dove abita vero? È una via stretta, quindi non potevo andare forte. Beh. È scoppiato l’airbag. Improvvisamente. Senza alcun motivo. Mi sono spaventato e ho sterzato d’istinto. Purtroppo sono andato contro una macchina.

    Non si era dimenticato di fare lo sguardo contrito, con qualche sfumatura di lucidità oculare che rasentava la commozione. Era una miscela cui la madre non aveva mai resistito. E anche questa volta stava cedendo. D’altra parte non c’era quasi mai e in questo modo poteva comunicare al mondo quanto intensamente volesse bene al figlio.

    Chiedi anche a Luca. Lui era terrorizzato. Io no. Ma, ovviamente, non proprio tranquillo. Ho preferito tornare a casa, invece di chiamare i vigili in piena notte. Poi non sarebbe cambiato nulla. Non c’era nessuno dentro le altre macchine. Volevo solo andare a dormire, per essere più fresco questa mattina per andare a valutare bene i danni.

    Sanno che sei stato tu?

    Sì mamma, le ruote non giravano bene e ho dovuto lasciare la Mazda parcheggiata lì vicino. A quest’ora l’avranno già trovata. Poi bisogna essere corretti. Non è certamente colpa mia, perché è stata la Mazda a funzionare male, ma lo devo andare a dire (aveva tralasciato che Luca gli aveva telefonato, dicendogli che i vigili avevano già scoperto tutto e stavano copiando la targa dell’auto).

    La madre era entusiasta. Il figlio non si era fatto nulla, aveva dimostrato una capacità di gestione dell’imprevisto invidiabile e una correttezza esemplare.

    Bravo. Ti sei comportato veramente bene. Preparati. Ti accompagno io. Ti aiuterò a spiegare tutto.

    Anche questa era fatta. La mamma, com’era ovvio, aveva bevuto la storia.

    Esattamente come quando le diceva che tutti gli insegnanti ce l’avevano con lui e si era fatto, per questo, trasferire in una scuola privata.

    Dopo poco, madre e figlio uscirono da casa per andare sul luogo del delitto.

    Chissà se riesco a farmi cambiare quel cesso di Mazda, pensava il ragazzo.

    Se fosse riuscito a portar via la macchina di là, non dovrei chiedere i soldi al mio ex marito, pensava la donna.

    I due stronzi, pensava il portinaio, guardandoli uscire.

     

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